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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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L‘ARCHIVIO DELLA ‘ZINE - # 15 - Mercyful Fate, Omen, Exxplorer, Shah, HammerFall, Y&T.....
13/09/2014 (3130 letture)
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Ci immaginavate sdraiati in panciolle al sole ai Caraibi con un bel cocktail in mano ed una biondona in bikini al fianco? Oppure a percorrere i sentieri di montagna di Saint-Moritz mano nella mano con la biondona di prima e comunque molto occupati a non occuparci di musica come nostra norma? Nulla di tutto ciò (…non solo, almeno). Oltre alle consuete recensioni che avete visto scorrere nella nostra home, ai tipici live report dei festival estivi ed agli articoli di costume che hanno come sempre stimolato le nostre discussioni, abbiamo continuato anche a lavorare per rimpolpare il nostro archi-vio. In questa occasione a recitare la parte del leone è il settore heavy/power/epic, ma non mancano scritti riguardanti il thrash, l’AOR, il crossover, il doom ed il glam. Buona lettura.
RISCOPERTE E RIFACIMENTI Cominciamo subito il nostro excursus col blocco più consistente di scritti, quello che raggruppa la gran parte delle recensioni che costituiscono questa puntata de L’Archivio della ‘Zine, ossia quello che tratta i settori heavy, power, epic e doom, da sempre i serbatoi principali per la nostra rubrica. In mezzo ad alcuni nomi un po’ di retroguardia, quelli del tipo che più ci piace trattare e riscoprire in questa sede, anche qualche “big” ed un disco decisamente inusuale, ma divertente, ed alcune recensioni rifatte per essere rese più in linea con i nostri attuali standard. Non ci resta che cominciare:
Unrest - Taste It Trentotto minuti e rotti di heavy metal allo stato brado. Un disco del ‘92 che è fotografia esatta di quella fase: da una parte il grunge che spopolava, dall’altra il metal puro che opponeva resistenza alla calata barbara delle camicie di flanella e pensieri nefasti, sfoderando produzioni pure e dure, senza concedere nessun compromesso al cambiamento. Con il glam spazzato via dal ciclone di Seattle, l’hard rock che boccheggiava, tanto di cappello agli Unrest per la loro “opposizione”
Unrest - By the Light of the Moon Come un copione già scritto, il qui presente By the Light of the Moon è macchiato dalla stessa mancanza di promozione da parte della label, incapace di attrarre l’attenzione degli amanti dell’heavy metal ed affossando gli Unrest ancor più delle criti-che mosse dal pubblico riguardo la loro somiglianza con gli Accept. Ora, a quasi dieci anni dalla pubblicazione del settimo e ultimo album, in questo periodo particolarmente prolifico e amante dell’old-school, i due dischi che hanno dato il via alla carriera degli Unrest necessitano di essere riscoperti dagli amanti dell’heavy metal.
Exxplorer - A Recipe for Power (Reissue) Nove anni sono tanti e gli Exxplorer si trovarono in un mondo che musicalmente era totalmente cambiato. Il grunge aveva mischiato le carte rendendo quasi anacronistica la loro attitudine, mentre le spinte verso l’estremo non facevano parte del loro DNA. A Recipe for Power risente inevitabilmente dell’atmosfera che si venne a creare, risultando solo in parte -in buona parte, comunque- simile al suo lontano predecessore e non immune da situazioni musicali che riportano agli anni 60 e 70, proprio a causa dell’humus in cui il vinile venne composto. Tuttavia, considerando l’anno d’uscita, questo lavoro conserva una sua purezza e riesce a restare identificabile come prodotto U.S. Power.
Y&T - Facemelter Heavy, glam e hard rock hanno segnato la storia non solo di un genere, bensì della musica degli ultimi 40 anni. Trasformatisi quasi per caso in filosofie di vita, questi generi nati tra i 70’s gli 80’s, hanno compiuto il loro corso, alcuni evolvendosi, altri eclissandosi definitivamente. Ma, nascosto da qualche parte, c’è ancora qualche nostalgico, che ripropone queste sonorità che ai più potrebbero apparire come datate e superate dai tempi. Un piacere per gli affezionati, per lo più indifferenza per i più moderni. Tra questi gruppi, mai sradicati dall’era del leather rebel, un nome di tutto rispetto se lo sono fatto gli Y&T, Yesterday & Today, appunto.
