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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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SPECIALE 2009 - Heavy, Thrash, Hard Rock, Speed, Power, Orchestrale Contemporanea
04/01/2010 (8760 letture)
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HARD ROCK
a cura di: Dario Iocca “The Darius” e Franco Leonetti “Frankiss”
Anno pungente, anno di ripresa, anno con tante belle realtà, alcune novità eccezionali e ritorni da
leccarsi i baffi. Il 2009 ha segnato, finalmente, un ritorno alle origini degno della grandezza del
genere e di branche affini.
Gennaio prepara subito la bomba dopo i fuochi artificiali di capodanno: esce Living 4, dei redivivi
Elektradrive, dopo oltre un quindicennio. Abbandonato l’AOR di un tempo i quattro torinesi
mettono su dischetto ottico un album duro, dalle sfumature diverse accomunato da una qualità
altissima e d’eccellenza.
I Tall Stories, poco conosciuti ai più, e già autori di un grande album d’esordio negli anni
novanta, incidono un secondo lavoro ottimo come Skyscraper con il ritorno del grande Steve Augeri, singer che ha prestato
corde vocali anche ai mitici Journey.
Duff McKagan c’è bisogno di presentarlo? Da alle stampe un nuovo progetto personale, titolato Loaded, di buona
qualità, mentre dalle lande scandinave è tornato l'hard rock stradaiolo degli Hardcore
Superstar. Seguendo la scia della svolta “hard” intrapresa nel 2000 con l'abum omonimo, i ragazzi
svedesi, dopo aver dato alla luce nel 2006 Dreamin In A Casket, sono tornati alla ribalta con il nuovissimo Beg For
It che risulta leggermente più soft rispetto al precedente lavoro, sottolineando accuratamente le
radici hard rock ottantiane della band, Guns N' Roses e Skid Row su tutti.
Dopo tutte le vicissitudini che avevano accompagnato l'uscita di True Self come l'abbandono
del frontman Ryan McCombs e le scarsissime vendite dell'album, gli americani Soil
tornano nel 2009 con Picture
Perfect. La solfa è sempre la solita: hard rock granitico colorato qua e là dalle tinte
moderne del nu metal, ma con un deciso miglioramento qualitativo della forma canzone. Tante ballad
che strizzano l'occhio al southern rock d'annata e pesantissimi riff carichi di groove. Un passo
avanti.
Un grande passo avanti nella stratosfera del puro Hard lo compie anche l’accoppiata Paul
Gilbert-Freddy Nelson che rilasciano un lavoro davvero notevole premiato da Metallized con
un voto decisamente alto, atto a sottolineare gli intrecci armonici e le strutture di grande qualità
di songs che colpiscono in quanto a taglio, freschezza e impalcature tecniche. Un consiglio: chi si è
perso United States lo vada a
recuperare, ne vale davvero la pena.
Tornano in pista i vecchi leoni e le emozioni non mancano. I Lynyrd Skynyrd con il
soddisfacente God & Guns
anticipano di poco il ritorno al platter dei Mr.Big che registrano le date giapponesi al
Budokan e ne fanno un disco.
A me personalmente non hanno mai fatto impazzire ma la qualità strumentale e
compositiva è certamente indiscutibile, ci mancherebbe (ndFrankiss).
Andrew Stockdale riappare all'orizzonte con il nuovo Cosmic Egg dei suoi Wolfmother. Il rock
settantiano dei Led Zeppelin e Black Sabbath si riconferma la bibbia della band
australiana, completamente riformata ad eccezione del carismatico frontman. Se il rock istrionico del
precedente full lenght Wolfmother vi ha colpito, altrettanto farà il nuovo lavoro. Un revival
stilisticamente non rivoluzionario e sempre abbastanza prevedibile... ma indubbiamente divertente!
Ci sono reunion che sono mosse dal vero spirito musicale e che con il vile danaro non hanno nulla a
che fare. Questo è il caso dei Living Colour e del loro The Chair In The Doorway. Anche
se non possiamo parlare di vera e propria reunion visto che il gruppo non si è mai realmente sciolto
ma solo oscurato, la storica band afroamericana ha aspettato molti anni prima di dare un successore a Callidoscope. Il nuovo album mostra una band ancora in vita e ricca dell'entusiasmo degli
esordi, con il funky amalgamato ad una ricerca sonora che lambisce spesso e volentieri
l'elettronica. Un gradito ritorno!
Ma il 2009 non è stato solo un anno di piacevoli ritorni, il 2009 ha visto nascere nuovi gruppi a
volte anche mega. Stiamo parlando del supergruppo Them Crooked Vultures nato dal genio
musicale di Josh Homme ( Queens Of The Stone Age), Dave Grohl ( Foo
Fighters) e quella vecchia fiocina di John Paul Jones ( Led Zeppelin). Il loro primo
e omonimo album è profondamente intriso
del vissuto musicale dei tre condensato in un rock guascone e faceta dalle venature settantiane e
psichedeliche.
Ma gli onori della cronaca sono soprattutto per i Chickenfoot, supergruppo formato
rispettivamente da Sammy Hagar (voce), Joe Satriani (chitarra, armonica, banjo),
Michael Anthony (basso) e Chad Smith (batteria). Insomma, come si può pretendere di
più? Tra l’altro il loro disco d’
esordio, uscito a Giugno, è quanto di più bello si possa ascoltare in circolazione a livello di
hard rock statunitense. Un vero vademecum per tutti gli aficionados del genere, con tocchi di classe
insuperabili e unici, e canzoni moderne e assolutamente non nostalgiche che spaccano decisamente il
c**o. Da sentire e da vedere dal vivo!
