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BLACK SABBATH - I testi, prima parte
14/05/2012 (7174 letture)
Venti rivoluzionari soffiavano sulle ciminiere di Birmingham, alla fine degli anni sessanta: quattro ragazzi, quasi per caso, stavano per riscrivere le coordinate della musica rock, sancendo nuovi canoni e prendendo traiettorie dalle quali si sarebbe delineato un genere nuovo e innovativo, l’heavy metal. Una bestia temuta e guardata con mistico timore reverenziale, un granitico esercizio di prestanza muscolare e tellurica vibrazione che sembrava completamente distante dall’hard rock stradaiolo dei contemporanei: quei quattro ragazzi erano Tony Iommi, chitarrista di spessore, Ozzy Osbourne, cantore infernale e scapestrato, Geezer Butler, bassista, e Bill Ward, un intellettuale seduto dietro le pelli. Per muovere il loro attacco alla società-bene scelsero il tetro moniker Black Sabbath, volutamente provocatorio, estremamente terrificante: una dimostrazione di intenti chiara ed indiscutibile, che nulla aveva a che fare con l’imperante cultura hippy che era fiorita attorno al sessantotto; se dal punto di vista musicale la svolta coincise con il ribassamento d’accordatura e la creazione di partiture, riff e melodie quadrate ed opprimenti da parte di Iommi, dal punto di vista tematico la formazione inglese seppe sconvolgere e sbigottire la massa introducendo una nuova tipologia di testi: chi era abituato a frivole canzoni d’amore o, nei casi più spinti, inneggianti al sesso e ai motori, poteva iniziare a preoccuparsi, perché una mazzata virulenta e di proporzioni ciclopiche stava per abbattersi sulla sua testa. I Black Sabbath infatti iniziarono a sfidare l’occulto, narrando storie inquietanti e oscure, peraltro infarcendole di contenuti e riferimenti blasfemi (questi ultimi mai presi troppo sul serio dai quattro britannici); era soltanto l’inizio di una pretenziosa rivoluzione intellettuale, che già dal secondo disco Paranoid -uscito nel 1970, lo stesso anno del debut Black Sabbath- si arricchì di contenuti sociali e sentimentali di tutto rispetto. Come vedremo, nei loro primi cinque album i Signori delle Tenebre sapranno regalarci un concentrato tecnico, musicale e tematico d’altissimo livello, destinato a fare scuola per decenni e decenni a venire: sono quei cinque dischi a rappresentare la genesi dell’heavy metal, il primo sussulto attraverso il quale si è forgiato un modo di pensare diverso, più profondo e acuto, rispetto alle effimere divagazioni materialiste di certe frange meno nobili della musica d’annata. Era il principio di un sentimento pessimistico legato alla cultura del nero e del decadentismo, peculiarità che sarà ricorrente e fondamentale nell'intera epopea metallica che conseguirà: una constatazione realista, con l'impegno di battersi nel nome dei propri valori, dei propri ideali esistenziali e dei propri sentimenti ideologici.

