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FATAL PORTRAIT - # 6 - Metallica
18/03/2014 (5224 letture)
I Cavalieri del Fulmine: così ce li ha tramandati la leggenda, così amiamo ricordarli, i Quattro dell'Apocalisse. Dici Metallica e dici heavy metal: come accade soltanto per gli immensi Iron Maiden, i thrasher di San Francisco incarnano l'essenza della musica estrema agli occhi e alle orecchie dei profani, fungendo quasi da simbolo sotto il quale annettere tutto quello che l'universo metal ha generato nel corso dei decenni. Non è un caso: molto prima di balzare all'apice delle classifiche mondiali, i Metallica hanno costruito con energia e passione alcune delle pagine più importanti della storia del genere, supportando il proprio genio con tour sterminati e concerti cosparsi di sangue e sudore. Ancora rimbomba l'eco di una Master of Puppets, mentre scorrono queste parole, le ennesime protese alla celebrazione di un passato senza eguali: e non saranno mai abbastanza, le parole, per chi ha contribuito in modo indelebile a forgiare le coordinate base del thrash metal, per poi strutturarle ed evolverle con epica, potenza, complessità e profondità tematica, mentre il plotoncino dei loro seguaci si limitava a ripetere il compitino schiacciando sull'acceleratore ma senza accorgersi di non possedere il feeling, la classe e l'immensità dei Four Horsemen. Con Kill'Em All essi hanno imposto le regole di una corrente in ascesa ma non ancora codificata: velocità, furia, riff taglienti che attingevano alla violenza dei Venom ma senza rinunciare alla precisione chirurgica e alla grande melodia della tradizionale scuola britannica; con Ride the Lightning hanno preso per mano il thrash stesso, ampliandone i contenuti e stratificandone la forma: una dimostrazione di maturità clamorosa con la quale mettere in chiaro tutte le potenzialità stilistiche della loro musica, letteralmente sublimata nell'epocale Master of Puppets. Per molti, semplicemente, il miglior disco di sempre e non solo in ambito thrash metal. In esso vi era praticamente tutto: caustici incroci di riff complessi e letali, assoli al fulmicotone ed una potenza stentorea sotto la quale venivano compattate bordate devastanti, mid-time granitici ed episodi melodici, con una qualità ed una intensità mai toccate prima da nessuna band del settore. Infine, …And Justice for All, l'intricata consacrazione tecnica, il disco che ha portato ai massimi livelli compositivi la musica del quartetto. E pensare che era nato tutto da un incontro fortuito in quel di Los Angeles tra James Hetfield e Lars Ulrich, un ragazzino danese logorroico ed iperattivo trapiantato negli States assieme al padre, hippy convinto, musicista open-minded e campione di tennis. Hetfield era l'opposto di Ulrich, un ragazzino riottoso e taciturno, frustrato dalle imposizioni familiari e costretto a nascondere la sua sensibilità sotto una corazza da lupo solitario. Dalle loro menti si è dipanata una leggenda sconfinata, scandita naturalmente dal genio prodigioso di Clifford Lee Burton, il bassista dai lunghi capelli rossi e dai jeans a zampa d'elefante che ha portato con sé una ventata incredibile di positività ed ispirazione stilistica tra le fila del quartetto. Burton era il più carismatico ed il più preparato a livello teorico, conosceva la musica classica ed ha insegnato tantissimo ai compagni, tutti più giovani di lui: le melodie, le armonie, la lettura della musica stessa. Soprattutto, ha innescato un feeling unico ed irripetibile, contribuendo in maniera inequivocabile a suggellare la grandiosità di questa formazione; è così che i Metallica sono saliti sull'Olimpo, dettando legge durante tutto il corso degli anni ottanta. Dai sudatissimi moshpit della Baia alle grandi arene del Monsters of Rock in appena tre anni; così si è compiuta un'ascesa poderosa, giusto quello che Hetfield si era auspicato quando aveva deciso di scalzare i lustrini del glam metal dalle copertine della stampa specializzata. Platee oceaniche di headbangers inchinati ai loro piedi, frotte di ragazzi muniti di chiodo e gilet in jeans, coperti di toppe, pronti ad idolatrarli e chiamare il loro nome come fosse un mantra, una fede religiosa, una divinità inattaccabile ed incorruttibile. Anti-divi per eccellenza, trasgressivi e casual nel loro look in jeans e con i lunghi capelli a brillare contro il prosperoso vento dell'epoca aurea, i Metallica -album dopo album, tour dopo tour- hanno fatto terra bruciata attorno a loro, hanno conquistato Donington e colonizzato la Vecchia Europa, prendendosi a pieno diritto lo scettro di leader del movimento metal internazionale. Nulla sembrava fermarli, ed è servito un tragico lutto per mettere loro i bastoni tra le ruote. Un raggelante segno del destino coincise con la tragica perdita di Cliff Burton, creando una sorta di blackout all'interno dell'act californiano, che nel 1991 rimescola le carte e abbandona il thrash per fare un salto ulteriore, ancor più rischioso: l'assalto ai piani alti del music business, perfettamente riuscito e perpetuato attraverso un possente disco di heavy/thrash autointitolato. Da allora i Metallica non sono più una semplice band, ma una vera e propria SpA: un colosso mediatico attorno al quale ruotano milioni, una multinazionale la cui priorità non è più sfornare musica con la continuità di un tempo. Da allora le platee adoranti si sono divise, spaccate in due in maniera irreversibile, con sempre più detrattori pronti ad accusare l'ammorbidimento sonoro e le scelte commerciali discutibili delle vecchie divinità, che apparivano non più infallibili dopo la perdita di Burton. Ad ogni modo, resta intoccabile quello che loro hanno regalato alla Storia del Metal: un passato colossale, cinque dischi epocali, un'attitudine ed uno stile imitato da centinaia di adepti, una storia tutta da raccontare e zeppa di aneddoti, ricordi, momenti esaltanti ed emozioni spettacolari. Cavalcano compatti e spediti per la loro strada, nonostante impazzi l'Apocalisse sotto gli zoccoli dei loro destrieri: non a caso, sono pur sempre i Cavalieri del Fulmine.

