Prima di partire con la recensione di questo doppio tribute album, è necessario un breve riassunto per tutti quegli appassionati di musica heavy metal che non conoscono gli Heavy Load. Fondata dai fratelli Wahlquist nel 1976, la band di Stoccolma è spesso annoverata come la prima realtà heavy metal della Svezia; vista la locazione geografica, pare quasi scontato appuntare le tematiche vichinge che hanno sempre caratterizzato le loro composizioni, in un genere che, alla fine degli anni settanta, era semplicemente catalogato come heavy metal, pur portandosi dietro le influenze che in futuro avrebbero coinvolto il power e l’epic metal. Oltre ad essere fautori di brani che sono diventati dei veri e propri inni dell’heavy metal, la caratteristica più importante degli Heavy Load è quella di essere una delle prime -se non la prima- risposta ai prolificissimi Stati Uniti che con Cirith Ungol, Manilla Road (nel 1977) e Manowar (nel 1980), potevano vantare una line-up di heavy metal da capogiro. Inquadrata l’importanza di questa band per tutto il metal europeo, appare abbastanza scontato il motivo per cui ben ventuno band -più o meno famose- si sono dette disponibili a registrare una cover di un pezzo storico appartenente al periodo d’attività in studio della band (1976-1985).
La produzione dell’album è appropriata e si mantiene su un livello bilanciato per quasi tutta la registrazione, dando così la possibilità alle band di mettere in mostra le proprie qualità su un campo neutro. Ovviamente, sarebbe un lavoro inutile, quanto prolisso procedere con una analisi track-by-track di questo tributo, motivo per cui ci concentreremo principalmente sugli episodi più degni di nota e sul complesso del doppio album. L’introduttiva Dark Nights, uno dei brani più belli degli Heavy Load ci mostra la valida prova degli Shadows of Steel, soprattutto a livello solista. Lavoro d’eccezione -e particolarmente piacevole- per il nostro orgoglio nazionale dal nome più importante, gli Arthemis, alle prese con la cover di Might for Right: ineccepibile la prova vocale dell'ex singer Alessio Garavello -la cover risale infatti al terzo album in studio della band, Golden Dawn- così come il lavoro solista di un incontenibile Andrea Martongelli. Meno arzigogolata e più d’impatto, è da segnalare anche la prova dei Barbarians, alle prese con una rivisitazione più cattiva di Moonlight Speel. Nel secondo disco sono da segnalarsi la bella prova dei Crazy Rain di Heavy Metal Heaven, l’energica Trespasser made in Black Inside e la conclusiva Run with the Devil, in un lavoro sommariamente di discreto livello e che potrà soddisfare i fedelissimi del combo svedese e delle formazioni qui presenti.
Alla fine, cosa ci rimane di un disco tributo come questo? Quali possono essere i pregi ed i difetti di un lavoro del genere? Innanzitutto possiamo riscontrare dei lati positivi sia per i fan nostalgici degli Heavy Load, sia per i giovani pupilli che ancora non li conoscono: prima di tutto si ha la possibilità di ascoltare delle reinterpretazioni (spesso pedanti, talvolta più personalizzate) di brani che hanno scritto la storia di un genere in un paese come la Svezia; seconda cosa i neofiti potranno appassionarsi a dei brani che, per gli appassionati degli anni settanta – ottanta, sono dei veri e propri anthem intoccabili. D’altro canto, in una manovra del genere sono abbastanza evidenti anche i difetti: chi conosce gli Heavy Load può essere curioso verso l’uscita ma, ovviamente, quando si tratterà di ascoltare brani come Run with the Devil, Dark Nights o Trespasser -tanto per citarne alcuni- andrà sicuramente a recuperarsi il caro e vecchio LP tutto impolverato; inoltre, la lunghezza del tributo e la scelta di ben ventidue tracce degli Heavy Load, lo rende un disco che è fruibile nella sua interezza esclusivamente dagli appassionati. Certo, non possiamo parlare di manovra commerciale da parte della coraggiosa Underground Symphony, quanto di un tributo sentito e voluto per una delle band che hanno seminato molto più di quanto abbiano raccolto e questo deve essere un fattore positivo più gratificante di una valutazione da parte di un redattore. A fronte di queste considerazioni conclusive, il voto non può che essere -o non essere- quello in calce. Se ricercate a tutti i costi un numerino conclusivo, allora potete dedicarvi alle recensioni nel nostro database targate Heavy Load e, di conseguenza, decidere che anche questo doppio album può meritare un po’ di attenzione da parte vostra.
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