In Italia ogni tanto fioriscono talenti importanti, è il caso dei Second Sight di Genova che
grazie ad un mini album Back On
Earth, hanno mostrato un AOR maturo e scintillante che gli è valsa la distribuzione e la
stampa anche nella terra del Sol Levante; al momento sono al lavoro per comporre ed editare il loro
nuovo album. Bravi e con una concezione della melodia notevole.
In scia AOR è uscito qualcosa di molto interessante durante questi dodici mesi. Il nuovo degli yankee Danger Danger, che vede di nuovo Ted Poley alla voce, è un ritorno alle radici, con
buone canzoni e un flavour da fine anni ottanta.
Anche Cartesian Dreams degli House of Lords guidati dal singer James Christian, che
dal vivo fa uso di una parrucca in quanto totalmente pelato, è un buon prodotto come gli ultimi
usciti al ritmo di uno all’anno. Non più atmosfere pompose come agli esordi ma rockeggianti e
grondanti di groove con tastiere puntuali ed evocative che si sposano alla grande con la voce
melodica del cantante.
Gli Hardline, fantastica formazione losangelena di inizio nineties, hanno pubblicato il
controverso Leaving the End Open. Controverso perché non immediato come i precedenti
capolavori a loro firma, ma dopo ripetuti ascolti troverete un full lenght album che vi darà grandi
brividi: la voce straordinaria di Johnny Gioeli, uno dei migliori singer in circolazione, vi
trasporterà in un universo fatto di grinta, potenza, classe e raffinatezza. Ricordiamo che la band,
in passato contava su elementi quali Neal Schon, Todd Jensen, Dean Castronovo, Joey Tafolla e
Bobby Rock. Se non li conoscete, scopriteli, ne godrete alla grande.
Live dei Cinderella ed è tuffo al cuore. Buona resa, prodotto vero senza patine e
reincisioni in studio anche se la voce del leader Tom Keifer mostra un po la corda.
Gli svedesi Dynazty, firmato un contratto con la Perris Records, ci hanno sbattuto in viso
Bring The Thunder, prodotto tirato e chitarroso al massimo con uno screamer che sa farsi
davvero valere, gli svizzeri Gotthard, invece, depositari di classe cristallina e di gusto
americano hanno scodellato un Need to Believe che piace per le tessiture musicali e per le
arie vocali di un sempre in forma Steve Lee. Non tarderanno a sfasciare le classifiche del
loro paese alpino, ormai sono una garanzia di qualità.
Il ritorno gradito dei Winger in formazione pressoché originale -i tre quarti lo sono- ha
sparato fuori un album bello come Karma, impreziosito da composizioni prelibate e dalle smanie
chitarristiche di un Reb Beach sempre ottimo; insomma loro sono un istituzione in ambito hard
con alti standard qualitativi e capolavori ancora attualissimi a vent’anni dalle prime uscite
discografiche.
Ci avviamo alla fine con colpi da godimento sonoro. Babylon Bombs sorprendono con il loro mix
di sleazy rock e irriguardosità acida, i Little Caesar hanno impiegato 17 anni (!) per dare
alle stampe il loro terzo album titolato Redemption… ma che roba! Ron Young alla voce
sfodera, come sempre, verve rocamente rock, blues e southern, dirigendo magistralmente la band
rimasta praticamente immutata dal 1987. Un immane ritorno a cui prestare attenzione, bravissimi.
I Wasp con Babylon sono
ritornati a comporre come negli anni d’oro anche se il nuovo platter non è sicuramente oro zecchino
ma la voce di Blackie Lawless delizia i padiglioni auricolari metallici e bisognosi di razioni
di cattiveria perversa.
Mentre gli Steel Panther sono una delle grandi soprese dell’anno. Look ottantiano glam,
perizia tecnica, capacità scrittorie non indifferenti, catapultano una dozzina di songs che strizzano
fortemente l’occhio alla Los Angeles del periodo Sunset Strip. Grandi personaggi, Dee
Snider su tutti, hanno magnificato le loro infocate gig e dagli ambienti importanti sono stati
indicati come la next big thing. Feel The Steel è spettacolare con le sue infarciture di
stilemi glam, con richiami ai Bon Jovi, Van Halen, Firehouse. E' davvero il massimo per chi
ama questo genere. Dimenticate le sofficezze dei Poison, qui ci sono palle d’acciaio, chitarre
scalpitanti, ballad bellissime e una voce, quella di Michael Starr, già ex L.A. Guns,
che si esalta. Il look fantastico e curatissimo poi fa il resto. Potenziali rock star!
Il crepuscolo di fine anno ha regalato a tutti i Kiss fans delle soddisfazioni imperiali.
Prima l’avvento di Ace Frehley tornato prepotentemente con Anomaly e poi i mascherati con Sonic Boom. Ace è rinato con
composizioni cattive, stradaiole, curate e ben prodotte. L’essersi ripulito dagli abusi trentennali
può solamente giovargli anche in sede di carriera musicale, ma per intanto il nuovo lavoro lo pone di
nuovo in alto nelle preferenze dei suoi fans. La chitarra detta e la sua voce stentata fa il resto:
Welcome Back Magic Ace!
Chiudiamo con il super botto: i Kiss. Le undici canzoni di Sonic Boom hanno segnato
indelebilmente questo anno musicale rock, ma loro sono decisamente fuori concorso. Un ritorno
pilotato al sound della metà dei settanta, quando divennero megaband e rockstar di fama
interstellare, un capolavoro assoluto contornato da grandi canzoni. L’album sta vendendo tonnellate
di copie, in Italia è addirittura entrato al numero dodici della classifica nazionale alla prima
settimana, e li sta portando in giro per il mondo, compresa la data di Milano del 18 maggio 2010,
occasione golosa da non farsi sfuggire. Sonic Boom, nella mia ideale chart personale, è assoluto numero uno dell’anno.