01. Hit the Lights. Tra il 1982 e l'inizio del 1983 qualcosa di nuovo arde nella Bay Area di San Francisco. Un piccolo plotone di band giovanissime ed agguerrite inizia a manifestare la propria attitudine ribelle suonando sempre più veloce, per dimostrare al mondo che il metal vero non è quello patinato che impazza sui coloriti boulevars losangelini. I Metallica sono gli alfieri della rivoluzione; i loro volti da ragazzini, i jeans strappati, i lunghi capelli sudati scossi con veemenza e il loro sound devastante apre nuovi spiragli e riscrive la storia del genere. Hetfield e Ulrich hanno a lungo corteggiato il bassista dei Trauma, lo spettacolare Cliff Burton, per rimpiazzare lo scarso Ron McGouvney; Burton ha accettato di unirsi a loro solo a patto che fosse la band a raggiungere lui in quel di San Francisco e non viceversa. E' così che nasce la leggenda, nonostante le turbolenze di Dave Mustaine, l'alcool che scorre a litri, i locali fatti a pezzi ed il furgoncino a noleggio che si rovescia sulla strada verso New York, all'inseguimento di un sogno. Notati da un negoziante di dischi, John Zazula, i Metallica attraversano gli States da costa a costa per andare a registrare il loro album d'esordio, licenziando di fatto Mustaine una volta giunti nella Grande Mela. Lo rimpiazzano con Kirk Hammett degli Exodus e si recano in sala di incisione, uscendone con in mano Kill'Em All, il primo passo verso la gloria. L'esordio è un botto clamoroso: Kill'Em All suona come una serie di mitragliate dritte in mezzo agli occhi, trasuda energia e vigore, trascina l'ascoltatore in un forsennato vortice ormonale e lo sfinisce attraverso una sequenza mortale di frustate ipereccitate, convulse, lineari e prive di orpelli. Riff letali si imprimono nella storia con la loro attitudine killer, semplici e tronchi, ripetuti allo spasimo; le taglienti melodie soliste e la chirurgica precisione d'esecuzione -nonostante la straripante velocità dei brani- permettono di sfoggiare anche una qualità tecnica di prim'ordine rispetto ai caotici assalti dei Venom: ed è proprio qui che sta la grandezza dei Metallica che, nonostante le giovanissima età, riescono a fondere in un manifesto generazionale la brutalità dei tre inglesi con la qualità musicale dell'heavy metal classico. Kill'Em All sancisce la definizione ufficiale di un genere, il thrash metal che, nelle cantine e nell’underground, si era già consolidato da qualche mese; è pertanto ritenuto la scintilla primigenia, l'atto di nascita di un settore destinato a crescere clamorosamente. Hit the Lights è il pezzo più datato, scritto da Hetfield ancor prima di conoscere Ulrich ed inserito in forma grezza nella compilation Metal Massacre, che aveva portato i ragazzini sulle bocche di tutti; un'apertura in dissolvenza e il primo di una lunga serie di riff abrasivi, febbricitanti: è così che si innesca la bomba Metallica, subito alle prese con velocità pericolanti e vocals sguaiate, rabbiose. Assoli al fulmicotone si rincorrono tra stacchi e stop'n'go, mentre la chitarra di James Hetfield mitraglia diversi riff velenosi con una rapidità stordente: è un suono ipereccitato, orgasmico, scandito da ritmiche a rincorsa ed esaltazione adolescenziale, senza fronzoli, frenetico ed irrefrenabile nonostante un rallentamento centrale che serve soltanto a rifiatare prima di una nuova ripartenza a rotta di collo, un assolo vorticoso che porta a termine la canzone con una foga intensa ed una melodia squillante che lascia impressionati per la sua precisione ed accuratezza. Il testo, come molti del debut, è ancora adolescenziale: un incitamento a fare casino sotto il palco ed un avvertimento: 'With all our screaming, We're gonna rip right through your brain'!

02. The Four Horsemen. Primo tentativo di stratificazione stilistica apportato dai Metallica in un loro disco, The Four Horsemen anticipa il thrash elaborato e complesso che la band adotterà dal secondo disco a venire. Una canzone lunga e costituita da differenti sezioni, cucite con riff impattanti ed un flavour quasi epico che diverrà trademark del quartetto di San Francisco negli anni successivi. Il brano è, per queste ragioni, uno dei pochi capitoli a sé stanti in un disco imperniato su caustiche sassaiole ipereccitate: esso si apre su un riff imperioso e avanza con pathos e frenesia, trascinato dall'aspra prova vocale di Hetfield fino all'anthemico refrain. La canzone si dimena e si innervosisce, sospinta da brevi e febbricitanti accelerazioni, culminando in una tesissima porzione strumentale. Qui le chitarre spadroneggiano con un suono ruvido, secco, mitragliando schegge abrasive con insistenza e sostenendo poi un'intersezione più ritmata, nella quale Hetfield narra le temibili disgrazie portate dai Cavalieri dell’Apocalisse. Un pregevole passaggio più soft allenta la tensione e conduce ad uno stupendo assolo melodico, uno dei più curati all'interno di un disco per il quale Dave Mustaine aveva progettato solismi generalmente più feroci; la band si districa sapientemente tra forza e melodia e riparte a capofitto riprendendo la serrata ritmica che aveva preceduto l'assolo, riportando dunque ai massimi livelli l'energia e la tensione. Hetfield riprende anche la narrazione vocale e la canzone veleggia a briglie sciolte verso la sua cavalcata finale, sorretta da una fittissima mitragliata di riff distorti e dalla conclusiva sezione solista, questa ben più trepidante della precedente. Il tema lirico del pezzo, come detto, riguarda un celebre passo biblico: anche a tal proposito possiamo dunque parlare di un capitolo isolato all'interno di un disco generalmente animato da adolescenziali odi all'headbanging.

03. Whiplash. Una frustata in pieno viso, una secca e perentoria mitragliata priva di fronzoli che esprime tutta la furia, la veemenza e la velocità del thrash metal allo stato brado. Tra i primissimi cavalli di battaglia dei Metallica, chiaramente ispirata dal sound sporco e grezzo dei Motorhead, Whiplash si apre con delle schitarrate protese ad innalzare un muro di adrenalina senza fine, il quale viene poi fatto a pezzi dall'esplosione di foga a mille all'ora innescata da Hetfield. Il chitarrista macina riff a velocità esorbitante e con precisione mostruosa, mentre Ulrich detta ritmiche rapidissime; irrefrenabile è anche il rabbioso sproloquio vocale con cui Hetfield fa definitivamente incendiare il pezzo, che incede a testa bassa tra stop e ripartenze, fomentando un'energia ed un delirio straripanti. Il refrain si basa sulla semplice ripetizione del titolo, ma è irresistibile e letale quando fatto cantare in coro dal pubblico; le stesse strofe non sono che un'invito alla pazzia collettiva, un'ode all’headbanging, mentre è assolutamente micidiale la decelerazione/accelerazione, con tanto di urlaccio di Hetfield, che innesca l'abrasivo assolo di chitarra attorno ai tre minuti. Una corsa sfrenata nella quale si perde ogni freno inibitorio, mentre Hammett violenta le corde della sua chitarra facendo sprizzare da queste ribollenti fiotti di sangue. Come se tutto ciò non fosse già letale per i neuroni degli headbangers, la band si ferma all'improvviso nel bel mezzo dell'assolo, Hetfield caccia un'altro urlaccio dei suoi -'Whiplash'!- e altrettanto all'improvviso Hammett riprende il suo velocissimo orgasmo sonico, conducendo il brano alla furiosa e anthemica strofa finale: 'we'll never quit, 'cause we're Metallica'. Ma la lista di pezzi da knockout è sterminata: la serrata Motorbreath col suo riffing nervoso e gli assoli abrasivi, la più melodica Jump In The Fire, meno veemente e dotata di ottime sezioni soliste, la strumentale di basso Anesthesia (Pulling Teeth) -uno dei primi esempi del genio di Cliff Burton- la scatenata ed incalzante Phantom Lord o la strepitosa No Remorse, uno dei primi pezzi a più registri ritmici della band. I suoi stacchi letali, le ripartenze repentine e gli assoli al fulmicotone sono ancora oggi micidiali e devastanti, imitati ed emulati da tante giovani band che invano ricercano la furia, l'attitudine, la velocità e l'appeal distruttivo degli epici giorni della Bay Area.

