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METALLIZED CHARTS 2021 - Death metal, Brutal
11/01/2022 (2128 letture)
Chiusosi il 2021 è ora tempo di riguardare cosa abbiamo ascoltato, recensito e apprezzato; non è mai facile, qualcosa purtroppo viene a mancare, ma ancora una volta possiamo dire di essere più che soddisfatti. Tante uscite, alcune completamente inaspettate, esordi e riconferme che hanno il potere di farci dimenticare qualche disco deludente e in cui si sperava. Quella che segue non è solo la lista dei dischi che più ci hanno convinti e in parte siamo sicuri/e abbiano convinto anche voi, ma è se vogliamo il nostro classico approfondimento che va a riprendere dischi magari passati un po’ sottotraccia ma comunque meritevoli, per diversi motivi, di essere citati, ascoltati, scoperti e riascoltati. Buona lettura!

ÆNIGMATUM - DECONSECRATE
Consideriamoli pure tra le sorprese dell’anno, perché il secondo disco degli statunitensi ha sorpreso per la maturità espressa e per una capacità di suonare freschi, divertenti e particolari pur senza esagerare. Tra tecnicismi e soluzioni ben pensate, la violenza del death/black non viene mai a mancare. Quarantacinque minuti che, come detto, sorprendono e segnano un altro ottimo colpo della 20 Buck Spin Records.

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AD NAUSEAM - IMPERATIVE IMPERCETIBLE IMPULSE
Di album complicai e difficili ne escono tantissimi, specialmente negli ultimi anni in cui il livello tecnico tende ad alzarsi sempre di più e la voglia di sperimentare nuovi approcci alla materia anche. Uno di questi è senz’ombra di dubbio Imperative Impercetible Impulse dei nostrani Ad Nauseam, disco che sembra trasformare il death metal - generalmente uno stile concreto, immediato, diretto – in qualcosa di “astratto” tramite un songwriting molto particolare e figlio di una sperimentazione sonora e tecnica di livello. Non è un album facilissimo, come detto nella recensione, ma l’immaginario e la forza che sprigiona l’ora di musica è qualcosa che nel 2021 non ha avuto rivali.

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ALTARAGE - SUCCUMB
Una semplice conferma, diciamo, ma in parte anche una scossa che ha dato al gruppo una nuova forza esplosiva. Il death/black dei baschi è sempre in linea con quanto fatto in precedenza ma offre composizioni leggermente diverse e più azzardate rispetto al precedente The Approaching Roar, tanto che li porta a sperimentare un pezzo da ventuno minuti. Il misterioso trio di Bilbao sembra quindi intenzionato a spingersi oltre e dare vita a qualcosa di ancora più opprimente, magmatico e rischioso.

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ANTEDILUVIAN - THE DIVINE PUNISHMENT
Per qualcuno farà strano leggerlo, ma gli Antediluvian erano tra i più attesi dell’anno. Non che ci fosse il silenzio attorno a loro, dato che qualche uscita minore aveva comunque visto la luce, ma l’attesa per il successore del fantastico λόγος (trad. Logos), datato 2013, era tanta. The Divine Punishment non delude e anzi, porta la singolare creatura canadese ad un livello superiore mostrandosi come un bestiale rituale tra il carnale e il sacrificio; grandissima protagonista è la batteria di Mars Sekhmet, cuore pulsante di canzoni che oltre ad essere travolgenti danno vita ad un’atmosfera inimitabile. Se i risultati sono questi, si prendano pure altri otto anni!