(ndFrankiss)
Per chiudere aggiungiamo che nel prossimo anno sono previsti importanti come-back discografici quali
Cinderella, il solista di Vince Neil, il nuovo dei grandi norvegesi Wig Wam, le
cariatidi di nome Scorpions, l’incerto e sempre rimandato, viste le beghe in seno alla line-
up, degli Aerosmith e la riapparizione dei Keel dello screamer Ron Keel. Insomma
cose succulente ci attendono, l’augurio è che il nuovo anno sia almeno pari alla qualità di uscite
osservate in questo 2009… massì, speriamo anche meglio. Ci meritiamo tutti del buon, sano, fottuto
hard rock.
Rock and roll… forever!!!
HEAVY METAL
a cura di: Francesco Gallina “Raven” e Rino Gissi “The Thrasher”
Fine anno e tempo di bilanci. Come già fatto –con largo successo di pubblico e…non solo, e chi vuol
capire capisca- anche quest’anno la nostra redazione ha deciso di produrre un grosso sforzo
organizzativo e di scrittura che speriamo i lettori possano apprezzare almeno quanto quello del 2008
per tracciare un consuntivo dell’anno che sta ormai per terminare per ogni settore del metalrama
mondiale. Cominceremo quindi, come di prammatica, dall’HM classico per poi allargare il
discorso a tutti i generi principali, cominciamo allora a vedere come ha visto il 2009 il nostro
Tempo di bilanci dicevamo, tempo di tirare le somme: il 2009 è corso via veloce, lasciando in eredità
agli headbangers diverse uscite interessanti e altre un pò meno, come è naturale e giusto che
sia.
C'è stato il graffio dei “Grandi Vecchi”, c'è stato il ruggito di nuove leve: attraverso le pagine e
le recensioni di Metallized abbiamo potuto apprezzare e valutare quanto di buono e meno buono
è stato prodotto dal nostro amato universo metallico.
Incominciando da chi nell'heavy metal marcia da un bel pò di tempo, ci troviamo inevitabilmente
di fronte al nuovo nato in casa W.A.S.P., Babylon. Disco godibile e ampiamente apprezzabile, che conferma una regola ormai
statuaria: quelle band un tempo all'apice ci sanno ancora fare, eccome, ma è pressochè immaturo
attendersi dalle loro corde nuovi masterpieces. Ampiamente tributato è stato invece il 2009 dei
Mastodon, che con Crack The
Skye hanno proposto un viaggio nel progressive psichedelico per alcuni veramente
spettacolare. La band americana ha peccato probabilmente di dinamismo in sede live, difetto rimarcato
sia nella data di supporto ai Metallica che al Gods Of Metal una settimana dopo; ciò nulla
toglie al valore di una release che ha movimentato il mondo piatto delle uscite heavy metal che ormai
sembra prestarsi davvero poco a innovazioni o improvvisazioni diverse dalle classiche.
Proprio in
relazione alle sonorità più tradizionali e celebrate, il mercato è stato letteralmente invaso da una
serie di uscite partorite da band in vena di remake storico. La palma di miglior disco “old
style” potrebbe andare benissimo ai Cage, che con il loro Science Of Annihilation hanno
tentato nientemeno che la scalata al trono dei Judas Priest. Riscrivere la storia con un nuovo
Painkiller è operazione molto più difficile di quanto possa sembrare: perchè di fronte alle
frange di metalhead che non chiedono altro che gli stilemi e le atmosfere con le quali sono
cresciuti, c'è sempre un nugolo di detrattori pronti a dare addosso a chi altro non fa che
reinventare uno stile già esistente che però non va affatto dimenticato. Le polemiche tra queste due
diverse visioni della band “deja vu” sono abbastanza fini a se stesse, perchè ciò che comanda è il
gusto personale e nessuno è autorizzato a considerare errato un sentimento altrui. Al di là di
queste divagazioni filosofiche di serie B, è facile riscontrare come sia facile trovare giudizi
completamente opposti per una medesima release: è quanto accaduto, per esempio, ai 3 Inches Of
Blood, altri emuli del filone dell'heavy metal europeo a cavallo tra Seventies ed Eighties.
Il loro Here Waits Thy Doom ha
diviso in modo netto chi lo ha considerato un gioiellino capace di rimettere in sesto l'antico
splendore di band come gli Accept e chi invece ha considerato il loro sound troppo freddo e
costruito a tavolino. Il viaggio all'indietro nel tempo è riuscito solo parzialmente ai Midnight
Idols di Sworn To The Night
e ai redivivi Stryper: questi ultimi, ovviamente, non si limitano ad ispirarsi al passato,
visto che dagli anni '80 ci arrivano direttamente. Ma il loro glam metal 'cristiano' convince
poco oggi come vent'anni fa, confinato a metà tra le sue sfumature radiofoniche e l'elemento
'credibilità' che sembra scivolare in secondo piano nel loro Murder By Pride.
Uno degli
ultimi squilli di questo 2009 è attribuito ai tedeschi Metalforce,
tamarrissimi portatori del Verbo Made in Manowar, che naturalmente hanno suscitato
l'entusiasmo dei fanatici dell'epic e le risatine disgustate dei detrattori. Del resto, con un
sound collaudatissimo e tronfio fino al limite dell'esagerato, non potrebbe essere altrimenti.
(ndTheThrasher)
Non è stato, a mio parere, un anno particolarmente rilevante per il settore in questione. Non che
siano mancate uscite di spessore o, più in generale, che sia mancato il numero di platters immessi
sul mercato al fine di formulare un giudizio equilibrato, ma, più semplicemente, la qualità media
delle uscite mi è sembrata piuttosto bassa.