Omen - Battle Cry (rifatta) Il disco d’esordio degli Omen fu senz’altro uno degli esordi più significativi in relazione alla nascita di quel movimento universalmente noto come U.S. Power, ben diverso dal power metal così come oggi lo si intende comunemente. Battle Cry era una equilibrata miscela di atmosfere tipicamente heavy metal, epic, melodia, potenza e buona produzione di stampo americano conseguente ad un discreto budget a disposizione, ma soprattutto alla presenza del mitico Brian Slagel, fondatore della Metal Blade e personaggio importante per molte band dell’epoca e non.
Baron Rojo - Larga Vida al Rock and Roll Dalle prime note di Con Botas Sucias, tra l’altro il loro primo singolo in assoluto, i Baron Rojo fanno capire di che pasta sono fatti: rock viscerale, solos ispirati, una sezione ritmica che sostiene il brano, grezzo ma con un buon tiro come la seguente Anda Suelto Satanas con alla voce Armando De Castro che, quasi con irriverenza, svolge il compito al meglio (è l’unico brano nel quale canta, mentre negli altri si avvicendano al microfono sia Carlos che Josè).
Puff Purple - Puff Purple Cavallo di battaglia di questo tipo di conversazione sono inevitabilmente le sigle dei cartoni stessi, altro pezzo di leggenda e nostalgia che, come solo la musica può fare, sanno evocare istantaneamente ricordi e sensazioni e trasportarci indietro nel tempo all’epoca dorata. Inevitabile quindi che prima o poi si venissero a creare gruppi intera-mente dediti alla riproposizione di quel tipo di repertorio e, d’altra parte, se a distanza di anni la celeberrima Cristina D’Avena, interprete suprema di tante di quelle sigle, riscuote grandissimo successo e attenzione, permettendosi anche tour estesi, perché non agganciarsi a questo treno?
HammerFall - Threshold (rifatta) Un lavoro del genere dovrebbe in teoria essere osannato senza riserve, dato che il nuovo album degli HammerFall si rivela essere come portatore sano del germe del power classico, settore che nonostante la “stanca” che ormai lo avvolge (ma il problema non riguarda solo questo) conta sempre un grande numero di appassionati fedeli; e invece no, o almeno non troppo. È infatti vero che Threshold è un album piacevole, ben prodotto, ben suonato pur senza punte di eccellenza, con una cover “regolare”, ed in fin dei conti in grado di soddisfare i fan della band Nord Europea, ma manca qualcosa.
E-Z-O - EZO La scelta di cambiare identità, secondo alcuni, va attribuita al demone Gene Sim-mons, co-produttore del loro primo disco omonimo. L’entourage dei Kiss, inoltre, com-pare anche nei credits di EZO, in quanto Jody Gray e Adam Mitchell presero parte alla scrittura di ben sei brani. I nomi famosi, però, non finiscono qui, dato che sono accredi-tati come co-autori anche James Christian degli allora work in progress House of Lords e Jaime St. James dei Black & Blue, ovviamente anch’essi sotto contratto di Simmons o della Geffen Records. Uscito nella primavera del 1987, l’album permise alla band del Sol Levante di andare in tour come spalla prima ai Great White e poi ai Guns N’ Ro-ses.
Supershine - Supershine Con i Supershine le cose sono andate invece esattamente come dovevano, almeno a livello musicale. L’incontro tra Bruce Franklin e Doug Pinnick non poteva risultare più fresco e convincente e il risultato finale delle loro due ispirazioni più amalgamato e piacevole. Franklin porta con sé il bagaglio di riff e soluzioni melodiche elaborato in oltre vent’anni di carriera con i Trouble, padri ispiratori mai abbastanza tributati del doom metal, mentre Pinnick ci regala la sua splendida voce soul, il gusto per cori armonici ed estremamente memorizzabili e un ottimo lavoro al basso, come già nei meravigliosi King’s X. Non serve nient’altro che ispirazione a volte e, nel caso di Supershine, decisamente i due hanno lavorato alla grande.
