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AA. VV. - Officina dei Sogni 2 - A Tribute to Strana Officina
( 4946 letture )
Quello che la Strana Officina ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi per i tanti fan che nel corso degli anni hanno conservato nel loro cuore il ricordo del loro primo incontro con la storica band livornese, non può essere spiegato a parole. La Strana Officina non è stata solo una delle prime e più importanti metal band italiane, che di per sé è un merito purtroppo riconosciuto da pochi, ma è stata un simbolo, un punto di riferimento, un esempio e, per tanti, un vero e proprio amore. Nascere in Italia e pensare di portare avanti un progetto musicale è già di per sé una scelta sconsiderata, in un Paese nel quale la cultura dovrebbe essere la prima fonte di reddito per tutti i suoi abitanti e invece è ancora oggi trattata come un optional, tanto dalle persone comuni, quanto dai loro –non a caso- rappresentanti (“fatevi un panino con la cultura, se vi riesce”, è una famosa battuta che lunga la dice su fin troppe cose, in Italia). Ma l’idea che si possa portare avanti addirittura un progetto musicale di heavy metal è pura follia, un’eresia, una cosa che si dice ridendo e vergognandosi quasi. Vale oggi, figuriamoci alla fine degli anni 70, quando nella migliore delle ipotesi si poteva essere considerati direttamente dei drogati o gente pericolosa e da cui stare lontani. La Strana Officina era un gruppo fatto dal basso e, come in Inghilterra, proveniva dalla classe operaia e proletaria e ne era orgogliosamente parte, fin dal nome. La sua musica nasceva dall’hard rock degli anni 70, ma portava con sé i germi della ribellione, del punk e del nascente movimento metal, come le radici dell’unica vera espressione rock che si radicò per un periodo nel Bel Paese, il prog rock. Inutile ripercorrere tutta la storia di una band che ogni amante dell’heavy italiano deve conoscere, come inutile gettare nuova retorica sulla tragica morte di Fabio e Roberto Cappanera. Non è inutile invece sottolineare come, in un Paese nel quale il metal è sempre rimasto un fenomeno marginale e non radicato, la Strana Officina abbia saputo guadagnare il rispetto di tutti, dai fan ai membri delle altre band contemporanee e successive. La band livornese grazie alla sincerità profonda della sua musica, all’ispirazione vera, al suo essere sempre radicata nella sua identità e, non dimentichiamolo, al valore intrinseco della sua musica, ha lasciato un segno indelebile. Un segno che ha resistito al tempo e che rinnova la sua profondità ancora oggi.

OFFICINA DEI SOGNI
Il presente tributo, come esaustivamente ricordato nel lungo e commovente articolo realizzato dal curatore, ideatore e finanziatore dell’intero progetto, Claudio Pino, voce del programma Loud’n’Proud ospitato da Radio Diffusione Pistoia, è la seconda parte di un lavoro che aveva avuto una prima uscita già due anni fa. All’epoca, le band coinvolte furono tutte toscane e si trattò di un progetto nato quasi per gioco, molto velocemente, con l’esplicito e unico scopo di rendere omaggio alla band dei fratelli Cappanera e dei loro compagni. Omaggio che, in questa nuova edizione, ha voluto assumere una forma ancora più completa ed importante. Il formato è quello del doppio CD e le band coinvolte stavolta sono ben diciannove: dodici italiane e sette straniere oltre a tre ospiti, due stranieri e uno italiano. Le difficoltà di tutti i tipi –non secondarie quelle economiche- affrontate per realizzare questo tributo la dicono già lunga sullo spirito e sulla reale passione che il curatore ha riversato in esso. Il doppio CD è peraltro accompagnato da un bellissimo booklet di ventidue pagine, che oltre alla presentazione degli artisti coinvolti, offre una lunga carrellata di foto, poster e memorabilia vario della Strana Officina e il bellissimo articolo di Claudio Pino, il quale ripercorre la scena italiana dell’epoca, la storia della band, rivelandoci infine i retroscena della creazione di questo tributo. Colpisce in particolare la sezione nella quale ci viene raccontato il difficile approccio con le band straniere che, di fatto, non avevano mai sentito parlare della Strana Officina, le quali hanno poi restituito passione e amore per la sua musica una volta ascoltati i brani, tanto da cimentarsi anche in quelli cantati in italiano. Un omaggio sincero e non dovuto, che conferma quanto il riconoscimento della musica di valore prescinda dal contesto da cui proviene.

