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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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L‘ARCHIVIO DELLA ‘ZINE - # 30 - Letture per l'estate
30/06/2018 (1636 letture)
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Trenta. Questo il numero di puntate pubblicate appartenenti alla serie L'Archivio della 'Zine, che si avvia quindi a toccare il traguardo degli otto anni di vita. Anche stavolta, abbiamo cercato di coprire i generi classici inseriti normalmente in rubrica, dividendo le recensioni nei consueti macro gruppi utili a facilitarvi la lettura individuando subito il settore di appartenenza delle band. Neanche a dirlo, sono ugualmente presenti anche le consuete anteprime degli scritti, per farvi individuare subito di cosa si parla ed in quali termini. Molti i recuperi di dischi recenti che non erano transitati per la nostra home e, come ormai da tradizione consolidata, non mancano nemmeno nuove versioni di alcune recensioni risalenti a qualche anno fa ed ora contrassegnate dalla dicitura "rifatta", in modo da essere rese più in linea con i nostri standard attuali. Non ci resta quindi che augurarvi buona lettura.
HARD ROCK Bonfire - Byte the Bullet Byte the Bullet è un lavoro realizzato con grande mestiere dal fondatore e chitarrista del gruppo, il quale riesce ad incantare sulle aperture delle songs attraverso refrain teutonici dirompenti e sul finale dei brani tramite stratagemmi degni di un tecnico del suono. La qualità mediamente buona delle tracks fa il resto, confezionando un prodotto alquanto piacevole per gli amanti delle sonorità heavy metal e hard rock. Va sottolineato che la band non fa affidamento soltanto sulle abilità di Ziller, infatti può avvalersi di una sezione ritmica puntuale e precisa, fedele alla tradizione heavy tedesca.
Chrome Molly - Hoodoo Voodoo Gli inglesi Chrome Molly, originari di Leicester, giungono così alla sesta prova da studio, con nove pezzi più intro, dimostrando buona salute metallica e sciorinando un roster di pezzi dediti al puro ed integro hard rock potente, fatto di chitarre taglieggianti, riff corposi e scintille metal, tipiche della decade aurea per il genere, parliamo ovviamente degli eighties. Va detto che i Chrome Molly non hanno mai raggiunto la vera popolarità, ma si sono contraddistinti per la genuinità della proposta e per uno zoccolo duro di fans sempre pronti a seguirli e sostenerli.
Skid Row - Revolutions per Minute (Rifatta) gli Skid Row fecero fronte alla difficile situazione ingaggiando un buon mestierante texano come Johnny Solinger, ma arrivando alla fine a snaturare il loro sound. Il cambio della guardia li fece infatti approdare a lidi di commercialità pseudo-punkeggianti (e parliamo, beninteso, della parte più leggera e superficiale del punk di stampo americano) che li resero tristemente lontani dai tempi d’oro e dalla loro identità come band. Questo Revolutions per Minutes proponeva quindi una serie di pezzi poco convincenti che andavano dal dignitoso -Another Dick in the System, Pulling my Heart out from Under Me, Nothing, la cover di Strength dei The Alarm- all’inascoltabile, come nel caso di When God Can’t Wait
HEAVY/POWER/SPEED/SHRED Judas Priest - Screaming for Vengeance (Rifatta) Nel 1982 i Judas Priest erano reduci dal passo falso di Point of Entry, che confermava la loro tendenza ad alternare dischi eccellenti ad altri molto meno riusciti ed erano attesi al varco da molti. Qualcuno li dava addirittura già per spacciati quando, a sorpresa, piazzarono sul mercato questa pietra miliare dell’Heavy Metal. In un momento in cui molto era stato detto, ma tanto di più restava da dire, la band produsse con l'aiuto di Ton Allom un disco che stabiliva nuovi canoni in fatto di suono e, fatto non secondario così come potrebbe sembrare, in fatto di abbigliamento con la famosissima foto contenuta all'interno dell'artwork
Revolution Renaissance - New Era (Rifatta) Quello che di buono si può dire su Revolution Renaissance rimane infatti confinato in pochi, precisi aspetti. Una grande professionalità profusa da parte di tutti; una ottima produzione, perfettamente funzionale al tipo di suono che si voleva ottenere; qualche assolo abbastanza coinvolgente da parte di Timo e due o tre pezzi relativamente indovinati e superiori alla media generale della scaletta presentata dall’album; e poi? Poi il nulla. Solo una serie di canzoni scontatissime che lasciano abbassare la soglia dell’attenzione già dopo pochi secondi dal loro inizio.