Black Sabbath è la base da cui tutto si origina, un prepotente pachiderma dai contorni maciullanti e dalle cadenze ossessive, più pesante di ogni altra cosa fosse stata fino a quel tempo concepita. La pesantissima canzone omonima, la prima composta e quella comunemente ritenuta come genesi di tutto il movimento, è fortemente indicativa anche a livello lirico, contenendo espliciti riferimenti occulti, ispirati da un incubo del visionario Butler; una figura nera ai piedi del letto, una sensazione di sgomento e terrore riflessa nella musica più angosciosa mai udita fino ad allora, una fuga tentata ma non riuscita, perché dinanzi alla materializzazione di Satana non si può scappare: “Una grande forma con occhi di fuoco, raccontando alla gente i loro desideri, Satana è seduto là e sta sorridendo; guarda quelle fiamme che diventano sempre più alte, oh, no, no, per favore Dio aiutami! È questa la fine, amico mio”? Proprio Butler era il principale filo conduttore tra le liriche della band e l’occultismo: il bassista, che era anche il principale paroliere della formazione, infatti, era appassionato di misticismo, horror e saghe fantasy, oltre a leggere con trasporto le novelle di Dennis Wheatley, scrittore di thriller e materiale occulto. Anche The Wizard ruota attorno a contenuti misteriosi e inquietanti, anche se l’arrivo dello stregone pone quest’ultima figura ad antagonista del Diavolo stesso, in una sorta di lotta tra il bene e il male, accompagnata musicalmente da un flavour musicale più positivo: a causa della sua magia la potenza infernale sparisce, i demoni sono spaventati quando lui è vicino, lui cambia le lacrime in sorriso. Il Diavolo torna a sedurre in NIB, avanzando grandi promesse (“Io ti darò quelle cose che tu credi irreali: il sole, la luna, le stelle reggono la mia promessa”) e trascinando la vittima ignara sotto il suo potere, spacciato per amore con vena ironica: “Il nostro amore sta crescendo forte di ora in ora, guardami negli occhi e vedrai chi sono; il mio nome è Lucifero, prendi la mia mano, seguimi ora e non te ne pentirai, lasciando la vita che conducevi prima di incontrarmi”. Non solo occultismo, tuttavia, albergava tra le rime vergate dalla band britannica, che in Behind the Wall of Sleep si ricollega ai temi classici del rock settantiano, che talvolta si delineavano come inni all’utilizzo di acidi stordenti, in linea con la rivoluzione sessantottina: “Senti il tuo spirito che si alza con la brezza, senti il tuo corpo cadere sulle ginocchia, prendi il tuo muro di rimorso, trasforma il tuo corpo in un cadavere”. La cover di Wiegand, la non trascendentale Evil Woman, tratta di una figura femminile che ha giocato con i sentimenti del protagonista, avendolo tradito ed essendo rimasta incinta di un altro uomo; Sleeping Village è un pezzo stupendo, quasi interamente strumentale, dotato di un testo brevissimo e criptico ma dai connotati onirici (“Sole rosso nasce nel cielo, villaggio dormiente, il pianto del galletto, vento leggero soffia attraverso gli alberi; pace della mente, sentita in comodità”) mentre il testo di Warning è una struggente dichiarazione d’amore, forse atipica se pensiamo -superficialmente- ai Black Sabbath come cupi e insensibili progenitori dell’heavy metal: “Non riesco a frenarmi dal piangere quando tu dici che dobbiamo separarci; il dispiacere arrochisce la mia voce mentre sto qui tutto solo a guardarti portare via lentamente; un amore che io non ho mai conosciuto, sono nato senza di te bambina ma i miei sentimenti sono leggermente più forti, solo un pochino troppo forti”. Ultimo ma non ultimo, Wicked World è il primo testo impegnato e di denuncia che questa band leggendaria ci ha regalato, per il quale ogni commento sarebbe superfluo: “Il mondo oggi ha una certa faccia malvagia, combattimenti si propagano nella razza umana; la gente va al lavoro solo per guadagnarsi il pane, mentre le persone al di là del mare stanno contando i morti. Un lavoro da politico dicono che è molto importante, perché lui ha da decidere chi deve andare e chi morire. Loro possono mettere un uomo sulla luna abbastanza facilmente, mentre le persone qui sulla Terra stanno morendo delle solite malattie. Una donna va al lavoro giorno dopo giorno, lei va al lavoro solo per guadagnare la propria paga, mentre il bambino piange per la durezza della vita: lui non sa neanche chi è suo padre”. In pochi versi, viene puntato il dito contro la guerra, l’ingiustizia e l’immoralità umana, la corruzione e le lacune deontologiche dei politici: una lettura panoramica drammatica e triste della nostra realtà, attuale ancora oggi a tanti decenni di distanza, sintomo di un malessere a dir poco cronico.