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AT THE GATES - THE NIGHTMARE OF BEING
Se da un lato, non con tutti i torti, si tende a penare che i gruppi storici non abbiano ormai molto da dire, dall’altro lato troviamo musicisti che nonostante tutto si dimostrano capaci di stupire con album che pur non rivoluzionando la loro identità, mostrano interesse verso soluzioni nuove, coraggiose. E coraggiosi sono stati proprio gli At The Gates, che in modo del tutto inaspettato registrano il loro disco più ambizioso, The Nightmare of Being. Intendiamoci, non si parla di cambiamento, ma di un arricchimento che avviene con l’aggiungersi di trovate tanto semplici quanto efficaci; il melodic death è sempre presente, ma a questo si affiancano momenti dai rimandi se vogliamo “progressive”, qualche orchestrazione e in generale delle composizioni più ricche. Il migliore dalla post-reunion?

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BE’LAKOR - COHERENCE
Sarà sicuramente capitato di sentire espressioni come “questi non ne sbagliano uno”, e tra i gruppi che sembrano sempre in grado di andare a segno ci sono anche i Be’Lakor. Ciò che stupisce è che si tratta del loro classico album, del loro tipico melodic death ricco di vari elementi e mai scontato pur non inventandosi chissà cosa. Ma nulla da fare, il combo australiano è sempre ispirato, sempre in grado di registrare brani d’ogni tipo, dinamiche e coinvolgenti anche alla quinta uscita della loro, forse mai abbastanza considerata, carriera.

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CEREBRAL ROT - EXCRETION OF MORTALITY
Tra le nuove leve della scena death spiccano sicuramente loro, i Cerebral Rot, giunti al secondo album con una voglia di far sempre più breccia nei cuori di chi adora le sonorità più marce e sulfuree del death metal. Bravissimi in fase di scrittura e capaci di costruire brani coinvolgenti, Excretion of Mortality è uno di quei dischi da non perdere e che mette il gruppo tra i migliori degli ultimi anni. Sarà interessante vedere come decideranno di muoversi in futuro.

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DISKORD - DEGENERATIONS
Restiamo in Norvegia per parlare di un disco che per qualcuno sarà stata una vera e propria scoperta, mentre per altri una conferma delle qualità del gruppo. Parliamo di Degenerations dei Diskord, un affermarsi di soluzioni a tratti complesse da decifrare, azzardate e dal piglio “avantgarde” che oseremmo definire unico. Non facilissimo magari da spiegare, ma una volta dentro è possibile cogliere sfumature e soluzioni che spaziano dai Voivod per arrivare fino a delle intuizioni prog rock. Bellissimo.

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GHASTLY - MERCURIAL PASSAGES
Con Mercurial Passages i Ghastly riconfermano la loro voglia di esplorare il death metal seguendo un’ispirazione tutta loro. Il primo disco sembrava infatti vicino allo stoner, il secondo alla scuola death finlandese, mentre questo terzo lavoro è orientato ad una forma se vogliamo più psichedelica e dissonante. Qualcosa di poco comune ma riuscito e decisamente singolare che possiamo collocare tra gli Obliteration (norvegesi), i Morbus Chron di Sweven e i Tribulation di Formulas of Death.

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GRAVE MIASMA - ABYSS OF WRATHFUL DEITIES
Chi li conosceva non aveva dubbi e aveva riposto una buona dose di aspettative in Abyss of Warthful Deities. Aspettative che possiamo considerare più che confermate dagli inglesi, autori di un nerissimo album death carico di atmosfere sulfuree e ancestrali arricchite dall’inserimento di sitar e saz, strumenti che danno ad alcuni passaggi un tocco caratteristico. Mistico, ammaliante, ma sempre intenzionato ad evocare scenari infernali, il secondo disco dei Grave Miasma è decisamente imperdibile.

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HORNS OF DOMINATION - WHERE VOICES LEAVE NO ECHO
Inseriamo anche loro tra le sorprese dell’anno, gli Hors of Domination che debuttano con Where Voices Leave no Echo, altro disco che propone uno stile ispirato a gruppi non inflazionati come altri (Zyklon, Bolzer). Siamo su coordinate black/death non esclusivamente d’impatto ma anzi, la particolarità del disco è quella di proporre una presenza piuttosto massiccia di musicalità nonostante la violenza. Tutto ciò in trentacinque minuti ben condensati e a dir poco ottimi.

