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21/03/24
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Black Sabbath - Seventh Star
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( 10142 letture )
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L'insolito "Black Sabbath featuring Tony Iommi", con la sola immagine del chitarrista inglese sbrigativamente appiccicata in copertina, si legge più come un sinistro avvertimento, piuttosto che come una stuzzicante premessa all'ascolto. Allora qualche dubbio ti viene, perché se anche per le uscite soliste del musicista di Birmingham si sarebbe dovuto aspettare il 2000 (Iommi), il disco sembra fare di tutto per mettere l'ingombrante nome della band in secondo piano. Orfano già nel 1985 di David Donato, Bill Ward e Geezer Butler (unico membro fino ad allora permanente), ciò che rimane dei Black Sabbath si vede dunque costretto, per il rispetto di un vincolo contrattuale, a garantire un'uscita discografica che ne porti il nome: tocca quindi ad uno stressatissimo Iommi, armato di baffi d'ordinanza e giubbottino in pelle pesantemente sfrangiato, farsi carico di un compito tanto improbo, soprattutto nei confronti degli esigenti fan. La sua figura, coraggiosamente sola in mezzo alle sabbie del deserto, sembra richiamare un parallelo storico/artistico col tormento mentale sofferto da Sant'Antonio d'Egitto, figura storica alla quale il chitarrista sembra dedicare non solo la decorazione in retrocopertina ma anche alcuni versi di Sphinx e Seventh Star (“…let my spirit go, lead my burning soul to rest…a thousand chanting souls, waiting judgment from God’s hand…the pyramids will fall…" e ancora "…the star will rise again, until destiny is done").
Il dodicesimo album targato Black Sabbath vede quindi la luce come prodotto musicalmente solista ed affidato in sede di registrazione alle cure di nomi affidabili e blasonatissimi -ulteriormente rimescolati in occasione del successivo The Eternal Idol- quali Glenn Hughes (ex bassista e cantante di Trapeze e Deep Purple), Dave Spitz ed Eric Singer. Viene inoltre riconosciuto come membro ufficiale il tastierista Geoff Nicholls, che insieme a Hughes e Jeff Glixman collaborerà ai testi. Il gustoso quanto drammatico aneddoto iniziale viene ben presto dimenticato, dal momento che -almeno nella sua prima parte- Seventh Star suona come un album dei Sabbath, dei "moderni" Sabbath anni Ottanta, a tutti gli effetti. Per quanto impercettibilmente guitar-oriented, nel disco prevale ancora quel contrasto tra il pesante grigiore dei cieli inglesi e l'agilità con la quale la band sa correre sotto di essi, forte della sue professionalità. La batteria di Singer, ingombrante e riverberatissima come imponevano i tempi e le laccate pettinature, pesa come un ritmato macigno su tutte le composizioni: dalla tuonante opener alla ballad non ispiratissima che la segue, questi sono Sabbath suadenti e forse ammorbiditi, rilassati, complici e tuttavia capaci di guadagnarsi l'agognata pagnotta, mentre le canzoni richiamano video con il talco pronto ad esplodere ad ogni percussione del rullante. Dalla semplicità trascinante di Turn to Stone, che con i suoi tre minuti e trenta sembra fatta apposta per l'ascolto radiofonico, all'inarrestabile marcia orientaleggiante della title-track, l'album propone un ascolto facile (sulla riuscita o meno di No Stranger to Love i fan sono tuttora profondamente divisi), ma non una prova svogliata, complice l'eccellente performance di Hughes alla voce, e ci si chiede quale impressione avrebbe destato un'opera del genere scevra del gossip iniziale e candidamente firmata, ulteriormente personalizzata dal solo Iommi. La somma delle parti di Seventh Star suona come un disco parzialmente inespresso, forse per l'intenzione, o piuttosto l'umana debolezza, di tenere il piede in due staffe piuttosto distinte, assicurando una pacata coesistenza tra le aspirazioni creative personali, più dedite all'introspezione ed all'elaborazione mistica, e le diverse influenze che la band aveva progressivamente perso per strada. Tuttavia, i quaranta minuti di musica messi sul piatto sono, nonostante i citati affanni e defezioni, atmosferici e profondamente musicali, pronti a sterzare con decisione di fronte alle banalità, reagendo col corposo blues di Heart Like a Wheel alla commercialità smaccata di Danger Zone ed Angry Heart, capaci in sintesi di quella magia di convincere con ciò che, almeno in apparenza, pare poco.