Pochi mesi dopo fu dato alle stampe il leggendario Paranoid, uno dei dischi più importanti ed influenti della storia del rock: in esso già si palesavano enormi passi avanti tanto dal punto di vista tematico che da quello tecnico. Le canzoni presentavano ora una maggior variabilità: accanto ai consueti ed imponenti pesi massimi dall’andamento mastodontico, slow tempo ossessivi dal flavour molto tetro, infatti, compariva qualche sfumatura psichedelica, ritmiche a tratti più dinamiche, maggior profondità strutturale. La pesante e sinistra War Pigs apre il disco, rimarcando immediatamente la tendenza lirica più votata all’attualità e alla realtà, rispetto ai precedenti riferimenti occulti: in pratica siamo di fronte a un manifesto antibellico, intriso di ironia, che avrebbe dovuto dare il titolo a tutto l’album se non si fosse imbattuto nella censura, spinta dalla concomitante guerra nel Vietnam. Ozzy definisce i generali come “menti diaboliche che progettano distruzione, scopritori di costruzioni di morte”, e mentre i corpi bruciano nei campi “i politici si nascondono distanti”, perché loro si limitano soltanto ad iniziare le guerre, lasciando poi che siano i giovani soldati a lasciarci la pelle: “Perché dovrebbero andare fuori a combattere? Loro lasciano il proprio posto ai poveri, fanno guerra solo per gioco, trattano la gente come pedine negli scacchi”. Sono proprio loro, i politici, i Porci di Guerra a cui si fa riferimento nel titolo, dei temibili sciacalli che non evitano di giocare con la vita umana pur di soddisfare la loro avida sete di gloria; nelle parole della band inglese emerge una speranza di giustizia, del tutto insolita visti i riferimenti divini e le precedenti accuse di simpatie sataniche mosse nei confronti di Iommi e soci: “Il Giorno del Giudizio, Dio sta chiamando. I porci di guerra strisciano sulle ginocchia, implorando pietà per i loro peccati; Satana, ridendo, apre le sue ali”. La celebre Paranoid, un esercizio di hard rock tanto semplice quanto incalzante, è il diario di un ragazzo -molto probabilmente Ozzy, costantemente vessato da adolescente- che è “corrucciato tutto il tempo”, che passa le ore a pensare e pensare senza trovare un senso di compiutezza; si pone domande sulla vita e non riesce mai a trovare la vera serenità, tantomeno la felicità: “Ho bisogno di qualcuno che mi mostri le cose della vita che non riesco a trovare, non riesco a vedere le cose che rendono effettivamente felice, devo essere cieco”. L’amore è un tassello, tra quelli mancanti, particolarmente pesante nello stato umorale del protagonista, che inizia a sentirlo come irreale e lancia un monito: “Io ti dico goditi la vita, io vorrei ma è troppo tardi”. Vocals soffocate e lontane echeggiano nella nenia struggente e impercettibile dell’atipica Planet Caravan, creando perfettamente le sensazioni di un viaggio onirico che è pura poesia: “Abbiamo navigato per cieli infiniti, le stelle brillano come occhi, la notte nera sospira, la luna nei sogni argentei cade in raggi, luci dalla notte; la Terra, un macchia porpora di foschia, zaffiro sempre in orbita, perché laggiù sotto gli alberi, immerso nella brezza gelida, il chiarore argenteo delle stelle irrompe dalla notte e così noi passiamo avanti all’occhio cremisi del grande dio Marte, mentre viaggiamo nell’universo”. La prima vera avanzata metallica della storia è forse Iron Man, dotata di un riffing pesantissimo e presto divenuta un autentico classico; è la storia visionaria di un individuo che, proiettato nel futuro, viene a conoscenza di un’immane catastrofe che distruggerà la razza umana. Decide dunque di tornare nella sua epoca per avvertire tutti dell’imminente pericolo, ma a causa di un incidente viene sottoposto ad un campo magnetico che muta geneticamente la sua pelle in acciaio e gli conferisce enormi poteri; perde anche l’utilizzo della parola e, nel tentativo di comunicare ai suoi contemporanei l’apocalittica visione, viene ignorato, denigrato e vessato, a causa dell’ignoranza e della stupidità della razza umana: decide così di vendicarsi, distruggendo l'umanità stessa, ed accorgendosi successivamente che quella previsione di sterminio