Come era lecito attendersi alcuni vecchi dinosauri metallizzati non hanno mancato di segnalarsi per
uscite caratterizzate da una certa verve ed in grado di impartire qualche sonora lezione alle nuove
leve, in primis i Saxon, che con il loro Into the Labyrinth confezionano un CD più che piacevole che si segnala anche per
l’inserimento di alcuni accenti Dark relativamente nuovi per la band di Biff e soci, e
se consideriamo che lo stesso Biff, tanto per fare un esempio, è prossimo ai 60 anni la cosa
non è da sottovalutare.
Dare della vecchia dinosaura a Doro è decisamente irrispettoso e probabilmente il suo Fear No Evil non è nemmeno il
miglior disco della sua carriera solista, ma è un piacevole, e di certi personaggi c’è forse sempre
bisogno, anche considerando l’entusiasmo che un anno fa, proprio in questi giorni, la stessa Doro mi dimostrava in una lunga intervista.
Per associazione di idee mi viene in mente il nuovo U.D.O., ma francamente il suo ultimo Dominator non è certo
entusiasmante, peccato.
A risollevare le quotazione dell’annata ci hanno in sostanza pensato due grossissimi nomi: Heaven
and Hell e Queensryche, i primi –la cui attività è ora un punto interrogativo dopo le
notizie sullo stato di salute di Iommi, Appice
e soprattutto Ronnie Dio- autori
di un delizioso e tradizionale The Devil
You Know, un disco che non trasuda certo innovazione, ma classe. I secondi autori di un nuovo
concept di grandissima eleganza come American Soldier, non al livello del mitico Operation Mindcrime, ma di
grandi contenuti musicali. Da non dimenticare anche il nuovo dei Loudness per l’ultima
volta con Munetaka Higuchi. Anche qui niente rivoluzioni, ma tanta classe ed un guitar hero
come Akira Takasaki che è sempre un piacere sentire all’opera.
Tutto qui?
No, come detto non è stata un’annata eclatante, ma qualcos’altro da segnalare c’è. Un paio di
discrete uscite targate Cruz del Sur come i nuovi Slough Feg e Crescent Shield,
che però confermano solo in parte le qualità dei due gruppi; un altro paio di uscite made in Lion
Music -annata sottotono per l’etichetta Nord-Europea- come quelle di Milan Polak e Simone
Fiorletta, quest’ultima Heavy in senso piuttosto lato.
Sul versante interno –e sempre via Lion- buon colpo quello piazzato dai Master Castle. Di
Pier Gonella già si sapeva, ma mi piace qui sottolineare la prova vocale di Giorgia
Gueglio, davvero di buon livello. Credo sia giusto inoltre sottolineare il lavoro di una
etichetta come la JollyRoger impegnata a valorizzare un genere ormai non più in grado da tempo
di smuovere volumi di vendita importanti ed attentissima al panorama nazionale. In questa ottica –
vuoi per meriti musicali , vuoi per motivi storici- ricordo almeno le uscite di Sabotage e Rosae Crucis.
Un paio di nomi italiani underground? Non male quanto fatto circolare da Dewfall e Red Warlock.
Il 2009 si è caratterizzato però per una massa di uscite semplicemente inutili, che nulla tolgono e
nulla aggiungono al panorama passato, presente e futuro che hanno semplicemente intasato il mercato
abbassandone notevolmente la media qualitativa. Un esempio che vale per tutti –nemmeno il peggiore-
di tutto ciò può essere rintracciato nell’ album rilasciato dai Brainstorm, un lavoro con alcune qualità, ma assolutamente
privo della scintilla necessaria a farne un prodotto da ricordare, pecca diffusissima in questo
periodo, ma anche l’ultimo inutilissimo Grounded dei Metalium può essere citato in tal senso.
Non ci resta che concludere auspicando che qualcuno –vecchio o nuovo gruppo che sia- riesca nel corso
del 2010 a rivitalizzare un po’ un genere necessariamente sulle gambe sia strutturalmente che
concettualmente, ma che trova ancora il modo di far battere i cuori di tanti giovani e di alcuni
residuati dalla storia del metal con i capelli bianchi, quando ci sono, almeno.
Sperare non costa niente, no?
THRASH METAL
a cura di: Fabio Rossi “Hm Is The Law” e Giuseppe Abbinante “Il Mentalista”
Il 2009 è stata complessivamente una buona annata per il movimento thrash metal soprattutto per
merito delle nuove attesissime uscite di band storiche quali Sepultura, Megadeth,
Slayer, Kreator e Voivod (sebbene una classificazione del genere sia troppo
riduttiva per l’eterogenea musica proposta dal gruppo canadese).
Nessuno si attendeva qualcosa di
strabiliante da formazioni che hanno espresso il loro meglio molti anni fa; tuttavia la speranza che
si concretizzasse qualcosa di positivo era insita in ognuno di noi legata, però, a doppio filo alla
paura di rimanere delusi da prodotti di scarsa qualità.
Ebbene possiamo tutti tirare un respiro
di sollievo perché, a consuntivo, c’è legittima soddisfazione per ciò che i nostri “vecchietti”
hanno saputo proporci.
Nulla di particolarmente rilevante, ma ci si può oggettivamente
accontentare vista l’epoca di vacche magre che stiamo vivendo nel mondo metal.