Almanac - Kingslayer Provaci ancora, Victor! Potrebbe essere questo l'inizio ideale per parlare della nuova fatica degli Almanac, band del funambolico compositore Victor Smolski, noto per la sua lunga militanza nei Rage e Lingua Mortis Orchestra; il precedente disco, pur essendo un prodotto tutto sommato ben fatto e godibile, sembrava mancare di qualcosa, di quel che aveva reso indimenticabili alcuni lavori pubblicati dal nostro assieme a Peavy e soci; ecco dunque che, dopo aver dedicato un album agli Zar, il nostro raddoppia con un evidente omaggio alla premiata serie televisiva Il Trono di Spade, citando lo Sterminatore di Re e provando a fare di meglio tanto rispetto al primo album
Risk - The Daily Horror News (...From the Lost Side of the World) la storia della band ha radici davvero profonde, dato che prende le mosse da quella dei Faithful Breath. Un moniker, questo, apparso addirittura nel 1967 ed operante in campo prog con accenti hard rock, che poi si è spostato via via verso il metal per evolvere infine nel progetto Risk. Erroneamente associati spesso ad un contesto pienamente thrash, i ragazzi di Witten erano in realtà un gruppo più speed/power metal che altro
Tommy Vitaly - Indivisible Nel caso di Tommy Vitaly è evidente che ci troviamo di fronte ad un musicista di ottimo livello tecnico, il quale trasmette un amore smodato e del tutto sincero per il metal neoclassico. Non è certo una colpa, diremmo. Indivisible è palesemente un buon album in ogni suo aspetto: dalla produzione alla scelta dei suoni, degli ospiti, composto da dieci tracce piuttosto variegate tra loro, che assolutamente non si appiattiscono l’una sull’altra, ma conservano ciascuna una propria identità, al di là di quelle che possono risultare più riuscite
THRASH/HC-PUNK/NOISE Bunker 66 - Chained Down in Dirt Se nel precedente LP gli elementi heavy erano ancora imperanti e si affiancavano al thrash classico, qui l’animo più oscuro si fa prorompente e predomina la scena: le composizioni sembrano uscire da un lavoro dei primi Venom o di un qualsiasi gruppo della prima ondata, le parti in growl sono maggioritarie e il ritmo è principalmente parossistico con pochi rallentamenti. Naturalmente l’heavy metal in senso stretto non è scomparso (altrimenti si snaturerebbe l’intero sound made in Bunker 66) ed è perfettamente udibile, ad esempio, nel ritornello dell’opener Satan’s Countess
Harlott - Extinction Terzo album per i thrashers dei sobborghi di Melbourne Harlott e terza mazzata nel solco della tradizione stabilita dalla Bay Area e dalla scena teutonica, ma non solo. Niente rivoluzioni peraltro inattese, ma solidissimo thrash nello stile Slayer (primaria fonte di ispirazione del quartetto), Testament; Guillottine; Overkill e compagnia "mazziante". Senza alcuna voglia di sperimentare e con l'ormai consueta perizia nel martellare come nerboruti fabbri ferrai Victoriani.
Protector - A Shedding of Skin Tra le tante band venute fuori dalla Germania a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta rientrano di diritto i Protector. Sorti nel 1986 a Wolsfburg, i tedeschi proponevano una violenta e viscerale forma di death/thrash metal che molto doveva ai conterranei Kreator e Sodom (anche se entrambe la band erano nate soltanto da pochi anni), ma non mancava di avvicinarsi anche a gruppi d’oltreoceano, su tutti gli Slayer. Giunti al debutto ufficiale nel 1988, con un full length dal titolo Golem, pubblicato per conto dell’etichetta tedesca Atom H, succursale della Major Records International, i Nostri compiono i passi più grandi della loro carriera nei cinque anni successivi.