04. Seek & Destroy. Uno dei riff più noti e letali dell'intera storia della musica dura, un titolo ed un refrain che da soli rappresentano la forza distruttiva e lo spirito aggressivo del metal in senso ampio, un anthem feroce che passa alla leggenda dopo aver scritto la storia. Tutto questo è Seek & Destroy, brano fortemente simbolico oltre che classico pezzo conclusivo di tutti i live-set della band americana, utilizzato come una grande jam-session per far cantare il pubblico e, nei primi anni, trasformato da James Hetfield in una sorta di comizio nel quale scagliarsi contro tutti i poser. Al riff, molto affilato e sinistro, incombe una vivace sezione ritmica, dinamica ma non velocissima, la quale conferisce al pezzo dei tratti quasi anthemici, culminanti nel leggendario ritornello. Il brano si movimenta dopo tre minuti: un'esplosiva sequenza di riff taglienti -la sezione più thrash del pezzo- prepara il campo a una fulminante serie di scariche soliste, fiammate liquide e lancinanti che colano in velocità dalle sei corde, prima di ricollegarsi al riff e al tema portante della canzone. Questa si conclude con una breve porzione strumentale dal riffing corposo e minaccioso, spettro di un thrash questa volta cadenzato e intimidatorio, da headbanging lento e ritmato. Nel testo si parla di lotta tra band rivali, inseguimenti notturni e distruzione suburbana, quasi a voler fotografare la cruenta vita underground ed il disagio giovanile all'interno degli anfratti più sudici delle grandi metropoli californiane. Capitolo a parte, nel full-length, lo merita la massacrante Metal Militia, la canzone più veloce e violenta del disco: una mitragliata rapidissima e devastante dall'inizio alla fine, nella quale vengono sparati senza soluzione di continuità riff taglienti ed intrisi di veleno. Senza pari è la rabbia urlata da Hetfield nel microfono, mentre con una frenesia disumana la sua mano destra macina riff uncinati a folle velocità; tellurico è il martellamento ritmico imbastito da Ulrich alle pelli, contraddistinto anche in questo caso da stacchi e ripartenze sfibranti. Senza un attimo di respiro, la canzone spazza via tutto quanto incrocia sul proprio cammino, esplodendo concitate ritmiche a rincorsa, stop'n'go degenerati e assoli fiammanti, sempre ai mille all'ora. I testi, ancora molto adolescenziali, erano anthemici ed incentrati sull'esaltazione del senso di appartenenza alla comunità metallica: 'Di cuoio e metallo sono le nostre uniformi, proteggono quello che siamo'.

05. Ride the Lightning. Avrebbero potuto continuare a spargere sangue nei pub della Bay Area, sfornando un'altra serie di perentori up-tempo energicizzati, i giovani Metallica, ma la loro ambizione era troppo forte per fermarsi ai facili consensi. Ecco che dunque nel 1984 esce Ride the Lightning, l'album che mostra tangibili segni di svolta e maturità: la band si presenta con composizioni più stratificate e dalle sfaccettature più marcate, limitando le consuete mitragliate thrash ed affiancando loro pezzi più compositi e articolati, tempi medi, una semi-ballata melodica, una strumentale emozionante ed elaborata ed un gran numero di riff esplosivi in ogni brano. E' una svolta epocale, perché permette ai Four Horsemen di dimostrarsi compositori abili, capaci di allargare il proprio spettro sonoro e restare ugualmente devastanti con ogni tipologia di canzone. E' anche il disco che dimostra per la prima volta come il thrash metal possa essere intelligente dal punto di vista lirico ed articolato da quello strutturale, smentendo dunque i cliché di pura furia che già si erano consolidati. I Metallica, che avevano dettato le regole con Kill'Em All, con Ride the Lightning indicavano anche come romperle, una consuetudine che seguiranno spesso nel corso della loro carriera. La title-track esplode con un riff apocalittico e perentorio, sul quale si inserisce il vocalism marziale di James Hetfield, alle prese con la narrazione dei crudi pensieri di un condannato alla sedia elettrica. La canzone incede come spigoloso mid-time e sfocia in un refrain molto melodico, mentre le chitarre la sostengono con un riffing teso e insistente. La traccia è molto ricca e stratificata dal punto di vista strutturale e, dopo circa due minuti, concede il primo cambio di rotta, infiammandosi in una repentina accelerazione a rincorsa; i riff si fanno più aspri e affilati, la batteria detta un ritmo improvvisamente più spinto, ma dopo pochi istanti rallenta di nuovo e conduce l'ascoltatore in un raggelante assolo melodico, molto intenso e caratterizzato da affascinanti armonie decadenti. Spettacolare lo stacco che lo impreziosisce e lo fa impennare in un vorticoso attacco congiunto delle sei corde; la band sembra fermarsi e poi ripartire a mille all'ora, con la batteria a dettare un ritmo insostenibile e la chitarra, sempre più acuta, che va a tracciare scale orgasmiche alla velocità della luce. Le note sembrano colare dal cielo come raggi laser che squarciano l'aria: si tratta, di fatto, di uno degli assolo più belli mai scritti dal quartetto di San Francisco, che subito riparte riprendendo un riffing possente e dinamico e ricollegandosi alle strofe in una sezione esaltante e trascinante. Si rallenta nuovamente e si riprende il mood principale, concludendo il brano con lo stesso riff apocalittico che lo aveva aperto: monumentale, Ride the Lightning lascia a bocca aperti e mostra al mondo come i ragazzi siano maturati a tal punto da mostrare nello stesso pezzo le più svariate sfaccettature del thrash metal da loro stessi codificato, spaziando da ritmiche repentine a passaggi mid-time e concedendosi anche trame articolate e melodie suggestive.