In un decennio più incline al godereccio scintillio del glam piuttosto che al sinistro doom della provincia britannica, Seventh Star suona inevitabilmente contaminato ma non svenduto, gentilmente imbastardito, di certo non imprescindibile, ma portato a casa con senso pratico ed indubbia dignità di fronte alle circostanze avverse. I tormenti non si sarebbero infatti esauriti con la pubblicazione: all'album seguì un tour durante il quale Hughes ebbe gravi problemi con la voce, che si deteriorò a causa di un pugno alla gola ricevuto durante una lite con l'ex manager del gruppo Don Arden. Dapprima si tentò di rimediare facendo cantare Hughes in playback (la voce originale era del tastierista Nicholls), successivamente si decise di licenziare il cantante per sostituirlo con il compianto Ray Gillen. Nonostante tutto, l'uscita sfrontatamente targata Black Sabbath è un vinile che scorre placido ed imperturbabile come il miglior classic rock, ordinato ed un filo scolastico nelle finali derive AOR, esclusivamente consapevole del suo presente e senza velleità progettuali, né di artistica continuità. A distanza di ventisei anni, l'augurio è che il polistrumentista figlio di immigrati italiani possa risolvere i problemi di salute che lo hanno recentemente afflitto con la stessa efficacia con la quale impacchettò questo disco, che di sicuro "non conquistò il mondo...ma sarebbe potuto risultare molto peggio". Vale, Tony.
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Album dai più sottovalutato, non si sa ancora per quale ragione. E\' un album semplicemente BELLISSIMO. Che poi di Black Sabbath ci sia solo il nome (più per volere della casa discografica) è un altro conto, ma da qui in poi inizierà la \"seconda fase\", quella col solo maestro Iommi al timone... e per quanto mi riguarda è l\'inizio di una serie di album MAGICI: Il qui presente, con alla voce Hughes, è favoloso, un grandissimo album heavy/rock con i classici riffs di Tony e canzoni da paura... da \"In For The Kill\" a \"No Stranger To Love\", alla possente ed epica title-track, alla fantastica (e forse mia preferita) \"Danger Zone\" e \"Angry Heart\". Insomma, se amate il VERO sound rock/metal, questo disco è da possedere e amare, altro che storie!!! |
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Grande disco con un grande cantante anche se l'avessero pubblicato con Ray Gillen che aveva fatto inizialmente l'album. Questo LP è veramente intrigante e particolare per me è un 85 pienissimo. |
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Bel disco, anche se di fatto è un album solista di Iommi, per cui si distanzia un po' dal suono di tutte le formazioni precedenti dei Sabbath. Ottimi sia i brani più tirati (In for the Kill, Turn to Stone, Danger Zone) che quelli più blues (Heart Like a Wheel). Forse un po' troppo corto (se non sbaglio non arriva ai 35 minuti). Ottimi anche gli altri due dischi fatti da Iommi con Hughes. |
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Album minore ma piu che dignitoso. un bel dischetto di heavy metal. Peccato per Iommi e Hughes che al lepoca erano pieni di coca da far schifo e gestirono male tutto il periodo e relativo tour. da riscoprire |
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I sabbath alla fine sono Tony Iommi....anche quest’ albulm fiochissimo! |
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Comperai il vinile alla suasa uscita, e nonostante sia a tutti gli effetti un album di Iommi e Hughes come il bellissimo Fused” è bellissimo. Poco importa se non suona come Sabotage o Mob Rules..Un musicista come Iommi ha sempre dimostrato di sapersi evolvere esplorando vari aspetti della propria arte filtrandoli attraverso una grandissima personalita’ stilistica, basterebbe la title track, ma tutto l’album si mantiene su ottimi livelli. |
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Scusate, non so perché mi ha scritto quattro volte il commento. Magari ho fatto del casino io. Vi prego di cancellare quello che è di troppo! |
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Quello che salta subito alle orecchie ascoltando questo album è il suo essere... anomalo. Suona poco Sabbath, anche se in qualche frangente sembra anticipare alcune cose di The Eternal Idol, quasi fosse un passo obbligato per poter aprire una nuova fase nella storia della band, una fase stilisticamente abbastanza diversa da ciò che c'era stato nel passato (più o meno recente). Ad ogni modo rimane un bel disco! Almeno metà delle canzoni sono notevoli. Voto 80 |
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Quello che salta subito alle orecchie ascoltando questo album è il suo essere... anomalo. Suona poco Sabbath, anche se in qualche frangente sembra anticipare alcune cose di The Eternal Idol, quasi fosse un passo obbligato per poter aprire una nuova fase nella storia della band, una fase stilisticamente abbastanza diversa da ciò che c'era stato nel passato (più o meno recente). Ad ogni modo rimane un bel disco! Almeno metà delle canzoni sono notevoli. Voto 80 |