che tanto lo aveva colpito è stata causata proprio da lui: “Ha pensieri nella sua testa? Noi l’abbiamo solo lasciato là, perché dovremmo preoccuparcene? È stato trasformato in ferro nel grande campo magnetico, quando ha viaggiato nel tempo; nessuno lo vuole, lui guarda fisso il mondo preparando la sua vendetta, che spiegherà presto; adesso è il momento, per l’uomo di ferro, di spargere paura, vendetta dalla tomba: uccide le persone che un tempo ha salvato, nessuno lo vuole; loro girano solo la testa, nessuno lo aiuta, adesso ha la sua rivincita”. Autentico capolavoro è anche Electric Funeral, un arazzo ricco di cambi di tempo e psichedelia, melodia e pesantezza disarmante, un macigno maciullante che sgorga poi in una rapida conclusione, che tratta l’argomento della decadenza umana dovuta ad una guerra nucleare e, forse, all’avanzare smodato della tecnologia; si parla dell’arrivo imminente di una “marea nucleare”, di lampi nel cielo e “persone d’argilla”, sempre più omologate e stereotipate nel nome della massa, condotti nella tomba da schiavi robotici: “fiori di plastica, sole in fusione, luna radioattiva” sono i sintomi decadenti di un “mondo morente di radiazioni, vittima della frustrazione umana”, impallidito sotto i colpi ciechi e insensibili dell’uomo. Tutto il costruito crolla a pezzi in un “globo bruciante di un fuoco osceno, come una pira di funerale elettrico”, la Terra giace in un cielo di morte e “nel cielo brilla l’occhio elettrico”, probabile riferimento alla possibilità di spiare tutto e tutti attraverso i satelliti. Oltre a essere un pezzo sublime, potente e raffinato, è questo uno dei massimi vertici lirici toccati dalla band, capace di sciorinare una truce poesia nella sua denuncia sociale. Altrettanto dura e monolitica è Hand of Doom, dal testo ancor più sottile e crudo: si fa riferimento all’indole da pecora che alberga negli esseri umani, sempre pronti a rincorrere la massa (“Prendi le tue regole scritte, ti unisci con gli altri stupidi”), ma poi si cita la guerra nel Vietnam e la disperazione di un ragazzo che reagisce ai dolori della vita infilandosi un ago nelle vene, un “piccolo stupido” e “sconsiderato” che “sta dando un bacio alla Morte” rifugiandosi nell’eroina: “la tua mente è piena di piacere, il tuo corpo è malato: a te il suo futile svago”. Dispiace pensare come proprio i Black Sabbath crolleranno, in seguito, sotto le tentazioni degli stupefacenti, rovinando inevitabilmente la loro coesione artistica e le loro vite private. Particolarmente sofferente è la descrizione dettagliata delle conseguenze della puntura: “stai avendo un momento piacevole ragazzo, ma questo non durerà, la tua mente è piena di cose; stai vivendo troppo velocemente, vai fuori a divertirti, non chiuderlo dentro, hai bisogno di qualcuno che ti aiuti; conficca dentro l’ago, sì, adesso conosci la situazione, la tua pelle sta diventando verde, i tuoi occhi non vedono più la realtà della vita, spingi l’ago dentro; la faccia della morte sogghigna malamente, buchi nella tua pelle causati da mortali punture, la testa incomincia a girare, cadi giù sul terreno, senti il tuo corpo pesante, la mano della morte incomincia a ondeggiare: è troppo tardi per cambiare, tu non vuoi imparare il prezzo della vita che nascondi, adesso stai morendo”. Superata la pregevole strumentale Rat Salad, si giunge alla conclusione per mezzo della malinconica ed elegante Fairies Wear Boots/Jack the Stripper, triste racconto di quando Ozzy e Geezer, hippy immarcescibili, si imbatterono in un gruppo di skinhead all’interno di un parco; storditi dal fumo, non capirono bene cosa stesse succedendo, vennero probabilmente aggrediti ma, sempre più rintronati, definirono gli skinhead come “fate con gli stivali”: la sottilissima chiave di lettura potrebbe essere la triste constatazione dell’intolleranza degli estremisti nei confronti di individui pacifici che non recavano loro nessun fastidio tangibile, limitandosi a vivere seguendo i propri istinti. Era solo il 1970, ma i quattro di Birmingham avevano già sfoggiato due poderose zampate vincenti che contribuiranno non poco a delineare la storia dell’heavy metal che verrà.