IL TRIBUTO
Come tutti i tributi realizzati da più artisti diversi, provenienti da background e generi magari lontani tra loro, registrati, prodotti e mixati in studi diversi e con tecnologie diverse, il rischio è quello di trovarsi di fronte un prodotto finale disomogeneo sotto tutti i punti di vista, col risultato che l’ascolto risulti difficoltoso e poco piacevole. Fortunatamente, nel caso in questione, pur con gli inevitabili sali e scendi, il risultato è più che buono da un punto di vista di resa sonora e sebbene ciascun gruppo conservi la propria identità e il proprio suono, l’ascolto non risente troppo del cambio di “mano”. Le interpretazioni sono quasi tutte ipervitaminizzate, ma non plasticose o inutilmente aggressive, anzi. Il rispetto con cui i brani vengono resi è totale e si tratta essenzialmente solo di un aggiornamento rispetto alle sonorità attuali, che non prevarica mai l’anima dei brani e non pretende di nascondere la loro provenienza dai primi anni 80. Anche a livello qualitativo, non troviamo quei fastidiosi salti tra un’interpretazione o un’altra, data dalla diversa riuscita della cover. In effetti, anche gli episodi meno significativi mantengono comunque un livello più che dignitoso e riescono a rendere il giusto merito agli originali. Ovviamente, molto particolari risultano le rese dei brani in italiano da parte dei gruppi stranieri, a causa di alcune pronunce un po’ esotiche, che alla fine comunque contribuiscono a dare una nuova luce alle canzoni e a caratterizzarle in maniera divertente e piacevole. Il lavoro fatto anche sotto questo aspetto è comunque encomiabile e molto serio e dovrebbe aiutare molti dei gruppi italiani che cantano in un inglese maccheronico a voler essere buoni, a capire quanto possa risultare ridicolo ad un ascoltatore anglofono un approccio superficiale o errato all’idioma e, di conseguenza, che danno possa apportare alla credibilità della loro proposta. Il primo CD vede in gran parte all’opera gruppi italiani, con l’eccezione degli Avenger, storica band NWOBHM, degli Zarpa, metal band spagnola, dei conosciuti Benedictum band statunitense capitanata da Veronica Freeman e dall’ospitata di Jack Starr (Virgin Steele, Burning Starr) assieme ai Darking per The Ritual. Colpiscono praticamente tutte le cover, con l’ottimo trittico iniziale aperto dai toscani Renegade che hanno l’arduo compito di dare il via alle danze con una potente e dinamica versione di Gamblin’ Man, nella quale la band e il singer Stefano Senesi danno veramente tutto quello che hanno. Molto buona anche la King Troll degli Avenger, forse una delle cover più coinvolgenti in assoluto. Segue la rovente Beat the Hammer, cadenzata ma comunque molto dinamica nella versione dei Devil’s Mojito. Arriva il momento di uno dei capisaldi assoluti della produzione della Strana Officina, Autostrada dei Sogni. Gli spagnoli, aiutati dalla convincente voce di Vicente Feijòo, riescono a svolgere davvero un ottimo lavoro metallizzando il brano senza snaturarlo. Senza proseguire in un lungo elenco, citiamo ancora l’intensa prova di Morby (Sabotage, Domine) con i Silver Horses di Gianluca Galli (Mantra, Time Machine), la rovente e ottima prova degli Smelly Boggs, l’ottima Black Moon dei Revenge che al solito a malapena contiene lo straripante Red Crotalo, l’incazzatissima Profumo di Puttana amorevolmente devastata dai thrasher Game Over e la splendida versione di Officina fornita dai The Black, uno dei punti massimi dell’intero lavoro.