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Quello che salta subito alle orecchie ascoltando questo album è il suo essere... anomalo. Suona poco Sabbath, anche se in qualche frangente sembra anticipare alcune cose di The Eternal Idol, quasi fosse un passo obbligato per poter aprire una nuova fase nella storia della band, una fase stilisticamente abbastanza diversa da ciò che c'era stato nel passato (più o meno recente). Ad ogni modo rimane un bel disco! Almeno metà delle canzoni sono notevoli. Voto 80 |
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Quello che salta subito alle orecchie ascoltando questo album è il suo essere... anomalo. Suona poco Sabbath, anche se in qualche frangente sembra anticipare alcune cose di The Eternal Idol, quasi fosse un passo obbligato per poter aprire una nuova fase nella storia della band, una fase stilisticamente abbastanza diversa da ciò che c'era stato nel passato (più o meno recente). Ad ogni modo rimane un bel disco! Almeno metà delle canzoni sono notevoli. Voto 80 |
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Ancora una volta il gran cerimoniere si affida all'ugola di un ex Purple ed il risultato è strabiliante. Disco in sé e per sé anomalo nella discografia del Sabba Nero, ma imprescindibile per capire la grandezza del duo Iommi-Hughes. Quest'ultimo all'epoca, malgrado fosse disfatto ad sostanze più o meno lecite, era ancora una potenza assoluta come attestano Heart like a wheel in cui la sua voce letteralmente fa meraviglie (e Iommi piazza uno dei suoi migliori assoli di sempre) ed In memory in cui il cantante raggiunge vette disumane. Ma tutto l'album, assai variegato, è splendido. Dal metal terremotante di In for the kill alla ballata No stranger to love, dall'HR di Turn to stone alla bellissima Seventh star. A mio avviso degno di stare a fianco di altri classici. 80 |
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Come ha scritto qualcuno,questo disco potrebbe benissimo intitolarsi solo Iommi!! ad ogni modo è un buon album hard rock,tranquillo che svela un lato piu' melodico dei sabbath..come se i Bon Jovi,fosserò piu' cupi. |
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allora considerarlo dei black sabbath e' un po' forzato poi pero' e' un disco stupendo iommi e hughes da brividi .....90-95 |
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Altro Capolavoro questo Seventh Star, Voto: 89/100. Semplicemente un lavoro GRANDIOSO con dei riff tra i migliori della carriera di Tony Iommi, canzoni una più bella dell'altra e poi la Durata 34 min. che si ascoltano con immenso piacere, per poi ripetere l'ascolto all'infinito. |
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Questo disco c'entra poco con i Black Sabbath, al pari di Come taste the band con i Deep Purple. Ma che problema c'è? Si fanno ascoltare al meglio, e quindi il mio voto è più che positivo. |
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stupendo! è un disco perfetto... anche se la line up del sabba e assente, il platter non mostra mai il fianco..e nonostante sia uno dei dischimeno conosciuti del sabba, bhe c'è da congratularsi per il risultato che moltissime band che sia allora che oggi si sognano ..voto 86 fate voi..ascoltatelo!! |
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richiamato anche dal titolo piu' che un disco dei Sabbath e' un solista di Iommy, aggravato dal fatto che i musicisti che ne fanno parte con i Sabbath precedenti non centrano nulla tranne per Geoff Nichols vero 5 membro in penombra aggiunto. Il buon Iommy da vecchio lupo di mare qual'e' radunando degli illustri session man dell'hard rock (Eric Singer alla batteria ora Kiss e Dave Spitz al basso) a pero' dato vita ad un ibrido, con buone soluzioni, ma pur sempre un ibrido deludendo le attese. Sostanzialmente e' un buon lavoro ma niente piu'. Neanche "sua maesta'" Glenn Hughes (qui solo cantante) che con tutto il fascino e carisma della sua splendida voce non riesce ad elevare la qualita' del disco al livello che meriterebbe. Immaginatelo con i vari Ozzy, Dio, Appice, Butler, Gillan, Murray, Powell etc ? Ok, ok chiedo forse troppo. |
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A me piace molto questo album anche perchè adoro glenn hughes (anche no stranger to love a me piace). Effettivamente di sabbath non ha molto ma essendo stata una imposizione della casa discografica non credo che si possa imputare qualcosa a Iommi. |
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addirittura "una mezza merda"....a me è sempre sembrato una bomba...un grande album,ottimi musicisti..album sottovalutato. |
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Per me invece i Black Sabbath sono Iommi e questo è il primo disco in cui ne abbiamo la riprova inconfutabile. è pienamente un disco dei Sabbath; anzi,secondo me avrebbero dovuto usare il moniker anche per il più recente FUSED (altro capolavoro). Che altro dire se non che è un disco meraviglioso che avrebbe meritato di avere un buon tour mondiale a almeno un seguito discografico;purtroppo in quel periodo della sua vita Glenn Hughes era messo malissimo (per fortuna si è ripreso in modo incredibile e inprevedibile: la sua foce di oggi è la stessa di 20 anni fa,la sua voglia di fare è aumentata così come la professionalità e con Iommi alla fine ci hanno accontentati con 2 dischi freschi freschi come Dep Session e Fused) |