stefano
Domenica 11 Maggio 2014, 1.30.34
21
Quante cavolate si sono dette nel tempo sui sabbath..... schedati in quel modo, quando ozzy si faceva il segno della croce prima di ogni esibizione (o almeno così ho sentito). Quanta ignoranza e maldicenza
Arrraya
Martedì 15 Maggio 2012, 0.51.47
20
Sono certo che molte cose che vengono scritte debbano essere interpretate in maniera archetipica: Io posso scrivere di getto delle frasi ma sono gli archetipi a parlare per noi.Se per alcuni "who are you?" può sembrare un accozzaglia di non sense, per altri rappresenta un modo di lettura in chiave esoterica. Del resto la musica e i simboli arriva prima all'inconscio di qualsiasi altra cosa, come del resto frasi criptiche solo per chi sa leggerle.
the Thrasher
Martedì 15 Maggio 2012, 0.01.46
19
grazie degli ulteriori graditissimi complimenti a tutti quanti!
Metal4ever90
Lunedì 14 Maggio 2012, 23.29.38
18
Mitici anche a livello testuale, e anche i testi "satanici" hanno il loro fascino. Onore a Geezer! Congrats Rino!
jek
Lunedì 14 Maggio 2012, 20.30.03
17
Grandi Sabbath, innovativi anche nei testi. Ottimo lavoro di Rino nel portarlo in evidenza. Ammetto però che come Billo ho sempre un po' sottovalutato i testi privilegiando la musica.
il vichingo
Lunedì 14 Maggio 2012, 19.23.49
16
Infatti, era da un po' che mi scervellavo chiedendomi: " ma che diavolo avrà voluto dire?"
Subhuman
Lunedì 14 Maggio 2012, 19.20.15
15
pardon, correggo: "paragonare i testi degli AC/DC e dei Manowar a quelli dei Maiden e dei Sabbath è come paragonare Allevi a Chopin"... ora tornano in conti: colpa della stanchezza ahah
Subhuman
Lunedì 14 Maggio 2012, 18.40.42
14
Concordo assolutamente con Dantes e Rino: paragonare i testi dei Sabbath o dei Maiden a quelli degli AC/DC e dei Metallica è come paragonare Allevi a Chopin; non ne afferro il senso, ma non mi stupisco poi se si creano luoghi comuni nel rock/metal come satanismo-donne-birra-guerra-moto, quando invece ─ a voler guardare un po' oltre le banalizzazioni ─ gli artisti vogliono trasmettere ben altro.
il vichingo
Lunedì 14 Maggio 2012, 18.33.49
13
Woah Billo, non cadermi così . Sugli Ac/dc non ho niente da eccepire, ma che i Maiden non abbiamo composto testi all'altezza è un'affermazione che grida vendetta al Cielo. The Thrasher ha ragione da vendere, band come Metallica, i già citati Maiden, Opeth, poi andando sull'estremo, Burzum, Ulver, Taake, Bathory (da Blood fire death in poi) hanno scritto testi a mio avviso stupendi.
Celtic Warrior
Lunedì 14 Maggio 2012, 12.42.50
12
ahah Billo io ho fatto il contrarrio da quando c è internet...
BILLOROCK fci.
Lunedì 14 Maggio 2012, 12.38.47
11
Rino: oddio, no non ho mai approfondito il discorso in effetti !! anni fa mi cimentavo di più nel leggere i testi mi divertivo anche a tradurli, ora come ora ascolto e basta !! W the Thrasher!!
Celtic Warrior
Lunedì 14 Maggio 2012, 12.37.14
10
Grande the thrasher !!! ti stimo moltissimo e grazie del lavoro che tu e tutto lo staff di metallized svolgete .
the Thrasher
Lunedì 14 Maggio 2012, 12.25.47
9
@Billo: guarda che gli iron hanno tra i testi piu colti, fini e densi di metafore della storia del metal, e per loro ho anche curato una serie di articoli di approfondimento.. parlano di romanzi, opere letterarie, battaglie storiche, un sacco di cose che il significato ce l'hanno, eccome... ti consiglio di approfondire l'argomento... band come metallica, megadeth, gli stessi slayer per non dire dei death, poi, hanno dei testi fantastici, sul sociale, sulla vita, su cose molto affascinanti e profonde.. i testi sono sempre stati la forza del metal, quel quid capace di renderlo una musica molto piu profonda e non superficiale...