Il secondo CD è quello che ospita invece la maggior parte dei contributi provenienti dall’estero, con qualche gustoso ripescaggio dalla prima edizione. Aprono i bolognesi Crying Steel, altra perla dell’underground italiano, che assieme all’ottimo canadese alla voce, sparano una taglientissima versione di Metal Brigade. Segue War Games dei Tygers of Pan Tang: la storica band inglese è anche la “responsabile” della presenza di tanti gruppi esteri in questo tributo, dato che la voglia di coinvolgerla era talmente forte da dare poi l’idea per allargare il giro dei partecipanti. La loro versione, graziata da una splendida prova di Jack Meille alla voce, si caratterizza per l’ottimo lavoro alle chitarre, graffianti e sature come di consueto. Grande prova proviene invece dalle Sledge Leather, band di Leather Leone (ex-Chastain) che si conferma splendida voce metal al femminile al servizio di una resa riuscitissima di Burning Wings. Molto valida anche la versione di Don’t Cry affidata ai Death Dealer, una piacevole sorpresa. Tornando per un attimo in Italia, difficile non citare l’ottima e lunga Guerra Triste, interpretata da L’Impero delle Ombre, con una delle prove più sentite in assoluto. Qualche ulteriore chicca proviene dagli Holocaust, storica band NWOBHM inglese che propone una scattante e veemente versione dell’anthem Non Sei Normale e dalla rabbiosa versione di Viaggio in Inghilterra dei ritrovati In.Si.Dia, prima della chiusura affidata a tre brani provenienti dalla prima edizione di Officina dei Sogni. In particolare, sono le versioni di Eldritch e, soprattutto, Dark Quarterer a colpire il bersaglio grosso: in entrambe, la vena prog dei due gruppi viene fuori abbinandosi splendidamente a Unknown Soldier e Luna Nera, col risultato di regalare brividi veri all’ascoltatore. Assolutamente da rimarcare la meravigliosa prova vocale di Gianni Nepi e Terence Holler e il coraggio di entrambe le band di fare quel passo in più in termini di arrangiamento, che come per The Black e L’Impero delle Ombre rende i brani speciali e meritevoli della palma di miglior prestazione. Chiude l’arrembante versione di Officina affidata agli Ancillotti, band formata dal grande Bud, che ospita però stavolta il primo singer della Strana, Johnny Salani, che col suo caratteristico timbro e le tematiche affrontate contribuì in maniera sostanziale alla definizione dell’identità del gruppo, nei suoi primi giorni.

UN TRIBUTO VERO
Non saremo tacciati di eccessiva malizia, affermando che nell’affollato mondo dei tributi è davvero difficile trovare un lavoro sincero e sentito come questo Officina dei Sogni 2. Non è solo nelle parole di chi ha curato l’intero lavoro che rintraccerete il vero amore per la Strana Officina. Tutti i gruppi coinvolti hanno cercato di rendere il giusto merito alla musica della band italiana e, in qualche caso, il sincero tributo va anche oltre, diventando un’opera artistica credibile e dotata di grande fascino. Non si può sinceramente chiedere di più a un lavoro che, ricordiamolo non per sminuire ma per esaltare, nasce come autoproduzione fai da te e, in conclusione, tanto a livello di resa sonora, quanto di packaging e qualità delle prove offerte, va ben oltre l’onesto omaggio. Le quasi due ore di musica e l’ottimo booklet sono un risultato davvero notevole e premiano il grande sforzo produttivo e organizzativo messo in campo. Officina dei Sogni 2 ha qualche inevitabile difetto legato alle operazioni di questo tipo, ma offre anche diversi meriti e tra questi c’è indubbiamente quello di aver coinvolto nell’operazione molti musicisti stranieri, che hanno saputo entrare nella musica e nell’idea del tributo ad un gruppo di cui non avevano mai sentito parlare e la cui musica li ha comunque colpiti al punto di accettare di mettere il proprio monicker in gioco. Per le band italiane non si può che spendere delle parole di elogio, dato il livello medio significativo messo in luce, che non sfigura ormai in niente rispetto ai colleghi stranieri e nel caso di alcune testimonia quanto stretto stia il confine nazionale (chi ha detto Dark Quarterer?). Al pubblico infine va la scelta: comprare un CD al giorno d’oggi è comunque un investimento e spesso spendere per un tributo può sembrare superfluo, specialmente se non si parla dei soliti “grupponi” stranieri. Officina dei Sogni 2 è un tributo vero, che parte dal basso, da quell’underground di cui tanto si parla e che stavolta ha dato vita ad un lavoro ben fatto, ottimamente interpretato in quasi tutti i suoi episodi e che non fa che confermare il valore assoluto dei brani originali della Strana Officina. Merita la vostra attenzione.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
50.18 su 808 voti [ VOTA]
Knifedge
Venerdì 7 Novembre 2014, 12.44.12
11
Complessivamente superiore al primo volume, che conteneva grandi pezzi (i migliori anche qui inclusi) ma anche interpretazioni da capestro. Qui non ci sono gravi cadute di tono.