Mercyful Fate - Mercyful Fate (rifatta) L’esordio discografico dei Mercyful Fate, contraddistinti dall’affascinante ed inquie-tante figura di King Diamond e dal suo modo di cantare basato su un demoniaco falsetto -non certo una novità assoluta nella storia del rock, ma sicuramente inusuale nel panorama di allora- segnò l’irrompere sulla scena di una band e di un cantante-performer destinati a diventare leggendari. Inoltre, la scelta di legare la musica a dei testi contrassegnati da tematiche decisamente poco canoniche per quel periodo si sposava perfettamente al personaggio, rendendo i Mercyful Fate una delle band più riconoscibili di quel periodo.
Black Sabbath - Paranoid (rifatta) Sono ben pochi i dischi, forse alcune decine in tutto, che possono fregiarsi del titolo di “pietra miliare” di un intero genere poi disperso in mille ed un rivolo. Non solo questo può farlo, ma può anche vantarsi di aver influenzato in un modo o nell’altro ognuno di quei rivoli, che si tratti di fiumiciattoli destinati ad essiccarsi al primo sole o corsi che scorrono ancora impetuosi e gonfi d’acqua non importa, tutti devono qualcosa ai Black Sabbath. Paranoid era, è ancora e sempre rimarrà ben più di un disco riuscito. Paranoid è un punto d’arrivo ed un punto zero al tempo stesso, la chiusura di una intera epoca e la nascita di un’altra tutt’ora in corso
Poteva mancare almeno un accenno al thrash? Ovviamente no, sarebbe stato un vero, imperdonabile delitto di lesa maestà metallica. Il compito di tenere alto il vessillo dell’old school tocca a questa doppietta, contenente anche una band che più volte ci avete chiesto di trattare e dal momento che questa rubrica serve anche a questo, eccovi ac-contentati:
Shah - Beware Anni 80, ve li ricordate? Il Muro di Berlino, il blocco comunista, la cortina di ferro, Bush (padre) e Gorbaciov, Caccia a Ottobre Rosso, la guerra fredda. Eppure, nel pieno di questo periodo che ora si fa fatica quasi a ricordare (a parte chi, come il sottoscritto, per ragioni anagrafiche l’ha vissuto in pieno) i tre ragazzi russi non si sono persi una nota della scena musicale d’oltre cortina. Qual’era questa scena? Fine anni 80, Bay Area, il Thrash.
Shrapnel - The Devastation to Come Il thrash non è mai morto. I britannici Shrapnel ne sono convinti, nessun dubbio. Nati con il dichiarato intento di movimentare la pressoché inesistente scena metal della città di Norwich e con il proposito di allacciarsi in modo diretto ai grandi della scena ottantiana, gli inglesi sfornano nel 2010 il proprio secondo EP The Devastation to Come. Il risultato è una roboante cinturata sui denti. Nessuna paura e dritti al punto. I cinque danno un perfetto showcase della propria etica con la scassabudella opener dell’EP Eternal War, una bomba thrash che si avvicina paurosamente ai momenti più intensi dei maestri del genere.
Bene, passiamo adesso ad un mini raggruppamento che ha il compito di rappresentare altri generi sempre molto seguiti dai nostri lettori. Esso riguarda una coppia d’album di stampo AOR/glam, un tipo di musica che nonostante l’estremizzazione progressiva del mondo del metal ha sempre conservato un numero consistente di estimatori, magari anche tra gli ascoltatori dei generi più pesanti desiderosi semplicemente di “staccare” di tanto in tanto, rivolgendosi a gruppi più leggeri e divertenti.