BILLOROCK fci.
Lunedì 14 Maggio 2012, 12.18.29
8
dantes: il tuo commento è giusto, però ribadisco il mio pensiero che la maggior parte della bands metal e rock hanno composto testi non proprio da urlo, gli ac/dc parlano di bevuto, donne da pub e del potere del rock, gli iron di sangue demoni e antichi conquistatori, i sabbth del demonio e droghe, i manowar di guerre e trionfi, insomma non voglio sminuire queste bands, anzi ripeto la MUSICA PARLA PER LORO, ogni canzone ci trasmette emozioni soggettive; che so, ascoltando i Maiden e Manowar mi vengono in mente le guerre medioevali e e le armate di odino, ascoltando gli ac dc, penso alle grandi bevute in compagnia, ecc...
dantes
Lunedì 14 Maggio 2012, 12.02.36
7
... articolo davvero bello e curato. Testi ora come allora, attualissimi e mai scontati, ... Certo la loro musica è la base, è la struttura portante, ma se i testi fossero stati ruffiani, melensi o sessisti in modo gratuito, credo proprio che l'impatto ed il risultato finale sarebbe stato alquanto inferiore ... quindi non sono molto d'accordo con il commento precedente quando si dice che al pari degli ac-dc, i loro testi non vogliono dire nulla ... credo invece che il rapporto testi/sound per i Black Sabbath sia stato un vero e proprio punto di forza ... ed il peso specifico di tale accoppiata è, secondo me, superiore e ben più di riferimento di quello di altre band dell'epoca e oltre.
BILLOROCK fci.
Lunedì 14 Maggio 2012, 11.43.42
6
muaahahaha
fabio II
Lunedì 14 Maggio 2012, 11.40.25
5
Si si Billo anche la leggenda dei dischi suonati al contrario fa ridere; i dischi di merda devono essere suonati al rovescio, solo quelli, magari diventa bravo anche Ligabue
BILLOROCK fci.
Lunedì 14 Maggio 2012, 11.28.02
4
hola saggio Fabio ll, beh sweet leaf, si si è un inno alla Marijuana!! Per il resto non mi sorprendo erano anni difficili con tensioni sociali, era evidente che una band ch esaltasse il demonio sarebbe stata massacrata, dai lo fanno adesso figuriamoci 30 anni fa!! ps. piccolo aneddoto del sottoscritto, ai tempi della 1 superiore fatta all itis (con scarsi risultati) la prof di religione durante una lezione disse di evitare We are the champions dei queen, conteneva dei messaggi satanici.... io tra me pensai " dio santo ma dove son finito ?? ""
fabio II
Lunedì 14 Maggio 2012, 11.17.05
3
Hola Billo, ma quali satanisti; addirittura i Sabs vennero contestati dai musicisti dell'epoca, i Rolling su tutti, perchè 'After Forever' si diceva contenesse un testo per credenti cristiani e appunto furono additati di aver venduto il culo all'industria discografica. Non ho mai sondato l'argomento, ma 'Sweet Leaf' è sicuramente un inno alla maria...non la mamma però eheh
BILLOROCK fci.
Lunedì 14 Maggio 2012, 10.52.13
2
"satanisti" ecc
BILLOROCK fci.
Lunedì 14 Maggio 2012, 10.51.34
1
personalmente i testi dei Sabbath come quelli degli ac/dc non vogliono dire un cazzo, è la musica che parla per loro !! rimanendo in tema, posso dire che nella biografia di ozzy, lo stesso diceva che del diavolo e cazzate simili non gliene fregava a nessuno di loro, addirittura rifiutarono un invito ad un ritrovo di satnaisti ma alla setta satanica diete fastidio il rifiuto e li minaciarono di sventure e fu così che nacque l idea di indissare le croci al collo... mitico ozzy e grande RINOOOOOOOOOOO
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