Fly 74
Giovedì 6 Novembre 2014, 12.21.56
10
Ottimo tributo, organizzato e suonato con tanta passione, se lo merita la Strana. Leather Leone in Burning wings è stratosferica !
Elluis
Giovedì 6 Novembre 2014, 11.14.22
9
@deathgaze se ti leggi bene la recensione qua sopra lo spiega chiaramente chi erano, e chi sono oggi...... se non li conosci, ascoltali, e come dice @Lizard nell'ultima frase, "merita la tua attenzione" !
hj
Giovedì 6 Novembre 2014, 11.12.28
8
@deathgaze, chiedi a gugol
deathgaze
Giovedì 6 Novembre 2014, 11.06.53
7
Chi sono la Strana Officina?
Sambalzalzal
Giovedì 6 Novembre 2014, 10.52.28
6
cazzo che scaletta e che nomi! Giusto omaggio ad un gruppo leggendario! Non sapevo fosse uscito, lo ordino immediatamente!
AL
Giovedì 6 Novembre 2014, 10.40.37
5
devo fare mio questo cd!
Andy Thrasher
Giovedì 6 Novembre 2014, 2.15.05
4
Beh alla fine le recensioni servono anche a questo, e poi mi piace ancora comprare i dischi a scatola chiusa (o appena aperta al massimo) per il gusto della scoperta. I tributi se fatti bene sono una gran cosa, qui non si tratta dell'ennesimo tributo ai Black Sabbath, ma al gruppo HM Italiano per eccellenza. Ed ha coinvolto non solo band italiane. Un giorno mi piacerebbe vedere un tributo a Sabotage o Necrodeath, i miei gruppi italiani preferiti.
Loser
Giovedì 6 Novembre 2014, 1.08.06
3
D'obbligo allora anche un tributo ai Royal Airforce Certo è che sti tributi in generale hanno rotto e da tanto...
Lizard
Mercoledì 5 Novembre 2014, 13.54.49
2
Ciao Andy e grazie per il riscontro, mi fa piacere se fai un giretto su google e facebook trovi tutto facilmente!
Andy Thrasher
Martedì 4 Novembre 2014, 23.30.02
1
Ok Lizard, mi hai convinto. Come posso acquistare il CD?
INFORMAZIONI
2014
Loud N’ Proud Records
Heavy
Tracklist
CD 1
1. Gamblin’ Man
2. King Troll
3. Beat the Hammer
4. Autostrada dei Sogni
5. Falling Star
6. Sole Mare Cuore
7. Gone Tomorrow
8. The Ritual
9. Black Moon
10. Profumo di Puttana
11. Officina

CD 2
1. Metal Brigade
2. War Games
3. Burning Wings
4. Don’t Cry
5. Guerra Triste
6. The Kiss of Death
7. Non Sei Normale
8. Viaggio in Inghilterra
9. Unknown Soldier
10. Luna Nera
11. Officina
Line Up
CD 1
1. Renegade
2. Avenger
3. Devil’s Mojito
4. Zarpa
5. Silver Horses featuring Morby
6. Smelly Boggs
7. Benedictum
8. Darking featuring Jack Starr
9. Revenge
10. Game Over
11. The Black

CD 2
1. Crying Steel featuring Rick Hughes
2. Tygers of Pan Tang
3. Sledge Leather
4. Death Dealer
5. L’Impero delle Ombre
6. Rod Sacred
7. Holocaust
8. In.Si.Dia
9. Eldricth
10. Dark Quarterer
11. Ancillotti featuring Johnny Salani
 
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