L’evento è uno di quelli più apprezzati e conosciuti dell’intero proscenio metallico: fin dai primi anni 90, il Wacken Open Air raccoglie la crema della musica dura planetaria e, dunque, non ha certo bisogno di presentazioni. Negli ultimi anni l’importanza dell’evento è diventata a dir poco clamorosa, tanto che oggi possiamo parlarne come di uno dei migliori festival in assoluto, nonché capace di radunare cifre di spettatori veramente considerevoli. Il triplo DVD che arriva sulle nostre scrivanie è una gustosa panoramica sulla kermesse del 2012, un documento attraverso il quale è possibile rivivere i momenti migliori delle tre giornate e rivedere all’opera i protagonisti che hanno arricchito un bill davvero niente male, peraltro con una qualità audio e video impeccabile. Il lavoro si lascia guardare con scorrevolezza e trasporto, regalando ottimi suoni e altrettanto ottime riprese, esaltate da inquadrature nitide e ferme sui vari musicisti, senza dispensare cambi di inquadratura troppo frequenti o eccessivi. La telecamera si concentra sovente anche sul pubblico, senza rendere stucchevole la cosa, ed è bello ammirare gli spettacolari circle pit o gli sguardi entusiasti dei tanti ragazzi presenti, radunati in un’immensa pozza di fango.
Il primo dei tre dischetti si apre con un trittico di canzoni affidate ai solidi Hammerfall e mostra immediatamente una resa più che valida, oltre che una band in forma: forse l’esibizione dei Nostri sembra fin troppo composta, ma la prova vocale del singer è valida e si rivela il valore aggiunto, che tocca l’apice in Hearts on Fire. Quando entrano in scena i colossali Testament, però, il livello si alza clamorosamente: bastano le prime parole rivolte al pubblico dall’imponente Chuck Billy a mettere i brividi. Quando si scatena il riff teso di More Than Meets the Eve è già impossibile restare fermi, ma la band californiana si rivela una macchina da guerra nell’intero arco della sua esibizione: chitarre taglienti, ritmi puntuali, una performance vocale poderosa ed un’energia che non risente neppure della luce del sole, che avrebbe potuto guastare l’atmosfera. Nascosto sotto i suoi occhiali neri ed in tenuta d’ordinanza -gilet di pelle e pantaloni di jeans- Billy trasuda carisma e coinvolge il pubblico durante lo strepitoso assolo della trascinante Over the Wall, il pezzo classico per eccellenza; alla batteria spicca la figura massiccia di un Gene Hoglan insuperabile. Seguono un paio di pezzi dei The Boss Hoss, band che porta in scena un’atmosfera western e si dimostra brava ad interagire col pubblico, scatenando divertenti danze nel fango. Quando finalmente cala la sera, tocca agli Edguy intrattenere gli astanti con le proprie chitarre potenti: le luci creano un’atmosfera del tutto differente e la carica di pezzi speed come Babylon risulta graditissima. Il pathos sale alle stelle quando sul proscenio del Wacken giungono i danesi Volbeat, col loro ibrido di thrash metal e rockabilly: la carica trasmessa è devastante, l’impatto visivo semplice ma irresistibile. Canzoni come 7 Shots hanno una resa eccezionale; da segnalare l’arrivo sul palco di Mille Petrozza dei Kreator (ospitato anche nella versione in studio), che però appare un po’ impacciato senza la sua chitarra e agghindato con degli improbabili pantaloncini sulla caviglia. Altra ospitata di lusso, infine, durante Evelyn, eseguita alla voce dal ringhioso Barney Greenway dei Napalm Death: l’incrocio di due stili opposti, la dimostrazione delle tante influenze dei Volbeat e la piacevole constatazione di come sonorità apparentemente discordanti possano mescolarsi grazie all’apertura mentale di artisti quali questi mitici danesi.
L’urlo di Biff Byford e il riffone epocale di Heavy Metal Thunder aprono il secondo DVD mettendo da subito i brividi. Una carica poderosa, che affonda le proprie radici nella Gloria, ci presenta i Saxon in tenuta smagliante, con la voce di Byford rampante e sontuosa. La band inglese suona perfetta, come su disco: un risultato invidiabile, considerata l’età di queste leggende. I nonnetti sono un autentico spettacolo, il pubblico canta a squarciagola e, dopo la fresca Hammer of the Gods, i bikers deliziano la platea con un’altra fetta di emozioni e ricordi qual’è l’altrettanto epica Power and the Glory. Quando a Byford intercedono i riccioli prorompenti di Bobby Ellsowrth, i presenti fanno un altro tuffo nella storia: non steccano nemmeno gli Overkill, alle prese con i riff nevrotici di due pezzi recenti e poi capaci di scatenare un moshpit bestiale con la straripante Rotten to the Core, che a distanza di tanti lustri fa ancora le scarpe ad ogni pezzo più moderno. La voce gracchiante di Ellsworth è la stessa di sempre, e anche davanti allo schermo è difficile restare fermi. Fa un po’ effetto vedere i vampiri alla luce del sole e infatti la prova dei Cradle of Filth risente della scarsa atmosfera; va meglio invece con i cinesi Suffocated, che sotto un diluvio universale dispensano musica potente e facce sempre sorridenti. Assieme alle tenebre cala anche l’abisso sonoro perpetuato dal death truce dei Decapitated, ma poi si cambia di netto grazie ai Djerv, che ibridano rock, heavy e black metal e offrono una bella prova vocale nella persona della biondissima singer Agnete. Il disco è chiuso da tre pezzi degli Schandmaul ed è un finale con i fiocchi, scandito da atmosfera, pathos, ballate popolari, scenografia a tema, strumenti atipici e sonorità folk molto affascinanti.
L’ultimo DVD è forse quello meno appetibile agli appassionati di metal classico, anche se ad aprire le danze è Zachary Stevens con i suoi Circle II Circle. Nonostante il carisma del singer, però, la band sembra fin troppo raffinata e le emozioni che ne scaturiscono non sono certo impetuose. Va meglio col rock nervoso dei Riotgod, band americana con un vocalist dalle movenze convulse, o con lo stoner dei Red Fang, mentre gli heavy-metallers Crimes of Passion dimostrano un carisma buono ma perfettibile a livello internazionale. L’energia si fa insostenibile con l’avvento dei Warrior Soul e soprattutto con la massacrante performance dei Nasum, che non fanno prigionieri col loro grind-death e dedicano la serata al loro singer scomparso nel maremoto dell’Oceano Indiano (2004), Mieszko Talarczyk. La violenza è ormai salita definitivamente al potere e viene mantenuta vivida dal metalcore feroce degli Unearth, innervato da pregevoli inserti melodici. Poco aggiungono al computo globale le esibizioni di Ghost Brigade e Graveyard, mentre la conclusione del tutto viene affidata all’evocativa atmosfera creata dai portoghesi Moonspell, con le loro curvature gotiche assai decadenti. Violini e chitarre acustiche accompagnano le marce funeree e le teatrali recitazioni vocali del combo lusitano, che mette fine a questa rassegna col giusto tono celebrativo. Va detto che nel DVD sono presenti anche alcuni filmati-extra girati direttamente in mezzo alla folla di appassionati giunta in loco, mentre la scelta di isolare solo due-tre brani per ogni formazione è più che altro forzata da motivi di spazio. A tutti sarebbe piaciuto poter ammirare le intere scalette dei propri beniamini, però a suo modo questa selezione ci permette di ammirare il meglio del meglio di quanto visto sugli assi del celebre festival.
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