06. Creeping Death. Opener per antonomasia dei live-act della band americana, Creeping Death si apre sulle frequenze di un riff biblico ed avanza con toni intimidatori, scanditi da ritmi dinamici e riff epici, dai forti echi orientali. La narrazione di Hetfield è aspra e perentoria, quasi anthemica in coincidenza del refrain, scandito da un lavoro di chitarra molto incisivo e sempre più tonante; dopo un paio di strofe, Kirk Hammett si cimenta in uno squillante guitar-solo, correndo con melodia fluida e incandescente sulle sei corde mentre Hetfield, Burton ed Ulrich lo sostengono con una base arcigna e martellante. Da sottolineare è soprattutto la seconda parte della sua digressione solista, la quale decolla in una scala sontuosa di note fibrillanti, sempre più intense: si tratta di uno degli assolo più belli e emozionanti dell'intera discografia dei Quattro Cavalieri, che lo suggellano con un potente break rallentato da far tremare i polsi, il classico momento utilizzato nei concerti per far cantare il pubblico con i pugni al cielo. Da questo si riprende il motivo principale del pezzo, che si rifà più movimentato e recupera tanto l'irresistibile ritornello quanto il poderoso riff portante, posto in chiusura dopo una ulteriore pregevole sezione solista, anch'essa modellata da imponenti melodie orientaleggianti. Biblico è anche il tema portante a livello lirico: si parla infatti delle dieci piaghe scatenate da Dio nell'Antico Egitto, un episodio utilizzato quasi in senso metaforico per suscitare domande e riflessioni a proposito di una divinità che i suoi stessi fedeli dipingono come severa e vendicativa. Nel Vecchio Testamento, infatti, la figura di Dio è fortemente tirannica: esso viene descritto come un arbusto infuocato, che scatena flagelli e punizioni indicibili a danno degli umani da esso stesso creati. Dogmi e spauracchi che Hetfield aveva sentito tante volte da ragazzino e che ora accusava puntando il dito in maniera matura, utilizzando addirittura lo stesso linguaggio degli imputati. L'idea della 'morte strisciante', tuttavia, nacque da un'esclamazione di Burton durante la visione di un film insieme ai suoi compagni.

07. For Whom The Bell Tolls. Truci rintocchi di campana introducono un riff sepolcrale e tenebroso, col brano che incede su ritmi cadenzati e possenti. Il pezzo è atipico per i Metallica del tempo -abituati a straripanti frustate ritmiche- e mette in mostra tanto l'abilità della band, alle prese con soluzioni inedite, quanto le geniali intuizioni di Cliff Burton, autore di un celebre riff solista di basso distorto in avvio. Una melodia chitarristica funerea porta la canzone nel vivo, anticipando una sezione rocciosa e dall'andamento solenne, nella quale la testa accompagna con ritmo ieratico i robusti riff di Hetfield. Dopo circa due minuti, il chitarrista inizia a cantare con tono aspro e ancora giovanile, ma più epico e impostato rispetto alle rabbiose invettive di Kill'Em All; due strofe sono divise da una breve sezione stumentale, nella quale echeggia ancora la truce melodia già udita in precedenza, mentre il ritornello -semplice ed efficace- e i versi 'Take a look to the sky, just before you die - It's the last time he will' mantengono alta la tensione fino alla fine del brano, in coincidenza della quale si odono ancora rintocchi di campane e marziali colpi di batteria. Da sottolineare è l'estrazione letteraria delle liriche, ispirate al romanzo omonimo di Ernest Hemingway ed ambientate in uno scenario bellico.

08. Fade to Black o One. Fade to Black è il primo pezzo lento e malinconico nella storia del thrash metal, prototipo della mid-ballad per eccellenza dei Four Horsemen: un brano fortemente melodico e intriso di sensazioni intime, ma al tempo stesso crudo e degno di rispetto, oltre che ineccepibile e brillante dal punto di vista tecnico e compositivo. Essa si apre su un morbido arpeggio di chitarra e cresce in una melodia nitida e fluida, dai toni struggenti ed intensi; si tratta di un pezzo dotato di uno spettro emotivo molto profondo, nel quale alla melodia toccante della chitarra si aggiunge una prova vocale altrettanto accorata da parte di James Hetfield. Di fatto è la prima volta che una band thrash metal si cimenta con un pezzo introspettivo e melodico, oltre che la prima occasione di udire il riottoso Hetfield alle prese con linee vocali posate e dotate di tanta sensibilità. Fade to Black apre molte strade, perchè dimostra che su un disco thrash possono starci anche delle mid-ballad, con risultati eccezionali: non si tratta della classica canzone d'amore, sdolcinata e prevedibile, ma di un piccolo capolavoro di tecnica e songwriting, un'onda delicata che prima avvolge suadente e poi stende l'ascoltatore con potenti e significativi inasprimenti, sia nel riffing che nella voce. Il tocco tiepido e trepidante di Kirk Hammett riparte in una nuova sezione solista dai tratti commoventi, accompagnata sempre dall'arpeggio dolce di Hetfield, che nel frattempo rende sempre più ruvida la sua prova vocale e narra i tormenti interiori di un individuo che, frustrato dalle difficoltà della vita, ha deciso di farla finita. Attorno ai quattro minuti entra in scena una sequenza di riff d'impatto, sfondo ideale di una parte centrale epica e decisamente più dura. La canzone sviluppa così un'ulteriore dimensione, convogliando in un ennesimo assolo di chitarra, questo sempre più intricato e potente, per quanto sempre molto melodico: le note si intersecano in un vorticoso crescendo di fluida e squillante enfasi sonica, culminante dopo i sei minuti in un climax fibrillante e capace di lasciare a bocca aperta. E' con questo brano che i Metallica creano l'archetipo della loro mid-ballad, perseguito nel 1986 con la stupenda Welcome Home (Sanitarium) e nel 1988 con la celebre One, per molti il corrispettivo di quello che Stairway To Heaven fu per i Led Zeppelin; un altro brano monumentale e intriso di un forte pathos malinconico, incentrato in questo caso sulla storia reale di un ragazzo rimasto mutilato in guerra e tenuto in vita solo dai macchinari. Incapace di vedere e parlare, privo degli arti, egli vorrebbe che fosse staccata la spina che lo tiene in vita: 'Non posso né vivere né morire', si strugge, contorcendosi in un dolore senza pari dal quale nessuno sembra poterlo liberare. Il tema dell'eutanasia viene affrontato con risvolti emotivi fortissimi: Hetfield canta con un tono accorato che si inasprisce in prossimità del ritornello, facendosi più duro e lasciando poi campo ad un suadente e malinconico assolo chitarristico, sommesso e delicato nella sua raggelante decadenza. Da questo si riparte con una strofa molto robusta, sulla quale viene snocciolato un secondo assolo, questo più ieratico e cinico; Lars Ulrich va quindi a comandare una granitica serie di breakdown, infervorata dal vocalism sempre più statuario di Hetfield. Un passaggio molto forte e potente, che nel videoclip del pezzo -il primo nella carriera della band- viene esaltatato dalle spettacolari immagini della band, intenta a fare headbanging in un vecchio magazzino abbandonato. La quadrata e compatta sezione ritmica detta una breve ed intricata sezione thrash, ricca di riff sinistri ed accelerazioni strutturate attorno al rapidissimo utilizzo del doppio pedale; alcune rullate lasciano dunque esplodere l'ultimo assolo, questo veramente intenso e fulmineo, scandito da un saliscendi continuo di scale fiammanti e melodie ribollenti, accompagnate dalla presenza sempre martellante e frenetica del drummer danese. Si tratta di un altro degli assolo più belli ed elaborati composti dai Four Horsemen, una lunga sezione strumentale che si conclude all'improvviso dopo aver intrapreso molteplici direzioni a velocità incalzanti, trasportando l'ascoltatore in una sorta di trance introspettiva.

