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L‘ARCHIVIO DELLA ‘ZINE - # 23 - Baroness, Godsmack, Volbeat, Ensiferum, Five Finger Death Punch, Sick of it All, Darkthrone, HammerFall e varia umanità.
30/09/2016 (2133 letture)
Vi siete divertiti? Mare, montagna, campagna o città? Ovunque siate stati, il tempo del riposo è finito e gli impegni di studio e/o lavoro (o di ricerca di quest'ultimo) sono già tornati a pressare i più tra noi. Per quanto riguarda l'estate della redazione di Metallized, tra un bagno ed una gita anche il solito lavoro di inserimento ex novo o rifacimento di recensioni di vario genere. Come sempre, tocca ad un articolo appartenente a questa serie ragguagliarvi in proposito, proponendovi degli estratti da questi scritti divisi per macro-generi di riferimento, in modo da facilitarvi nella ricerca di ciò che più vi piace. Buona lettura.

SLUDGE - POST GRUNGE - FOLK – PSYCH

Radio Moscow - Magical Dirt
Avete mai provato ad immaginare gli Zeppelin senza il loro chitarrista leggendario? O meglio, avete mai provato ad immaginare un'altra personalità al posto di Page? Uno alla Hendrix, per fare un esempio che calza a pennello col ragionamento guida. Scommetto che l'idea stuzzica e non poco qualcuno. Arrivo al punto. Se volete sapere cosa sarebbero stati i Led Zeppelin con il rivoluzionario Jimi Hendrix alle sei corde, basterà piazzare, paradossalmente, Magical Dirt del trio statunitense Radio Moscow nel lettore, spingere play e viaggiare indietro nel tempo sino agli anni settanta.

Baroness - Purple
I Baroness vengono da un momento molto difficile, originato da un evento catastrofico: un gravissimo incidente, che ha inciso nella mente e nel corpo le sue conseguenze. Tutti i membri della band ne hanno sofferto, a partire dal leader John Baizley che ha rischiato di perdere del tutto l’uso del braccio sinistro. A qualcuno è andata anche peggio e così Allen Blickle e Matt Maggioni, basso e batteria originali, sono stati costretti a ritirarsi dalla scena, lasciando Baizley e Adams a fare i conti con i propri fantasmi e con una carriera da far ripartire.

Godsmack - IV
gli americani Godsmack, autori di un alternative metal/post-grunge debitore tanto agli Alice In Chains (soprattutto nelle linee vocali ipnotiche e cantilenanti) quanto ai Metallica del periodo Load/Reload, per il groove ed il sound complessivo, oltre che per le tonalità del vocalist Sully Erna.Debutto coi fiocchi nel 1998 con il disco omonimo, secondo album riuscitissimo (Awake, 2000), poi qualcosa inizia ad incepparsi: il terzo disco, Faceless, anche se contiene il mega-singolo I Stand Alone, sicuramente una delle loro canzoni più famose e riuscite, inizia a sapere di “già sentito”.

Ensiferum - Ensiferum (Rifatta)
“Ensiferum”, dal latino, si traduce con “portatore di spada”. Il termine, apparentemente, venne trovato nel 1995 dal chitarrista Markus Toivonen aprendo a caso un dizionario di latino, portandolo alle decisione di chiamare così il suo nuovo progetto, dopo anni passati a suonare cover di Megadeth e Pantera, con la ferma volontà di unire la tanto amata musica tradizionale, con il melodic death dei connazionali Amorphis e dei vicini svedesi Dark Tranquillity.

HARD ROCK - HEAVY – POWER

HammerFall - Glory to the Brave (Rifatta)
Il primo disco degli HammerFall ha come tema centrale la battaglia e la sensazione di solitudine che ne consegue; il sound è caratterizzato da un power metal incisivo, impresso con decisione dalle due chitarre e fomentato dalla velocità costante della sezione ritmica: l’avvincente opener The Dragon Lies Bleeding racchiude perfettamente tali peculiarità. Durante l’album, nei pochi tratti in cui i ritmi rallentano, risuonano a gran voce le atmosfere epiche, enfatizzate ancor più dalla produzione di stampo ottantiano di Fredrik Nordström.

Michael Monroe - Blackout States
Il biondo singer divenuto famoso con gli Hanoi Rocks pare proprio non avere alcuna intenzione di ammainare la bandiera e, anzi, si ripresenta con il terzo album solista dal 2011 in appena quattro anni: si tratta di una media da brividi, specialmente se si considera che i lavori in questione sono tutti più che dignitosi e che il penultimo in particolare, Horns and Halos, costituisce un album semplicemente splendido. Il nostro, insomma, non solo non rilascia album tanto per avere una scusa per andare in giro a suonare, ma impiega ancora ogni briciolo della sua consumata abilità per regalare canzoni che reggano il confronto con quanto prodotto in passato.