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HYPERDONTIA - HIDEOUS ENTITY
Il discorso fatto per i Cerebral Rot potrebbe valere anche per gli Hyperdontia, che dopo l’ottimo Nexus of the Teeth si riconfermano tra i migliori deathster in circolazione con Hideous Entity, forse meno sorprendente del debutto ma sempre di ottima fattura. I turco-danesi sono inarrestabili se pensiamo agli svariati progetti paralleli, ma, nonostante ciò, dimostrano ancora una volta di avere tante idee e voglia di stupire la frangia più accanita e intransigente del genere.

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OBSCURA - A VALEDICTION
Ennesima prova di death tecnico sopraffino, A Valediction è per un disco che riesce a differenziarsi dai precedenti pur avendo tutti gli elementi che caratterizzano il sound dei tedeschi. L’altissimo tasso tecnico è costantemente utilizzato per creare ritmiche interessanti e sorprendenti, che però trovano forza anche nelle melodie e tra le stratificate soluzioni che coinvolgono tutti gli strumenti, campionamenti compresi, per un death tanto travolgente quanto pomposo, con richiami al metal classico, barocco e a tratti drammatico.

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PORTAL - AVOW
Quello che forse ha più sorpreso dei Portal non è tanto la qualità di AVOW, ma più che altro il fatto che sia arrivato in modo del tutto inatteso come “doppio” disco assieme ad Hagbulbia, qualcosa di diverso (ma neanche tanto se stiamo a vedere) e composto da sonorità noise/ambient. AVOW è però quello che ha riconfermato come gli australiani siano ancora oggi un’entità unica del panorama estremo, cambiando leggermente direzione rispetto ad Ion e andando a collocarsi in uno stile che potremmo collocare tra Outre’ e Seepia; claustrofobici, complicati, terrificanti, tutti gli aggettivi che da tempo danno un’idea di cosa sia il gruppo sono ancora validi, e a sorprendere, doppio disco o no, è il fatto che ogni uscita sia diversa dalla precedente e sempre di altissima qualità.

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RIVERS OF NIHIL - THE WORK
Il tempo ha dato ai Rivers of Nihil grandi soddisfazioni, e lo conferma il fatto che giunti al quarto disco, i cinque statunitensi siano ormai tra i gruppi più apprezzati in ambito tech/progressive death. The Work è per noi un album che conferma lo stato di maturità del gruppo e mostra come le tante idee trovino la giusta realizzazione senza necessariamente esagerare; è tutto calibrato al meglio, dalla tecnica passando per l’immancabile e fondamentale apporto melodico senza dimenticare le sezioni di stampo progressive che rendono i dischi interessanti e sfaccettati. Bravi.

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STARGAZER - PSYCHIC SECRETIONS
Una conferma e l’ennesimo disco di classe da parte di un gruppo che ancora oggi, a distanza di vent’anni dall’esordio, continua ad essere poco considerato. Non se ne capisce il motivo, ma poco importa, perché Secretions altro non è che l’ultimo validissimo capitolo di una discografia pressoché perfetta; tech death sicuramente più orientato alla vecchia scuola ma che non smette mai di stupire grazie alla vena artistica dei musicisti. Accenni di prog rock, atmosfere tra il cosmico e lo spirituale, tecnica sopraffina e un basso sempre protagonista sono elementi sempre presenti e sempre parte di ottimi lavori. Certo, non sarà ai livelli di un A Great Work of Ages (2010), ma nonostante questo parliamo di un disco altrettanto riuscito e fortemente personale.