09. Master of Puppets. Nel 1986 il thrash metal tocca il suo apice, alimentato da una serie mirabile di release epocali pubblicate in America ed in Europa. I Metallica partecipano da protagonisti assoluti alla maturazione del genere da loro stessi sviluppato, andando a comporre un album imponente e cattedratico che è, per molti, il manifesto assoluto del settore: Master of Puppets. In esso i Quattro cavalieri recuperano e accentuano le velocità devastanti di Kill'Em All, strutturandole in composizioni più elaborate, epiche, maestose e ricche di riff, sezioni complementari, meravigliosi assoli melodici e vocals trascinanti, cucendo il tutto sotto una potenza stentorea. James Hetfield costruisce l'intelaiatura di ogni pezzo attorno ad un numero cospicuo di riff affilati e leggendari, componendo brani articolati e capaci di spaziare attraverso metriche disparate; il drumming tellurico di Lars Ulrich, supportato dal basso geniale di Cliff Burton, traccia perentori assalti rapidi ma anche compatte sfumature mid-tempo, definendo uno spettro sonico ricco e variegato, completato dal morbido tocco solista di Kirk Hammett. Un forte flavour oscuro permea i solchi del disco, potente e massiccio nella produzione, letale negli assalti rapidi, chirurgico e preciso nell'esecuzione: di fatto, siamo al cospetto di uno dei primi esempi di techno-thrash fatto e finito, anche se Master Of Puppets non perde un'oncia di veemenza, rapidità esecutiva, possenza e crudezza, quest'ultima accentuata dai suoni corposi e dal forte riberbero tipicamente ottantiano che lo caratterizza. L'evoluzione iniziata con Ride the Lightning è dunque compiuta, e ancora una volta i Four Horsemen prendono per mano l'intero movimento thrash metal, trascinandolo e sviluppandolo con classe, forza, maturità e lungimiranza compositiva. La title-track è il brano più rappresentativo del lotto: un'icona del genere, il cavallo di battaglia principale dei Metallica nonché una delle canzoni-simbolo per antonomasia dell'heavy metal stesso, nella sua accezione più ampia. Autentico manifesto generazionale, Master of Puppets si apre su un giro di chitarra epocale ed inconfondibile, presto incalzato da un riffing rapido e serrato; il pezzo scorre dinamico e tagliente, con una prova vocale epica e minacciosa da parte di Hetfield. Il refrain è uno dei più noti di tutti i tempi, e anche a distanza di tanti anni mette ancora i brividi: 'Come crawling faster, obey your master! Your life burns faster, obey your master! Master! Master of puppets, I'm pulling your strings, twisting your mind and smashing your dreams - Blinded by me, you can't see a thing, Just call my name, 'cause I'll hear you scream Master! Master! '. Il brano si dipana attraverso la ripetizione della strofa portante e dei suoi riff affilati, prima di sfociare in un mostruoso assolo di rara bellezza: un intrigo di melodie malinconiche intenso e squillante, che crea uno squarcio emotivo molto intenso ed una notevole stratificazione tecnica nel corpo centrale della canzone, che riparte poi ancor più feroce e decolla in un secondo assolo, ben più veloce ed aggressivo. Le chitarre portano la tensione a livelli altissimi e lasciano colare fiotti di note incandescenti dalle sei corde, prima di ricreare un indistruttibile muro di riff poderosi e lasciare alla ieratica interpretazione vocale di Hetfield il compito di santificare la liturgia con un ulteriore tono di cupezza e maestosità. Una piccola curiosità: si dice che la risata che echeggia nel finale in dissolvenza appartenga a Cliff Burton. Con molta probabilità, questa canzone rappresenta il brano più completo ed esaustivo per comprendere lo stile della band americana, che qui sciorina una ricca serie di riff impattanti e melodie soliste, cuce assieme parti antitetiche e combina dunque forza, aggressività, melodia e classe compositiva; si passa da parti accelerate a passaggi più rocciosi, si possono apprezzare due assolo dal profilo completamente differente -il primo introspettivo e avvolgente, il secondo diretto e devastante- e respirare quel flavour oscuro ed epico che caratterizzava il thrash dei Quattro Cavalieri, molto più elaborato e grandioso del thrash comune, quello scarno e basico di tante formazioni dell'epoca. A livello lirico, si punta il dito contro la dipendenza dalla droga, una sostanza pericolosa che finisce per manovrare la mente di chi cade nella sua rete: tutto il disco, in realtà, è un concept contro l'oppressione psico-fisica e qualcuno ha visto nella title-track anche una metafora della Società che ci muove come dei burattini.