Midnight - Sweet Death and Ecstasy Terzo full length di una carriera iniziata tra EP e split nel 2003, Sweet Death and Ecstasy è il lavoro più completo e ispirato del polistrumentista Athenar e più specificatamente del suo progetto denominato Midnight. Una one man band a tutti gli effetti, dato che anche in questo album il Nostro fa tutto da solo e con risultati assolutamente pregevoli. Al di là di una copertina perlomeno discutibile in fatto di buongusto e di testi che rispecchiano ciò che le immagini ci anticipano, bisogna ammettere che la carica di violenza sonora qui presente è a dir poco contagiosa
GBH - Momentum Dopo sette anni dal precedente Perfume And Piss i GBH tornano con un album nuovo di zecca: Momentum continua la storia della band di Birmingham nata quasi quaranta anni fa. La loro musica non cambia, l'attitudine nemmeno, il punk/hardcore che a volte strizza l'occhio al metal proposto dalla band è sempre potente e tirato; la band formata per ¾ da chi all'epoca c'era e che ha contribuito in modo pesante alla nascita di un genere che va oltre l'aspetto musicale ed è ancora qui con tutta la propria riluttanza ad un sistema globalizzato.
Cripper - Follow Me: Kill! Forti ormai di una carriera che ha superato i dieci anni e di quattro pubblicazioni sulla lunga distanza, i Cripper ritornano nell’arena a tre anni di distanza dal discreto Hyëna, inanellando la seconda uscita consecutiva marchiata Metal Blade Records. Quest’aspetto è senz’altro indice di una certa fiducia di cui la formazione teutonica di Hannover gode nella scena, mista a un impegno dal vivo abbastanza intenso.
Oxbow - Thin Black Duke Sono passati dieci anni dall’ultima uscita della band, The Narcotic Story, ma non sono stati anni di silenzio completo: Eugene Robinson ha collaborato con altri act importanti, fra cui citiamo gli Xiu Xiu e i nostrani Zu e Buñuel; ma l’attesa dei fan era considerevole, e nel 2017 è uscito questo Thin Black Duke a saziarne l’appetito. Rispetto ai primi lavori, gli Oxbow sembrano muoversi in modo più riflessivo e leggermente meno nevrotico, i ritmi sono leggermente più cadenzati e marziali e la musica tende a muoversi sottopelle, per poi squarciarsi in picchiate di noise puro.
Dropkick Murphys - 11 Short Stories of Pain & Glory L’ultimo nato giunge in un momento particolarmente ridente per la band, all’apice del successo e della riconoscenza commerciali. Un successo che deve aver convinto i Murphys a restare ben impiantati nelle coordinate stilistiche che da sempre ne definiscono la proposta. D’altronde, l’evoluzione è un concetto piuttosto estraneo ai bostoniani, che con 11 Short Stories of Pain & Glory danno al pubblico esattamente ciò che il pubblico vuole, ovvero una manciata di canzoni semplici e immediate da cantare a squarciagola con una Guinnes in mano.
UN CALDO TRIMESTRE METALLICO Ed anche per stavolta questo è quanto. Aspettiamo come sempre i vostri feedback su ciò che vi abbiamo segnalato, sperando che tra un bagno al largo (magari in un mare limpido come quello della copertina di questa puntata) ed un'escursione in montagna, o tra una pausa e l'altra dai vari impegni quotidiani prima di andare in ferie, troviate anche il tempo di dare la vostra occhiata giornaliera a Metallized. Come sempre, l'appuntamento con la nuova puntata de L'Archivio della 'Zine è fissato per la fine del trimestre entrante. Avete quindi tutto il tempo necessario per recuperare questi dischi con calma mentre noi stiamo già inserendo quelli che faranno parte della puntata numero trentuno. Alla prossima, allora.
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Ciao rik, hai proprio ragione..in ambito thrash e come nel death o nel black ho una lista infinita da recuperare, ho trovato roba da tutti i paesi, sudamerica, Australia, Russia, Polonia..ad esempio, da tutto il mondo spuntano dischi come funghi ahaha..il portafoglio piange, eccome! |
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3
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Grazie a Spotify con dieci euri al mese si può legalmente ascoltare TUTTO quanto in uscita...e poi eventualmente comprare i dischi che si vogliono collezionare, così come faccio io, che poi ne compro circa una trentina all'anno (prima anche due alla settimana).
Negli ultimi anni il numero dei dischi é esploso e stare dietro alle uscite è diventato impossibile. Personalmente cerco - con risultati alterni - di resistere alla bulimia di volere ascoltare tutto e di limitarmi a godere di più meno musica. |
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1
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Articolo interessante e dischi che neanche sapevo che esistessero, escluso ovviamente Judas e Protector. Questo mi fa capire, quanti me ne sono persi.. |
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