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STORTREGN - IMPERMANENCE
Forse gli ci è voluto un po’, ma dieci anni di distanza dal debutto, gli svizzeri Stortregn realizzano un album perfetto in ogni aspetto e che convince sia i più legati alla vecchia scuola che no. Il loro modo di mischiare un sound anni Novanta di base melodic death/black a soluzioni più moderne, tecniche e ricercate ha resto Impermanence un disco più che apprezzato e curato in ogni minimo dettaglio. Sembra proprio che l’esperienza abbia dato i suoi frutti, e arrivati al quinto album, i cinque di Ginevra possono reputarsi più che soddisfatti. Noi compresi.

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THE MONOLITH DEATHCULT - V3 - VERNEDERING: CONNECT THE GODDAMN DOTS
Stravaganti come sempre, gli olandesi arrivano al terzo (conclusivo?) capitolo di un concept iniziato nel 2017 con V1 - Versus: It Will Burn Us Without Leaving Ash. Complottismi, terrapiattismo, ucronie, un mix di roba sicuramente particolare e attuale che, secondo voci di corridoio, ha coinvolto anche narratori “singolari” come lo statunitense Alex Jones (vi rimandiamo a Google/YouTube), salvo poi venir fuori che chissà, potrebbe trattarsi di un imitatore. Questo giusto per ribadire come il gruppo olandese continua ad essere fuori dagli schemi e senza regole, anche nella musica; questo terzo capitolo li vede infatti fare quello che sanno fare meglio, ovvero partire da una base death metal e arricchirla con soluzioni industrial, elettroniche, addirittura si sfocia nel cinematografico di stampo western e tutta un’altra serie di trovate che, per chi già li conosce, non dovrebbero stupire. Non è mai facile approcciarsi ad un loro disco e non si ha mai la certezza se stiano facendo sul serio o no, ma davanti a dischi così, viene da pensare che l’ultima cosa che vogliano fare questi tre è scherzare. Almeno su disco.

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UNANIMATED - VICTORY IN BLOOD
Tornati nel 2018 con l’EP Annihilation, chissà quanti si aspettavano un nuovo album dagli Unanimated. È ormai abitudine vedere vecchie glorie tornare a farsi sentire dopo lunghi silenzi, a volte con risultati non proprio brillanti e altre volte, come in questo caso, con dischi in grado di convincere e soddisfare i fan del gruppo. Victory in Blood è semplicemente un album in pieno stile Unanimated, che presenta tutte quelle caratteristiche che hanno reso grande il gruppo in passato. Passato che non necessariamente deve diventare motivo di paragone e non per questo deve svalutare quanto di buono fatto in questo ritorno sulle scene.

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VERTEBRA ATLANTIS - LUSTRAL PURGE IN CERULEAN BLISS
Una parola che potrebbe descrivere questo splendido debutto è “profondità”. Non solo musicale, ma anche lirica. Lustral Purge in Cerulean Bliss è un disco ricco di soluzioni, pregno di un’atmosfera glaciale e onirica che mostra non solo l’ottimo lavoro di gruppo ma uno stile compositivo di Gabriele Gramaglia (Cosmic Putrefaction, Turris Eburnea, Summit, The Clearing Path) che qui ha probabilmente raggiunto la sua forma migliore. Tutto è perfettamente equilibrato sia in termini di produzione che musicale, con un largo uso di riff dinamici che pescano anche dalla scuola degli Emperor, melodie coinvolgenti, atmosfere catartiche e dei pezzi che sanno essere tanto violenti e trascinanti quanto ipnotizzanti.

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KEEP ROTTING
Immancabile come ogni anno quelle uscite comunque valide ma che non hanno trovato posto nel listone qui sopra, e partiamo col citare vecchie glorie: Asphyx, Hypocrisy, Carcass, Unleashed, Cannibal Corpse e Pestilence, tutti autori di buoni album e fedeli a quanto fatto negli ultimi anni migliorando, nel caso degli ultimi, quello che magari non andava. Tra i loro colleghi hanno particolarmente stupito i Wombbath con Agma, inaspettato per i contenuti e la capacità di riproporsi dopo tanti anni di carriera e qualche uscita non proprio brillante. Sono poi arrivate piacevolissime (ri)conferme come Maniacult degli Aborted, i Drawn and Quartered con l’infernale Congregation Pestilence, Red is the Color of Ripping Death a firma Nunslaughter, i Vomit the Soul con l’insperato e inaspettato ritorno intitolato Cold, la bella prova dei Blood Red Throne con Imperial Congregation, il secondo disco dei Phrenelith, Chimaera e - The Mire dei troppo poco considerati Deception. Spettacolari come sempre gli Archspire, che con Bleed the Future diventano sempre più un punto di riferimento per il tech death più esplosivo e funambolico.