Killer - Immortal
Difficile, nell’ora e due minuti di durata, trovare una sola idea davvero accattivante e originale. Il sound del disco è definibile, senza eccessiva approssimazione, come un blando mix tra Judas Priest -con “rimaneggiamenti” presi in prestito dall’intera carriera del combo britannico-, Saxon e Motörhead (con in più qualche remota spruzzata di Rainbow).

Atkins / May Project - Valley of Shadows
un uomo che ha compiuto una scelta professionale sbagliata nel momento più sbagliato, passando da cantante di un gruppo promettente chiamato Judas Priest a perfetto sconosciuto. Certo, all'epoca dei fatti la band in cui fu sostituito da Rob Halford era una promessa, un sogno che poteva diventare realtà o restare solo un gioco divertentissimo, ma fine a sé stesso, mentre Atkins aveva già una moglie ed una figlia alle quali badare. Non si può quindi dare addosso al buon Al per aver buttato alle ortiche almeno qualche anno di notorietà

Driver - Countdown
Quello della band losangelina è un heavy metal molto classico, con molti rimandi all’hard rock/AOR ma anche allo speed metal, che mette in risalto in special modo l’operato della chitarra e quello della voce. Altro elemento che emerge fin da un primo ascolto è la forte sensazione di venire catapultati senza mezze misure nel periodo d’oro del metal, ovvero negli anni 80. Le atmosfere, anche grazie al forte contributo di cori e tastiere, sono chiaramente ispirate ad un’altra epoca rispetto alla data di uscita vera e propria dell’album, con tutti i benefici che ciò ne comporta.

Scala Mercalli - 12th Level
Per la realizzazione del loro primo full length i marchigiani pescano da due demo precedenti: Dissolved in Time verrà ripresa da Gargoyle (1999) mentre da My Daemons -datato 2004- vengono estratte la canzone omonima, Banshee’s Whisper e Day of Fighter; le restanti tracce sono ovviamente composizioni inedite. Il quintetto è dedito ad un heavy metal di stampo piuttosto classico che attinge dal power e anche a qualcosa di epic, ma senza stravolgere i canoni del genere e anzi adagiandosi su scelte sicure e a cui le orecchie del pubblico sono avvezze.

Volbeat - Rock the Rebel / Metal the Devil
Non siamo ancora ai livelli del terzo, splendido album, da sempre uno dei momenti più importanti per un gruppo e che, non a caso, i Volbeat non avrebbero fallito. Rock the Rebel / Metal the Devil, tuttavia, resta un lavoro validissimo e dannatamente divertente, che consolidò la fama e lo stile del quartetto danese, facendo comprendere a molti fan come due generi apparentemente inconciliabili potessero invece sposarsi benissimo.

Dream Evil - The Book of Heavy Metal (Rifatta)
Se con i due primi album i Dream Evil avevano intrapreso strade leggermente orientate al power metal, qui ci troviamo di fronte invece a un disco più vario e ricco di episodi decisamente più lenti, ma altrettanto coinvolgenti e convincenti. All’acuto grido “Metal”, inizia questo The Book of Heavy Metal proprio con la canzone che dà il titolo all’album, il quale si dimostra un pezzo cadenzato, granitico e dal testo evocativo e che farà esaltare tutti i defender più incalliti; citiamo su tutti il verso: “In life, I have no religion, besides the heavy metal Gods.” Un vero e proprio anthem che scomoda perfino i Manowar.

Fire Strike - Lion and Tiger
Se pensiamo che il titolo del loro primo demo suona qualcosa come Our Life is the Heavy Metal. Beh, possiamo affermare in totale serenità che l'orientamento artistico dei cinque ragazzi di San Paolo non è cambiato di una virgola. Poco più di venti minuti che simboleggiano la più pura ed incontaminata tra tutte le sfaccettature del metallo in perfetto stile maideniano.

THRASH - GROOVE – HARDCORE

Tossic - Il Regno del Cinghiale
Pubblicato nel 1991, l’esordio del quartetto pisano (tutt’ora all’attivo) è un concentrato di sonorità rabbiose e testi espliciti davvero degno di nota. Che si cavalchi l’onda del metal con testi “non proprio seri”, non lo si capisce soltanto dal moniker e dal titolo del disco, ma addirittura dai soprannomi dei musicisti (e dalle loro spassosissime descrizioni), i quali non lasciano adito a dubbi sul fatto che durante l’ascolto dell’album ne sentiremo davvero delle belle.