La band
carioca ha sfornato il miglior disco post Cavalera e scusate se è poco perché sembrava
letteralmente alla frutta: A-
Lex, un concept album che si ispira al famoso libro Arancia Meccanica di Anthony
Burgess da cui è stato tratto il famosissimo film di Kubrick, presenta un sound molto
aggressivo tendente al death. Ottimo il cantato di Derrick Green ed evitiamo, per favore,
ennesimi inutili paragoni con l’inarrivabile Max Cavalera. Il sound proposto dalla sei corde
del ritrovato Andreas Kisser convince come non avveniva da troppo tempo ormai ed anche il
drumming del nuovo batterista Jean Dollabella non dispiace affatto (certo, però, che Igor
Cavalera era tutt’altra cosa). Ragazzi è ovvio che siamo lontani anni luce da prodotti come Arise però questa release in fondo
si lascia ascoltare piacevolmente.
I Megadeth dell’istrionico, volubile, geniale Dave
Mustaine erano chiamati a confermare le valide cose proposte negli ultimi due dischi in studio.
Ebbene sì, la nuova formazione ha centrato l’obiettivo: Endgame, infatti, è un pregevole
lavoro in puro stile thrash che richiama per certi versi alla mente lo storico capolavoro Rust In Peace (superfluo dire che
non può esserci paragone). Azzeccata la scelta come chitarrista dell’ex Nevermore, Chris
Broderick, entrato subito in perfetta simbiosi con Mustaine: mi ricorda molto l’affiatamento magico che il leader dei Megadeth aveva con Marty Friedman (bei tempi,
quelli). Decisamente trascinanti alcune composizioni vere gemme rispetto alla recente produzione del
combo californiano: Head Crusher, 1,320 e This Day We Fight! su tutte. Certo
qualche song non ti prende più di tanto anche se, nel complesso, si può essere più che soddisfatti per questo ritorno in
grande stile dei mitici Megadeth.
World Painted Blood è l’ennesima stupenda prova dei re incontrastati del thrash:
gli Slayer! Un platter ispirato, superiore a livello compositivo al pur gradevole Christ Illusion, scevro da
qualsiasi tipo di sperimentalismo e tendente, quindi, a ricalcare degnamente il sound che li ha resi
famosi in tutto il mondo. Mi ha particolarmente impressionato la prova di Tom Araya che a
quasi cinquant’anni non solo non dimostra cenni di cedimento, ma addirittura risulta più convincente
rispetto al recente passato. Forse le note dolenti di questo full lenght sono costituite dall’eccessiva
ripetitività di taluni riffing del duo Hanneman/King e dalla poca fantasia, ma se penso che -
come dicono- è il loro ultimo lavoro rabbrividisco: gli Slayer sono ancora in grado di
realizzare pezzi pazzeschi come Hate Wolrdwide e Psycophatic Red nulla di
trascendentale, sia ben inteso, ma chi se ne frega se il risultato è questo!
I teutonici
Kreator hanno saputo dare un degno successore al valido Enemy Of God: Hordes Of Chaos è l’ennesima
devastazione sonora propinataci da Mille Petrozza e compagni che fortunatamente hanno da
tempo abbandonato le velleità sperimentali di Endorama per rimanere fedeli in modo ortodosso
al puro stile old thrash. Il riffing di chitarra proposto in questa release è l’equivalente di
uno schiacciasassi e valida, nel complesso, la qualità dei pezzi. Ho recentemente avuto modo di
ammirarli dal vivo ( clicca qui) e sono
ancora una vera e propria macchina da guerra. Grandi!
Infini dei Voivod è
certamente il capitolo finale del gruppo. La scomparsa di Piggy costituisce una perdita troppo
grave per essere in qualche modo sopperita. Le composizioni di questo lavoro sono anteriori alla
morte del citato artista. Sì, insomma, siamo ai titoli di coda di una delle band da me più amate, e
scusate se mi commuovo. Belle le canzoni incluse in Infini dotate di riffs e refrains
azzeccati; cito ad esempio From The Cave e Earthache ma tutto questo full lenght
alternative thrash è di alto livello. Da avere assolutamente.
Ma l’album migliore del 2009
in campo thrash –suonino le trombe, rullino i tamburi- è, a mio avviso, Wrath dei Lamb Of God: un
platter duro, violento, ottimamente prodotto dalla Roadrunner Records e contenente tracks
appartenenti alla nuova ondata del movimento thrash spacca timpani proprio come
piacciono a me (tipo In Your Words, la song da me più ascoltata in assoluto quest’anno).
Efficaci le parti di chitarra e perfetto il vocalism di Randy Blythe davvero di notevole
spessore artistico. Dal vivo sono pazzeschi ( clicca qui); me li andrò a rivedere l’anno prossimo all’ Alpheus di Roma il 23
febbraio 2010 e stavolta come headliner!