FRESH MEAT
Tra nomi già noti e riconferme ecco che spuntano anche degli esordi molto interessanti e consigliatissimi. Oltre a rimandarvi alla nostra rubrica BONES, sempre piena di EP e demo d’esordio, abbiamo avuto modo recensire album piuttosto promettenti. Dalla Cina sono ad esempio arrivati i Demilich-iani Mvltifission con Decomposition in the Painful Metamorphosis, mentre dall’altra parte del globo, o poco più in là a seconda di come lo si vuole guardare, si sono fatti sentire i Cambion con il death/black spietato e travolgente di Conflagrate the Celestial Refugium. Wharflurch ed Acausal Intrusion si sono fatti notare invece per l’ambizione: i primi con un death allucinogeno/psichedelico e i secondi con l’improvvisazione e l’astrattismo. Più quadrati e immediati sono stati invece Expunged, vecchia scuola fino al midollo, i Diabolizer, vera macchina da guerra ed i Civerous. Altrettanto bravi e interessanti sono stati i nostrani Devoid of Thought, Riexhumation, Helslave e Avtotheism, tutti in grado di proporre album riusciti e che gettano le basi per un futuro molto interessante.



DaveHC
Martedì 25 Gennaio 2022, 22.13.37
9
Aggiungerei Agma dei Wombbath... Gran disco!
Immolazione
Martedì 18 Gennaio 2022, 15.40.32
8
Bella lista, completa e assolutamente per tutti i gusti. Io sono più per il death metal "oscuro", e infatti tutti quelli che mi sono piaciuti sono presenti. Forse tra tutti questi il mio preferito è quello dei Diskord, ma anche Aenigmatum, Antediluvian, Portal, Ad Nauseam, Vertebra Atlantis e Altarage sono lì lì. Nel complesso una bella annata per il death metal
Lizard
Lunedì 17 Gennaio 2022, 9.25.20
7
Sarà visibile da domani
DEEP BLUE
Lunedì 17 Gennaio 2022, 9.03.29
6
ma la chart metalcore / Industrial il cui link non porta a nulla?
lisablack
Domenica 16 Gennaio 2022, 17.44.51
5
Annata grandiosa...i Grave Miasma da paura🤘
dariomet
Sabato 15 Gennaio 2022, 7.49.35
4
Concordo completamente con i nomi fatti da Duke ,ai quali aggiungo at the Gates e soprattutto l ultimo wombbath che per soluzioni sperimentate mi ha ricordato gli ultimi cattle decapitation
duke
Venerdì 14 Gennaio 2022, 20.43.29
3
---per me...obscura e be'lakor....i migliori....degno di nota quello dei cannibal corpse.....
DEEP BLUE
Venerdì 14 Gennaio 2022, 9.36.14
2
Non avevo letto le note finali anche io consiglio gli Archspire
DEEP BLUE
Venerdì 14 Gennaio 2022, 9.34.08
1
Ne ho ascoltati solo 5 credo, i migliori Monolith Deathcult e Obscura (ma questi due complessi mi sono sempre piaciuti). Belli alcuni pezzi dei Be'Lakor e degli At the Gates mentre non capisco tutto l'entusiasmo per gli Unimated (ma anche gli album del passato non mi hanno mai attratto). Gli altri ancora da ascoltare.
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