Five Finger Death Punch - The Wrong Side of Heaven and the Righteous Side of Hell, Volume 1
L’elemento che più caratterizza una band come i Five Finger Death Punch, sono le potenti ritmiche costruite dalle chitarre di Zoltan Bathory e Jason Hook, i quali si prodigano in assoli non eccessivamente complessi ed elaborati ma che vanno dritti al punto. Poi, sul drumming prepotente di Jeremy Spencer a cui si somma la cattiveria bassistica di Chris Kael, si staglia la prestazione sopra le righe di Ivan Moody, probabilmente l’elemento più riconoscibile della band e vero fulcro della loro proposta. Lo si può notare in Lift Me Up, nel duetto con un Rob Halford che rimane comunque un po’ in sordina, o in Watch You Bleed, uno dei pezzi più famosi del lotto.

Sick of it All - Yours Truly
una vita contro, senza mai rimorsi o rimpianti ma solo con la consapevolezza di essere una delle bandiere, se non la bandiera più splendente, dell’hardcore americano e mondiale, senza paura di esagerare. Il qui presente Yours Truly, sempre sotto Fat Wreck Chords, segue di nemmeno un anno il monumentale Call To Arms e non fa che riprendere ne più ne meno il discorso del suo predecessore: hardcore viscerale in ogni sua forma, con contaminazioni riconducibili al nu metal o al proto punk ma che non scalfiscono in nessun modo la natura dura e cruda di una band nata per essere se stessa dall’inizio alla fine

DARK

Dead Can Dance - Within the Realm of a Dying Sun (Rifatta)
Questo Within the Realm of a Dying Sun da sempre si gioca il posto di miglior lavoro del gruppo col precedente Spleen and Ideal e, più raramente, col successivo Into the Labyrinth e fotografa il duo in uno stato di forma compositiva assolutamente eccezionale.
Descrivere a parole le emozioni che trasmette questo disco è un arduo compito: ha la capacità unica di sprigionare un atmosfera arcana e vagamente medioevale, mistica e oscura ma al contempo malinconica e nostalgica che ha fatto scuola gruppi come Arcana, Black Tape For a Blue Girl e Love Is Colder Than Death.


DEATH – BLACK

Darkthrone - Dark Thrones & Black Flags
i nostri, ancora una volta, si mostrano ben lungi dall’accontentarsi di vivere di rendita, adagiandosi su quello stesso sound che li ha consacrati e non disposti ad assecondare tutti coloro che vorrebbero sclerotizzarli ad icona immutabile.
Sebbene dunque tutto ciò non possa che suonare necessariamente come l’ennesima onta a chiunque non apprezzi la produzione attuale di Fenriz e Nocturno Culto, sin dalla title track The Winds They Called the Dungeon Shaker, appare palese l’animo marcatamente goliardico di una tale produzione che non prende se stessa sul serio neppure per un frangente.


Hadit - Introspective Contemplation of the Microcosmus
La produzione sulfurea ed avvolgente riesce a condensare una probabile necessità di contenere i costi di registrazione del primo EP con un perfetto bilanciamento per sostenere il genere che viene proposto. Questa scelta paga sin dall’apertura di Occult Whispers Declare the Impending Apocalypse, sei minuti abbondanti di un’oscura sintesi tra il death metal degli ultimi Incantation, annerito ulteriormente da spruzzate di black e di doom, costruendo un’atmosfera che riflette alla perfezione i testi.

PROSSIMA FERMATA: 31 DICEMBRE
Bene, anche per il periodo Luglio - Settembre 2016, questo è quanto. Come ormai nostro costume consolidato, abbiamo cercato di lavorare nell'ombra (cosa opportuna, data la temperatura delle settimane scorse) per aggiungere valore al nostro data base, ormai sempre più importante nei numeri. Tuttavia, non siamo certo stanchi di farlo, sperando ancora di ottenere un riscontro positivo da parte vostra, da tradurre -speriamo- in letture e commenti a questi scritti. L'appuntamento con la prossima puntata della serie è per il 31 Dicembre, quando, poche ore prima dell'inizio del 2017, renderemo note quali sono state le nuove recensioni inserite fuori programmazione e quali quelle rifatte completamente. Tutto ciò con la puntata numero 24 de L'Archivio della 'Zine.



Raven
Sabato 1 Ottobre 2016, 8.09.32
2
Due ottimi album. Ho il secondo su nastro
HIRAX
Sabato 1 Ottobre 2016, 1.06.13
1
Ottimime queste pillole da riscoprire. Ero incuriosito dal commento sui Killer. Sono d'accordo ma la band si era espressa molto meglio una decina di anni prima con Wall of Sound 1982 e Shock Waves 1985. Su Wall of sound sono stati i Judas Priest (band che adoro da sempre) a prendere l'ispirazione per Freewhell Burning. Qui si sfiora il plagio!
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