Fatta luce sugli avvenimenti più significativi del settore, prima di arrivare ai
cosiddetti gruppi e lavori “minori”, non si può non passare per una doverosa riflessione: il gran
revival del thrash metal in atto ormai da più di qualche anno ha portato, come è giusto che sia,
nuova linfa e voglia di andare avanti ad un genere che molti davano da troppo tempo per morto o
comunque agonizzante. Il duplice risultato di questo rinnovato slancio metallico è stato da una parte
quello “rianimativo” a vantaggio di grandi band del passato che tornano sulle scene, recuperano le
loro formazioni originali o vanno ad omaggiare con sospetto entusiasmo gli anni d’oro; dall’altro il
proliferare di una miriade di nuove e giovani band (soprattutto d’oltreoceano) che, per quanto piene
di entusiasmo carica e voglia di spaccare il mondo, si sono dimostrate nella maggior parte dei casi
impersonali, ripetitive ed in definitiva ben poco interessanti una volta superato l’impeto iniziale
(leggasi “primo ascolto”). Questo significa che purtroppo, ad eccezione di pochissimi nomi, nessun
virgulto è ancora abbastanza robusto o maturo per mandare definitivamente in pensione i vecchi leoni,
nessun allievo è ancora in grado di superare i maestri. Un po’ dappertutto sorgono etichette
discografiche che si pongono come missione il ritorno in pompa magna del metal old school (come ad
esempio la Heavy Artillery) o succede che case più affermate arricchiscano i loro roster con
giovani gruppi dallo stesso intento nella speranza di cavalcare l’onda giusta. E’ il caso ad esempio
della Earache, che licenzia quest’anno i lavori di Gama Bomb (Tales From The Grave
In Space, divertente speed-thrash metal che non si prende troppo sul serio), Evile (l’
intenso Infected Nations, seguito dalla triste notizia della morte del bassista Mike
Alexander) e Municipal Waste (il devastante Massive Aggressive), sicuramente tra i
migliori tra i gruppi di “seconda fascia”. Ci prova anche l’onnipresente Nuclear Blast, ma né
il thrash metal piratesco di Back To The
Noose degli Swashbuckle, né quello cupo e aggressivo di Sanctify The Darkness dei Suicidal
Angels, né quello classicissimo di Executioner dei Mantric Ritual sono in grado
di far gridare al capolavoro. Dischi molto interessanti invece giungono da vecchie conoscenze che
tornano a graffiare: parliamo soprattutto degli Hirax e del loro potentissimo El Rostro De La Muerte e dei
Whiplash con Unborn Again. Falliscono invece il ritorno ad effetto i Defiance:
il loro The Prophecy segue a ben 17 anni di distanza il penultimo lavoro in studio Beyond
Recognition ma la band si mostra ancora un po’ troppo arrugginita e l’ascolto risulta alla lunga
noioso. Davvero notevoli infine i lavori di Hexen (State Of Insurgency),
Artillery (When Death
Comes) e Warbringer (Waking Into Nightmares), trascurabili invece le opere di giovani band forse un po’ troppo
pompate come Havok (Burn), At War (Infidel), Savage Messiah
(Insurrection Rising) e Contradiction (The Essence Of Anger). Su tutti questi
nomi però -e forse anche su buona parte di quelli più “grossi”- svetta e brilla la luce nera dei
Vektor, a nostro avviso unica band degna di raccogliere l’eredità dei prossimi morituri
Voivod: uscito da circa un mesetto, il loro Black Future si attesta come opera prima
più affascinante dell’anno in virtù di un thrash metal che si configura come ideale punto d’incontro
tra il dinamismo e l’aggressività dei Dark Angel, le progressioni e la solidità degli ultimi
Death e il riffing malato e le architetture sbilenche dei Voivod. Esageriamo? Forse, ma
ascoltate il disco e poi diteci se sbagliamo a considerarli la promessa più entusiasmante del settore
negli ultimi anni. E dopo tanto dire su quel che succede fuori dai patrii confini, è finalmente
giunto il momento di guardarsi in casa: l’apporto italiano alla causa del thrash metal nell’anno 2009
è stato a nostro avviso sicuramente soddisfacente in termini sia di quantità che di qualità.
Tributiamo innanzitutto il giusto plauso al ritorno degli storici Bulldozer; il loro Unexpected Fate è stato accolto
all’unanimità tra i migliori dischi italiani di quest’anno e noi non possiamo fare altro che
accodarci ai complimenti: tornarsene dopo ben 21 anni con un disco di tale fattura non è certo cosa
da tutti. Altri sorrisi li regalano i Necrodeath col violento Phylogenesis, che consente ai liguri di
rimettersi in piedi dopo il passo falso di Draculea, e gli Extrema con Pound For Pound, disco battagliero ed arrembante in piena tradizione Massara &
Co. Erano poi attese le riconferme di band importanti come Hyades e Methedras, e
possiamo dire con soddisfazione che né The Roots Of Trash dei primi, né Katharsis dei secondi hanno deluso le
aspettative; queste due band hanno un futuro più che roseo davanti. Crescono bene gli
Enemynside (In The Middle Of
Nowhere è un album davvero molto interessante), i Neurasthenia (che doppiano con
Your Omen la buona prestazione del debutto) e le Merendine Atomiche (anche se molto
discusso, Rude Rebel Brotherhood
è sicuramente un buon disco) mentre continuano a dar nuova linfa al movimento le opere prime di
Ancient Dome (Human Key),
Vehement (All That’s
Behind), Urto (Upside
Down), Brain Dead (Deep
In The Vortex), National Suicide (The Old Family Is Still Alive) e
Alkoholizer (Drunk Or Dead, vero fulmine dal cielo sereno sardo). Anche nel nostro
piccolo è possibile riscontrare pregi e difetti insiti nella paventata rinascita del genere, ma con
entusiasmo ed inguaribile ottimismo noi continuiamo a tifare per il thrash metal, soprattutto quello
tricolore.
Un ultimo pensiero va a tutti coloro che nel 2009 continuano a scrivere ma soprattutto a pensare che finora abbiamo parlato di trash: mi dispiace per voi, ma di musica non ci capite proprio un’acca… (ndIlMentalista)
POWER METAL e ORCHESTRALE CONTEMPORANEA
a cura di: Roberto Tirelli
“Rob” e Renato Zampieri “Renaz”
Un altro anno di metal se n'è andato.
Come l'anno scorso mi tocca parlarvi di uno dei generi più conservatori e meno inclini alle
innovazioni: il power metal. Madame e Monsieur, siamo alle solite. Anche quest'anno ci dobbiamo porre
le solite domande, per poi darci -probabilmente- le solite risposte. Il power è morto? Esiste ancora?