10. Battery, Disposable Heroes o Damage Inc. Battery, Disposable Heroes e Damage Inc sono le tre canzoni più devastanti del disco, delle poderose bordate di thrash metal mitragliate a velocità supersonica e intrise di cambi di tempo repentini, assoli al fulmicotone, riff letali e rabbia incandescente. Senza ombra di dubbio, Battery è la più celebre delle tre: forse rappresenta l'emblema stesso del thrash targato Metallica, il brano più indicato per spiegare ad un profano l'essenza più feroce del quartetto di San Francisco, sebbene la stessa Damage Inc sia ancor più spietata. Un aulico arpeggio di chitarra classica, moltiplicato in studio, introduce questa canzone leggendaria e va a creare un'atmosfera quasi surreale, presto spazzata via dall'irrompere caustico delle chitarre elettriche: il brano inizia veramente soltanto dopo oltre un minuto, sospinto da un riffing possente e adrenalinico, sul quale esplode un rapidissimo tappeto ritmico a briglia sciolta. James Hetfield scocca riff frenetici, bissati dalle mitragliate a rincorsa di Lars Ulrich; dal punto di vista vocale il chitarrista sfoga una rabbia cieca, scandendo i versi con aggressività e concitazione, mentre musicalmente sono eccezionali gli stacchi e le ripartenze frontali. Il refrain è semplice ma azzeccato, prevede la ripetizione del titolo del brano ed è ideale per scatenare la tensione e l'adrenalina; dopo circa tre minuti il pezzo rallenta all'improvviso e poi riaccelera a capofitto mediante una fulminante sezione solista, una sfuriata di note urticanti attraverso le quali Kirk Hammett dà libero sfogo al suo wah-wah e ad un discreto impeto melodico, prima che la canzone riprenda il suo corso con intatta veemenza. Hetfield riprende in mano la situazione con voce e chitarra, portando alla conclusione il brano. La sfuriata finale, una corsa sfrenata sempre più intensa, è un esercizio di thrash metal da insegnare nelle scuole, una mazzata feroce che spezzerebbe le reni a un toro e che da sola basterebbe a rendere letale la canzone, con la ripetizione frenetica del riff portante e la sassaiola scrosciante rilasciata a folle velocità dal drumkit dell'isterico danese. Si parla di guerra, anche se non è ben chiaro a quale 'batteria' si alluda: nessuno può fermarla, si afferma tra le strofe, che forse tracciano un paragone tra una batteria dell'esercito e la band stessa, implacabile e inarrestabile. Se Disposable Heroes mette in luce i suoi esplosivi cambi di tempo -e racconta gli orrori ai quali sono destinati i giovani militari che lo Stato manda a morire in guerra- Damage Inc merita la palma di brano più violento del lotto e, forse, dell'intera carriera dell'act americano assieme a Dyers Eve: un'intro in dissolvenza, scandita dal basso di Cliff Burton, fa da preludio all'olocausto ritmico, compatto e 'pieno', che esplode dopo circa un minuto e mezzo. L'ennesima combinazione di riff al vetriolo si dipana su un velocissimo canovaccio ritmico, mosso dal drumming martellante di Ulrich e alimentato da una prova vocale furibonda da parte di Hetfield, eccezionale nel vomitare nel microfono un'aggressività senza pari. L'immancabile rallentamento centrale viene interrotto dall'urlo del chitarrista e da una ripartenza assassina, l'ennesimo stacco al cardiopalmo che va a diventare un autentico trademark del thrash metal stesso: è una ripartenza elettrizzante, una vera scarica di energia che viene incendiata dal velocissimo assolo di Hammett che, per quanto sia convulso e distorto, mantiene sempre una coerente ed esaltante linea melodica, iniettata di note squillanti e acuminate come lame. Ancor più eccitante è l'ulteriore stacco col quale la band si lascia alle spalle l'assolo e riprende la sua devastante rincorsa di riff killer e ritmiche scatenate, questa volta con Ulrich alle prese con un robusto tappeto di doppia cassa ed Hetfield a scoccare l'assalto finale con un ancor più lancinante sfogo di rabbia. Il testo è una vera dichiarazione di genuinità e coerenza: 'L'onestà è la nostra unica scusa, cercano di rubarcela ma non serve' canta Hetfield puntando il dito contro la corruzione dei politici e scagliandosi con rabbia contro tutto e tutti: 'Fucki it all and fucking no regrets'! L'associazione Danni SpA è quella che controlla con subdola violenza la società, infiltrandosi come un parassita nella politica, nel sistema, nella società, in tutte le cose; i cittadini vengono assuefatti e manovrati, pertanto l'incitamento, grondante orgoglio, è quello a ragionare con la propria testa e ribellarsi ai conformismi: 'Vivendo in ginocchio per conformità o morendo in piedi per l'onestà'. Tanto Battery quanto Damage Inc rappresentano dei mirabili monumenti di thrash metal nella sua essenza più pura e genuina; irresistibili nella loro avanzata, ricche di riff affilati e assoli incandescenti ma mai caotici, esse vanno a costituire l'archetipo del tipico brano di thrash classico più serioso, epico e potente, manifesti imprescindibili ai quali si sarebbero rifatte centinaia e centinaia di band, dimostrazioni di forza senza pari che ancora oggi fanno tremare il suolo ma che al tempo stesso sublimano il mirabile potenziale tecnico dei quattro californiani, strepitosi nel cucire insieme sezioni differenti e con una precisione chirurgica nonostante le velocità considerevoli.

11. The Call of Ktulu, Orion o To Live Is to Die. Tre pezzi monumentali, interamente strumentali, uno per ogni album dal 1984 al 1988: brani molto lunghi e strutturati, ricchi di riff, assoli, atmosfere, sensazioni ed intersezioni, delle prove evidenti e magniloquenti del songwriting immenso del quartetto americano nonché dell'enorme spessore tecnico di questi ragazzi. Nonostante la loro lunghezza e la loro complessità, questi brani non stancano mai, anzi, si evolvono e si muovono in continuazione, sviluppando precise trame melodiche e seguendo direzioni geniali, ponendosi come vere mini-opere d'arte all'interno dell'album a cui appartengono. Epica e pathos sono sempre in rilievo -perché il thrash dei Metallica è sempre stato permeato da un forte alone di imponenza e maestosità- ma non mancano le più disparate sfaccettature ritmiche e ambientali: accelerazioni repentine, melodie struggenti, rallentamenti schiaccianti o aperture acustiche mozzafiato, ripartenze impattanti e incroci imprevedibili, sublimati da quell'immancabile cappa di oscurità e pessimismo che ha sempre reso la musica dei Nostri l'ideale colonna sonora dell'Apocalisse urbano vissuto dal mondo in cui esistiamo. I tre pezzi avanzano con un riffing ipnotico, devastante e maciullante, scandito da ritmi sacrali ed arricchito da frequenti virtuosismi chitarristici; si delineano brani complessi e stratificati, lasciando succedere al loro interno fraseggi e incastri a non finire. Il riff portante spadroneggia sempre con una prestanza ed un carisma straripante, affiancato da stupendi assolo di chitarra, morbidi e decadenti; nel corpo centrale delle canzoni vengono incastrate delle estranianti sezioni soft, nelle quali la potenza tipica del four pieces sembra placarsi e lasciare campo a struggenti melodie. Ascoltarle col senno di poi, sapendo cosa sarebbe accaduto a Cliff Burton di lì a poco, mozza il fiato. Siamo al cospetto di magistrali sinfonie di malinconia e tristezza, capolavori sonici nel quale arpeggi e scale creano anfratti intimistici che prendono l'ascoltatore dritto al cuore, prima di trascinarlo all'improvviso in vorticose ripartenze. Le chitarre riprendono a macinare riff possenti, scolpiti nel granito, reimbastendo la terrificante marcia principale. The Call of Ktulu è la più sinistra, ispirata ai mondi immaginari dell'autore horror-fantasy Lovecraft; Orion è reputata il capolavoro assoluto di Cliff Burton, che la apre con un celebre giro di basso, mentre To Live Is to Die è dedicata proprio alla memoria del compianto musicista, morto a soli 24 anni in un incidente del tourbus, occorso nel 1986 durante la permanenza in Scandinavia.