Icon - Night of the Crime Come possono cambiare le cose in brevissimo tempo. A volte accade, e agli Icon è successo proprio questo, in una sorta di paradigma dell’esistenza stessa. Dopo un esordio insufficiente, la band americana getta sul mercato, un solo anno dopo l’esordio scialbo, un vero discone impregnato di filamenti hard e di sopraffine atmosfere pura-mente AOR. Un cambio di sonorità improvviso, una sterzata decisa verso sonorità più soft, dettato dal fallimento commerciale del precedente capitolo.
Panzer Princess - Oh No, It’s Panzer Princess Agli svedesi non interessa il grunge, non interessano quel tipo di sonorità cupe -per sonorità davvero cupe intendono ben altro-, puntano alla scuola creata dagli Hanoi Rocks, New York Dolls, Motley Crue, Poison, Shootgun Messiah e molti altri. I Panzer Princess ne sono la perfetta dimostrazione, figli di un sound stradaiolo, dove l’impronta degli Hanoi Rrocks è praticamente costante, sia negli arrangiamenti che in fase di composizione. In altri casi non si potrebbe definire prettamente un bene, in questo specifico invece è un vero e proprio punto di forza.
E finiamo il nostro giro con un disco appartenente ad un’area forse poco visibile rispetto a quelle più note e popolari, ma anche questa con un fitto stuolo di estimatori, ossia il crossover, peraltro qui rappresentato da un lavoro davvero interessante.
Mind Funk - Mind Funk il genere suonato dai Mind Funk non è affatto facilmente inquadrabile, dato che all’interno della generica definizione di funk metal troviamo influenze thrash e hardcore, grunge, alternative e quant’altro, in un caleidoscopio ricchissimo e multicolorato. La prima cosa da considerare prima di approcciarsi al disco è quindi quella di valutare il tutto con una certa elasticità mentale ed essere pronti ad accettare il fatto che musicalmente la band fa quello che vuole e gioca con la musica con grande destrezza ed abilità; al tempo stesso, però, il fattore non secondario e che potrebbe rendere il prodotto appetibile anche a chi non ama affatto sonorità crossover o funk metal, è l’impatto devastante che il gruppo sciorina lungo tutto l’album.
SPIAGGE VUOTE E SCRIVANIE Le piogge autunnali già incombono (in verità in molte parti d’Italia lo fanno da un pezzo, mi dicono), gli ombrelloni si ripiegano, le spiagge si svuotano e rimane giusto il tempo per gli ultimi bagni di stagione, ma per noi cambia poco. Restiamo sempre inchiodati alle nostre scrivanie od a qualunque altro luogo idoneo a scrivere per testimoniarvi la nostra passione che è anche la vostra: quella per il metal e tutto ciò che gli ruota intorno. Mandata dunque in archivio anche l’estate 2014 col suo tempo incostante e con le nostre recensioni inserite di nascosto nel data base, torniamo -o meglio continuiamo- a fare quel che ci piace, quello di cui non possiamo fare a meno, parlare di musica con voi scambiandoci esperienze e -speriamo- crescendo tutti insieme. Adesso vi lasciamo alla lettura, noi siamo già al lavoro e lo saremo per tutto l’autunno, per proporvi a tempo debito la prossima, succosa puntata de L’Archivio della ‘Zine che troverete sotto l’albero.
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Don't Fear the Night degli Omen è una delle più grandi canzoni di tutti i tempi. |
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unrest! omen! che band! |
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Ahahahahahah adesso se organizzano un tour assieme ai Gargamel hanno fatto veramente centro!!!! |
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Il lato oscuro dei Puffi..  |
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ma come Puff Purple!?!?!? |
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Altra trippa per gatti Puff Purple pensavo fosse un pesce d'aprile fuori stagione, invece esistono veramente, quando pensi di averle sentite tutte..... |
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Può essere  |
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Sono stati i Puff Purple ad esaltarti, eh?  |
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Ehm... In un impeto di vanagloria mi sono attribuito la paternità dell'articolo, che invece spetta di diritto al nostro Raven, monumentale Archive Master  |
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pare che gli Unrest stiano scrivendo nuovo materiale! Speriamo bene! Grandissimi anche gli Omen e mai dimenticati! La settimana scorsa mi sono rifatto una full immersion proprio con Battle cry! |
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