È in affanno? Resiste? Barcolla ma non molla? Non sono il detentore della verità rivelata, quindi non
avrete una risposta universalmente accettata da questo articolo, ma solo la nostra visione del power
metal odierno. Si tratta -fondamentalmente- di una questione di aspettative. Se nel 2009 ci si
aspetta un disco rivoluzionario in questo genere, credo che resterete delusi, e lo resterete ancora
per molti anni a venire. Non ci si può aspettare lavori della portata degli Helloween degli
anni '80; e non parlo nemmeno del loro intrinseco valore artistico, ma piuttosto del loro impatto sul
pubblico. Quei dischi sono figli del loro tempo e non torneranno mai più -ma questo è vero per
qualsiasi album. Il nostro compito è quello di discernere tra le moltissime proposte quelle più
meritevoli e mosse da una sincera vena artistica che, purtroppo, sempre più spesso viene accantonata
a favore di mere velleità commerciali.
Un barlume di speranza mi pareva di
averlo visto nell'ormai lontano 2006, con l'uscita dell'ostico, particolarissimo, Aurora Consurgens degli
Angra... da allora calma piatta. Dovrò attendere nuovamente la band Brasiliana per respirare
un pò di aria nuova? (ndRenaz)
A questo punto bisognerà pure fare qualche nome. Bene, come l'anno scorso, trovo necessaria una
citazione per i Saint
Deamon che non deludono le attese con il loro secondo album, Pandeamonium. E come
l'anno scorso finiscono sotto il nostro -vigile- riflettore gli Alestorm anche loro al secondo
full lenght. Se Captain's Morgan
Revenge era stata una piacevole sorpresa, Black Sails At Midnight è stata una gradita conferma, di questa band scozzese che
fa del loro power/folk e l'atteggiamento scanzonato il proprio punto di forza. Restando in tema di
secondo album, meritano un posto al sole anche i connazionali Trick Or Treat,
che con Tin Soldiers confermano quanto fatto di buono col primo album.
L'inizio dell'anno ha registrato l'arrivo sugli scaffali di No Sacrifice No Victory, nuovo
album degli svedesi Hammerfall, che pur spostandosi sempre più verso il campo
dell'heavy puro, sfornano il solito disco che piacerà ai fan è sarà detestato dal resto del mondo. In
realtà, gli Hammerfall sono un pò come un usato sicuro: affidabili, ma non venite a cercare
qui qualcosa di nuovo!
Ed è un pò quello che offrono anche i Dark
Illusion con Where The Eagles
Fly: power quadrato ed assolutamente privo di sorprese... da evitare accuratamente se ne
avete abbastanza degli Hammerfall! (ndRenaz)
Chi ha cambiato invece abbastanza il proprio stile sono i connazionali Bloodbound, che col
loro Tabula Rasa abbandonano il
cliché dell'epica per intraprendere un cammino leggermente diverso dal passato, ma se vogliamo più
originale e -sicuramente- più aggressivo. Una scelta vincente.
Anche l'aggressività canina dei Powerwolf finisce in questa carrellata di album. The Bible
Of The Beast è un disco tosto, forse un po' troppo omogeneo, ma credo valga la pena ascoltare le
atmosfere -a tratti gotiche- rievocate dall'organo -quasi onnipresente- di questi cinque licantropi.
Una bella mazzata.
È dalla Francia che arriva uno dei dischi più sorprendenti di questo 2009, sto parlando di Score To A New Beginning dei
Fairyland, progetto del tastierista francese Philippe Giordana, che si è avvalso della
collaborazione di tantissimi ospiti e -vale la pena ricordarlo- di Marco Sandron (cantante dei
Pathosray) per creare questo sfavillante, pomposo e altisonante concentrato di power
sinfonico. Senza dubbio una delle cose migliori di quest'anno.
Il 2009 è stato anche il ritorno sulle scene dei Vision Divine, che hanno visto il ritorno di
Fabio Lione dopo la separazione da Michele Luppi. 9 Degrees West Of The Moon è un
ottimo disco che ha anche leggermente modificato il sound dei nostri, ora come per gli altri album
dell'era Lione -sarà un caso?- più votato al power puro, rispetto alle influenze progressive
degli ultimi tre album.
Gli Stratovarius, dopo aver chiuso i rapporti con Timo Tolkki, sono
tornati con Polaris, un disco che non mi ha pienamente convinto, anzi, è finito per
appiattirsi dopo pochi ascolti, ma non per colpa del nuovo arrivato Matias Kupiainen che aveva
l'onere di sostituire Tolkki, e bisogna ammettere che il ragazzo si è destreggiato con
cognizione di causa. In definitiva, una sufficienza di stima e nulla più.
Situazione analoga, se non addirittura peggiore, quella dei connazionali Sonata Arctica che
con The Days Of Grays tanto
hanno fatto discutere e tanto ne faranno in futuro, visto che sembrano aver imboccato con decisione
la strada che aveva portato alla creazione del già tanto discusso Unia.
E
anche qui si potrebbe parlare di innovazione, in un certo senso... è innegabile. Tuttavia c'è modo e
modo di sperimentare, e soprattutto attuare mosse così importanti (azzardate?) richiedono una
preparazione tecnica perfetta ed una notevole concentrazione. I Sonata Arctica sembrano non
avere nessuna delle due cose: in particolar modo la sezione ritmica non è assolutamente in grado di
tenere testa ai progetti sempre più complicati che si fanno strada nella mente di Kakko, e
l'inevitabile risultato è un disco pieno di buone intenzioni ma sviluppato malamente. Quindi passiamo
oltre, e cerchiamo l'innovazione in altri lidi... (ndRenaz)
Molto positiva la prova dei loro connazionali Leverage, che con l'ottimo Circus
Colossus entrano di diritto nella ristretta cerchia dei nomi che contano. Un disco davvero buono,
che per certi versi mi ha ricordato i Masterplan.