12. Blackened. La tragica morte di Cliff Burton non ferma la band californiana, che nel 1988 torna a far sentire il suo ruggito con il quarto capolavoro, …And Justice For All, che porta alle massime conseguenze le caratteristiche del predecessore: i tecnicismi si centuplicano in un labirintico incrocio di riff e sezioni, assoli magistrali, cambi di tempo repentini, accelerazioni probanti; la devastante potenza e l'aura cupa di Master of Puppets vengono ribadite con ancor più marcata prestanza, accentuate dal drumming sempre più scrosciante di Ulrich -qui spesso alle prese anche col doppio pedale, molto più che in passato- e da atmosfere pesantissime. Si tratta del disco più tecnico del quartetto di San Francisco, che ora veniva definito a tutti gli effetti come fautore di un sound techno-thrash del quale è, ancora una volta, pioniere. Altro calibro da novanta, Blackened apre il disco con un'intro registrata in dissolvenza -emulando dunque le partenze 'in crescendo' di Fight Fire With Fire e Battery, opener-tracks degli altri due dischi della compiuta maturità- ed esplode caustica attraverso un riff esplosivo, velenoso e nervoso; questo viene ripetuto con insistenza e velocità, prima da solo e poi sostenuto da un drumming martellante. Fin da subito il pezzo mostra decelerazioni ritmate e repentine ripartenze rapide, facendosi irresistibile nel pre-ritornello e quasi anthemica nel chorus. Lars Ulrich mostra di aver affinato la propria tecnica, concedendosi frequenti cambi di tempo e assalti col doppio pedale, mentre Hetfield è autore di una prova vocale aggressiva, ben impostata. Il pezzo rallenta nel suo corpo centrale e poi culmina in uno strepitoso assolo di chitarra; come già accaduto in molte composizioni del passato, Kirk Hammett lo struttura in differenti sezioni: morbida e malinconica la prima, convulsa e accelerata la seconda, con tanto di prodigioso stacco iperveloce nel finale, un’autentica scarica sonica a folle velocità scandita da un'implacabile ritmica a rincorsa. Da qui il brano si ricollega al refrain portante, breve e sfuggente, lasciando all'interpretazione eccezionale di James Hetfield il compito di trascinarla fino alla breve corsa finale. A differenza di molti altri cantanti thrash del tempo, Hetfield conferisce alla sua voce un tono epico e apocalittico del tutto personale, senza perdere un'oncia di energia e aggressività. Nel testo si racconta dell'apocalittica distruzione del nostro Pianeta, forse a causa di un disastro nucleare o forse come conseguenza dell'inquinamento: in ogni caso, è l'ipocrisia umana ad aver annerito la nostra povera Madre Terra. Blackened è, insieme a Dyers Eve, il pezzo più potente del disco: entrambe le canzoni sono veloci e trascinanti esercizi di thrash metal tecnico, per quanto differenti nell'anima e nell'approccio allo stesso. Più elaborata e varia la prima, più diretta e massacrante la seconda, che contende a Damage Inc il ruolo di brano più veloce e violento mai scritto dalla band. Trattasi di un feroce atto di accusa che Hetfield scaglia nei confronti dei bigotti genitori -fanatici religiosi- e che si apre con un preambolo di riff introduttivi solenni e minacciosi, stoppati ad arte prima di lasciar campo alla canzone vera e propria. Dalla chitarra di Hetfield vengono fucilati riff abrasivi a velocità incredibile, come dardi infuocati che squarciano il cielo per giungere al bersaglio; Ulrich sostiene le mitragliate del compagno con un accanimento ritmico furibondo, mentre lo stesso Hetfield prende la parola esternando una rabbia incontenibile, riversata nel microfono con versi aspri, crudi, concitati e resi ancor più perentori dal sapiente meccanismo di stacchi e ripartenze che il drummer danese costruisce in appoggio. I poderosi intrecci strumentali tra una strofa e l'altra sono semplici ma devastanti: come elettrizzanti frustate ritmiche a briglia sciolta, queste portano l'adrenalina a livelli clamorosi ed esaltano la frenesia della canzone, un treno in corsa destinato ad un fragoroso impatto frontale. Non può mancare il rallentamento centrale, anche se è molto breve e quasi soltanto accennato; lo stacco generato dall'assolo è però assolutamente mostruoso, con una colata lavica di note incandescenti che volteggia a mille all'ora nel tempestoso assolo di Kirk Hammett, al solito caratterizzato da un indescrivibile, continuo e prolungato saliscendi di sensazioni e velocità. La strofa conclusiva riprende l'andamento portante del brano con un più marcato alone intimidatorio, fornendo agli ascoltatori le ultime scintille dinamitarde del disco.

13. Enter Sandman. Nel 1991, dopo quattro album capolavoro che hanno sancito e definito la storia e l'evoluzione del thrash metal, i quattro californiani decidono di cambiare stile in modo drastico. Metallica ne semplifica le trame -riducendo il minutaggio e l'assemblaggio di riff pezzo per pezzo- ed elimina del tutto le tipiche rasoiate thrash iper-veloci, a favore di un heavy/thrash granitico, cupo, oscuro ma caratterizzato da refrain catchy. Ribattezzato 'Black Album' per la copertina completamente nera, il disco era incentrato su mid-time corposi e molto meno elaborati, ma comunque aggressivi e trascinanti: pezzi potenti che lanciano la band americana nel gotha della musica internazionale, facendole fare un botto di proporzioni incalcolabili. Mai una band metal aveva avuto tanto successo, finendo sugli scaffali dei supermercati o nella collezione di dischi dell'insospettabile vicino di casa: la musica dura entra nelle case di tutti e i Metallica sono ancora autori di una rivoluzione, anche se questa volta molto meno gradita ai puristi dell'underground di cui erano sempre stati portabandiera. Enter Sandman è il brano-simbolo della svolta, nonché la hit clamorosa che porta gli ex thrasher in alto nelle classifiche; un brano in ogni caso crudo e aggressivo, scandito da un riffing ipnotico e ritmato. Anche la prova vocale di James Hetfield è più impostata e meno rabbiosa, col chitarrista alle prese con strofe semplici e coinvolgenti; schietti e scarni ma comunque abrasivi sono gli assoli di Kirk Hammett, mentre il songwriting appare fresco e accattivante dall'inizio alla fine nonostante la semplicità dell'intelaiatura ed il ferreo rispetto della tipica forma canzone, se si esclude la preghiera recitata da Hetfield a metà brano. Nel resto del disco spiccano anche la cadenzata e ossessiva Sad but True, la melodica Wherever I May Roam, le più toste Trough the Never o Holier than Thou, oltre alle due ballate -The Unforgiven e Nothing Else Matters, prima canzone d'amore composta dai Nostri- le quali non convogliavano in un finale roboante come Fade to Black o One, ma restavano dolci e radiofoniche per la loro intera durata, segnando di fatto un nuovo approccio ai pezzi lenti.