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Album bellissimo e che purtroppo risultò penalizzato proprio dal monicker Black Sabbath. Questo è un album solista di Iommi |
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Sarà, ma io sono sempre stato innamorato di questo disco, il mastodontico riffone di "Seventh Star" è una delle cose più belle mai partorite dalla splendida sei corde del mitico Iommi. E poi canta Glenn, all'epoca pieno di roba fin sopra i capelli e completamente fuori controllo (basta leggere la bellissima biografia di Iommi), ma capace di arrivare a vette innarrivabili per qualsiasi altro cantante. Ottimo |
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una mezza merda....se non ci fosse stato tony non avrebbe venduto niente.mai piaciuto comprato solo x la devozione che ho x i sabbath. |
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Uno dei dischi + belli dei Sabba, anche perchè ci canta il + grande di tutti : THE VOICE. |
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Mah, a me piace un casino, sarà per l'aurea di mistero che avvolge le canzoni, sarà per la splendida voce di Glenn (allora era ancora "fuori" ma cantava divinamente), in una delle sue rare apparizioni negli '80, sarà perchè le canzoni, la magnifica "Seventh Star" in testa sono molto belle, sarà semplicemente perchè ne sono affezionato. Da avere assolutamente, punto e basta. |
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Pur concordando con la rece di Marco, questo è un altro caso di cui si discuteva con Raven qualche giorno fa; nei mid '80 molti acts metal finirono per abbracciare il class, reale ispirazione o scaltro adeguamento commerciale? in quest'ottica preferisco il debutto dei Phenomena, praticamente coetaneo |
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E' un album che non ho mai digerito, troppo AOR, troppo leggero e con la batteria troppo in primo piano. La classe dei componenti non è sufficiente ad elevare il mio giudizio, visto e sentito anche ciò che la coppia Hughes/IOMMI ha partorito nelle due uscite a loro nome, musica pesante e più BS di questo. 50. |
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Appena sufficiente...i Sabbath sono altro! |
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In una parola: piacevole, i Sabbath? Sono altra cosa. |
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Secondo me il disco in se non e' male (hughes grande voce) ma c'entra poco con i sabbath, troppo morbidi x i miei gusti rispetto al loro suono del periodo classico con ozzy prima e rj dio dopo, questo cd lo considero alla stregua di un side project e basta |
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Avevo comperato il vinile all'epoca e onestamente non mi ricordavo più di averlo. Sicuramente non mi aveva entusiasmato. Visto che l'ho ritrovato e l'avevo pagato £16.000 e visto il bel disegno nella copertina interna proverò a riascoltarlo ma con poco entusiasmo. Certo che nella foto di copertina Iommi non sprizza gioia... |
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i Sabbath han fatto molto ma molto, ma molto meglio! |
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Rendiamoci conto.. black sabbath featuring iommi ?? ma per favore, nome profanato questi non sono i Sbbath, sono una band che ha come partecipante Iommy !! cmq tempo fa lo comprai questo disco, lo misi via dopo 3 ascolti, voto 50 !! |
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@ Hellion: grazie della segnalazione è ovviamente un refuso l'anno è il 1986. La correzione è stata eseguita. |
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..si ma non è del 1976 |
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L'album tutto sommato è valido, ma non l'ho mai considerato un disco dei BS. Doveva essere un lavoro da attribuire solo a Iommi, ma la casa discografica fece di tutto per metterci in qualche modo il monicker dei BS. Recensione ineccepibile, bravo Marco! |
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Sicuramente non è una delle uscite più fortunate del Sabba Nero. Però rimane comunque indubbia la classe di Tony Iommi. 75/100, ma di sicuro non l'avrei mai comprato se non ci fosse stampato sopra il suo nome e quello dei "Black Sabbath"... |
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A me questo disco mi e' sempre piaciuto moltissimo anche perche' io amo la voce di Glenn Hughes e la chitarra di Tony in questo album e' veramente notevole. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. In for the Kill 2. No Stranger to Love 3. Turn to Stone 4. Sphinx (The Guardian) 5. Seventh Star 6. Danger Zone 7. Heart Like a Wheel 8. Angry Heart 9. In Memory... 10. No Stranger to Love (Alternative Version)
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Line Up
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Glenn Hughes (Voce) Tony Iommi (Chitarra) Geoff Nicholls (Tastiere) Dave Spitz (Basso) Eric Singer (Batteria)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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