Uscito da pochi giorni, giusto in tempo per entrare in questo articolo, Carpe Diem, nuovo
album degli Heavenly, buon esempio di freschezza compositiva. Divertenti le somiglianze con i
Queen in qualche canzone. Decisamente promossi.
Possiamo tirare le somme di questo 2009 dicendo che quanto di buono è stato fatto è ad opera dei
gruppi più giovani o comunque meno noti. I nomi grossi si sono limitati a svolgere il loro compito
senza far registrare picchi di qualità degni nota. Cosa ci porterà il 2010? Bè, un sacco di cose,
almeno sulla carta. Sono previsti i nuovi album di: Labyrinth ( Return To Heaven Denied
Pt.II), il doppio Avantasia ( The Wicked Symphony, The Angel Of Babylon),
Rhapsody Of Fire ( The Frozen Tears Of Angels), Gamma Ray ( To The Metal),
André Matos ( Mentalize), Secret Sphere ( Archetype), Masterplan,
Kamelot e altri. Insomma, avremo un bel po' di cui scrivere. Quanti e quali saranno degni di
entrare nello speciale dell'anno prossimo sarà il tempo a dircelo, abbiamo un intero anno davanti per
deciderlo.
Ci vorrebbero pagine e pagine solo per parlare della musica Classica e
Contemporanea del 2009, ma purtroppo sarebbe tedioso, per me e soprattutto per voi, cari lettori.
Una cosa però ci tengo a sottolinearla: per quanto riguarda la Classica, i punti di legame con il
Metal sono sempre più curiosi e soventi, mentre sul versante ambient i due mondi si stanno
allontanando progressivamente. In merito al primo caso, vorrei portarvi due esempi che
hanno fatto discutere moltissimo la critica: The Miskolc Experience dei Therion e The Classical Conspiracy degli
Epica. La grande curiosità sta nel fatto che rappresentano lo stesso evento musicale visto da
due punti di vista diversi, come ha spiegato approfonditamente Mark degli Epica in sede
di intervista. La grande delusione sta
invece nel fatto che i due dischi appaiono sfacciatamente uguali, e dotati degli stessi cronici
difetti di fondo. Il matrimonio moderno tra Classica e Metal ha ancora molta strada da fare per
consolidarsi, e soprattutto ha bisogno di analizzare in maniera critica le proprie limitazioni.
Sull'altro versante invece è curioso notare come le uscite Ambient di spicco siano completamente
avulse da clichè rock e metal, pur portandone ancora degli strascici, o rimembranze che dir si
voglia: escludendo infatti la purezza
assoluta di Raison D'etre, mi riferisco al doom-gothic mancato del progetto Aythis,
che con il buon Glacia ci regala
un'interessante prestazione della compositrice Carline Van Roos, sulla scia di Dark
Sanctuary ed in minima parte Elend; ma mi riferisco anche al progetto italiano
Seizon, che nel 2009 -come negli anni precedenti- rinuncia alle radici rock-metal per
completare la trilogia completamente orchestrale con The Amazing Journey. Le eccezioni alla regola -ovvero le release ambient e
contemporanee contaminate da elementi di musica "dura"- naturalmente ci sono anche quest'anno: ecco
quindi l'ottimo prog rock di Eureka, che con Shackleton's Voyage ci fa dono di
una prestazione gustosissima del polistrumentista tedesco Frank Bossert; ecco il black metal
di Vacuum, a cura del francese
Pensees Nocturnes; ecco l'ecclatante prova jazz psichedelica degli italiani Passo Uno; ed ecco una versione completamente
acustica di Karl Sanders in Saurian Exorcism, spurgata di tutta la brutale violenza firmata Nile, ma
purtroppo anche spurgata della loro classe. Per concludere resta l'esperimento -atipico ma vincente-
dello swing-tango-boogie-gothic-power
dei divertentissimi svedesi Diablo Swing Orchestra. Ce n'è per tutti i gusti, e anche di più.
A voi la scelta! (ndRenaz)
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9
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(THRASH) ottimi Lamb Of God, Kreator e Slayer... i Megadeth mi hanno un po' stufato e l'ultimo disco dei Sepultura lo ritengo l'ennesima prova di inettitudine della band: non li sopporto (con l'attuale formazione sia chiaro). (HEAVY)fantastici Mastodon, penosi Wasp, bravi gli Slough Feg. Mi hanno positivamente sorpreso gli Heaven &Hell capaci di sfornare un ottimo disco nonostante l'età. (HARD) bravissimi i Wolfmother e deludenti i Them Crooked Vultures. Complimenti per il lavoraccio! |
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8
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grandi Kreator e Lamb... mi hanno deluso i Gama bomb... Slayer non tradiscono mai... i Megadeth han fatto un ottimo lavoro se si pensa agli ultimi dischi... |
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Sfinge ti ringrazio a nome di tutti... Stiamo qua per questo!  |
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6
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Complimenti a chi si è occupato di pubblicare di pubblicare l'articolo, ma soprattutto a chi gli articoli li ha scritti... un bellissimo ed utilissimo resconto annuale. Grandi!!! |
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5
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Sono senza linea a casa, mi riservo un giudizio più approfondito in seguito, ma sicuramente grande lavoro. |
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Grande lavoro ragazzi! E dai Beppe che te ne vai ancora in giro con catene borchie e chiodo!!!  |
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3
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Defender a chi?!?  |
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Veramente un ottimo lavoro. Complimenti a chi si è occupato di pubblicare l'articolo!!!!!!! |
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complimenti per il "lavoraccio" ragazzi, mitici defenders! |
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