14. Fuel. Tre anni di tour intensi a tutte le latitudini, un triplice documento live dalla scaletta imponente, il grandioso Live Shit - Binge & Purge: è così che i Metallica impiegano gli anni tra il 1992 ed il 1996. Quando tornano, nulla è più come prima: capelli corti, abiti bizzarri e due dischi come Load e Reload, orientati ad un corposo hard rock e lontanissimi non solo dalle vecchie mazzate thrash ma anche dall'heavy compatto e oscuro del Black Album. La gente grida allo scandalo, mentre la band difende la propria libertà artistica e va ancora una volta controcorrente, recuperando il sound settantiano delle proprie radici senza scadere nel commerciale: i vecchi masterpiece sono lontani anni luce, a livello qualitativo, ma tutto sommato diversi brani suonano gradevoli. Certo, da una band come i Metallica ci si aspetta ben altri standard, nonostante belle zampate toste come Ain't My Bitch, sofferenti esternazioni di disagio come Until It Sleep o addirittura il sequel di The Unforgiven. Sorprende la ballata country Mama Said, mentre tra le due tracklist soltanto un pezzo riesce a lasciare un segno leggermente più tangibile pur senza essere trascendentale: Fuel, canzone aggrappata attorno ad un riff hard rock abbastanza scarno e banale, oltre che ad un refrain-tormentone che, alla lunga, tende a diventare irritante. Fuel viene considerato il pezzo migliore dei due dischi -ma non lo è- anche in virtù del suo tiro appena più grintoso: in veste simbolica, potrebbe ben rappresentare i Metallica in salsa hard rock di fine millennio. La passione dei quattro per le sonorità d'annata emerge anche nel duplice Garage Inc, cd di cover rilasciato nel 1998, mentre il live S&M mette insieme la potenza del thrash con l'Orchestra sinfonica di San Francisco. Il gruppo rischia seriamente lo scioglimento quando Jason Newsted abbandona la barca per dissidi interni ed Hetfield finisce in clinica per disintossicarsi dall'alcool, un problema accresciuto dopo la perdita del padre con cui si era appena riappacificato. I californiani riemergono piano piano, bisticciano con Napster per il singolo I Disappear e pubblicano nel 2003 St. Anger, un disco ermetico e privo di virtuosismi, influenzato dal nu-metal e criticato come il peggiore della loro carriera; un lavoro necessario per esternare anni di tensioni interne accumulate e mai metabolizzate, di fatto un ritorno a sonorità feroci condito da qualche idea non affatto così negativa.

15. All Nightmare Long. Altri cinque anni passano per contemplare, finalmente, il ritorno al thrash complesso di fine anni '80: Death Magnetic divide ancora critica e fan -ma dal 1991 ogni mossa della band americana è destinata a muovere autentiche sommosse popolari- proponendosi come un disco più che buono e orientato alla riscoperta dello stile abbandonato ai tempi di …And Justice For All, rinvigorito da alcune sonore mitragliate thrashy come That Was Just Your Life, e All Nightmare Long, veloci, potenti ed elaborate, o My Apocalypse, più diretta e feroce sulla scia di Damage Inc. Il disco è fortemente autoreferenziale: spiccano anche i mid-time come The End of the Line o Broken Beat and Scarred, la bellissima The Day that Never Comes che rifà il verso a One, la lunga strumentale Suicide & Redemption o la sinfonica terza parte di The Unforgiven. In particolare spicca l'impatto dell'ottima All Nightmare Long, un tellurico e complesso groviglio di riff, accelerazioni urticanti e potenti passaggi col doppio pedale. Pubblicato il disco del definitivo ritorno alle origini, la coppia Hetfield-Ulrich si è concentrata altrove: i live, i dvd, la collaborazione disastrosa con Lou Reed per Lulu e il progetto cinematografico Through The Never, in attesa di un nuovo album di inediti che, come di consueto, spezzerà in due tronconi l'audience pubblica.



Phantom Lord
Domenica 30 Marzo 2014, 16.37.29
49
Letto mentre mi scolavo qualche birra , grande the trasher e favolosi metallica.
Brindish
Domenica 30 Marzo 2014, 16.13.45
48
Articolo veramente ben scritto , Bravo @TheThrasher!!! Si capisce come effettivamente fossero loro i pionieri, ogni cosa suonata successivamente doveva passare il confronto con quanto fatto da loro. E altra cosa che ho sempre apprezzato come "modus vivendi" è la loro voglia di sperimentare e mettersi in gioco senza problemi, a rischio di critiche e dubbi dei fans. Sono ancora lì però, a fare sold-out ed essere sempre al centro di discussioni, qualunque cosa facciano. E inoltre, hanno scritto Master Of Puppets che per me è la canzone metal per eccellenza, poiché ha tutto: potenza, testo, melodia, assoli, ritmo ecc...ecc...
FadeToBlack
Venerdì 21 Marzo 2014, 17.35.03
47
stupendo articolo/compendio sul più grande gruppo della storia della musica heavy......grazie al recensore.'Tallica til death.
The Thrasher
Giovedì 20 Marzo 2014, 20.25.15
46
@spiderman: grazie dei complimenti
spiderman
Giovedì 20 Marzo 2014, 19.41.44
45
Lano"the mad man" @Su Mustaine hai detto bene "era" ora ha perso un po quello spirito ribelle,grande artista sopprattutto come chitarrista ,ma sinceramente la voce non e' il suo forte,opinione mia pesonale ci mancherebbe,per me farebbe meglio a chiamare un nuovo cantante
spiderman
Giovedì 20 Marzo 2014, 19.26.48
44
@Rino,io ho 24 anni,ma in quanto a cultura e storia del metal sei anni luce avanti a me
Iano "the mad man"
Giovedì 20 Marzo 2014, 18.44.46
43
eh lo sò il Mustaine con i Metallica era un autentico stronzo sempre ubriaco, litigioso, non per niente è stato messo alla porta dai four horsemen ciò non cambia è un grandissimo artista le persone dittatoriali hanno una buona vena artistica
The Thrasher
Mercoledì 19 Marzo 2014, 23.35.05
42
@spiederman: grazie per i compliementi, è un piacere poter aiutare voi lettori a 'viaggiare nel tempo' come dici tu Non so quanti anni abbia, cmq non credere che io sia chissà quanto vecchio ho 26 anni @Iano "the mad man": mustaine l'ho citato poco perchè alla fine è rimasto nei metallica poco più di un anno su 33 ed in ogni caso qui si parla delle loro canzoni in studio e dave non ha mai registrato una sola nota con la band!
spiderman
Mercoledì 19 Marzo 2014, 21.03.30
41
Grazie Rino@,il tuo articolo non avendo vissuto io quei tempi data la mia giovane eta' e' come una macchina del tempo per me che mi trasporta in quei tempi dei loro primi album capolavori assoluti della storia del metal,bei tempi per loro quando c'era ancora la testa calda Mustaine e la magia di Cliff,mi commuovo veramente,a volte il destino e' veramente crudele,per il resto che altro dire?sono la storia,spero che facciano un buon album e sappiano ancora distribuire emozioni a tutti i loro fans.
Iano "the mad man"
Mercoledì 19 Marzo 2014, 20.33.39
40
Compilmenti per l'articolo vedo che nelle foto non compare Dave Mustaine e viene poco citato. Nei primi anni i Metallica si facevano chiamare Alcolica, dopo il mai dimenticato Cliff Burton venne fatto entrare nella band Jason Newsted ex (Flotsam Jetsam), e dai suoi contrasti con il resto della band.Da una intervista postuma i tallica all'uscita di Newsted hanno cambiato atteggiamento con lo scimmiesco Robert Trujio Jr. ben integrato nella band.
deedeesonic
Mercoledì 19 Marzo 2014, 18.36.52
39
I miei complimenti a The Thrasher@ che mi ha fatto rivivere ed emozionare nel ripercorrere la "Cliff era", e ne ha dato il giusto "peso"... ancora lacrime che scendono pensando a Cliff..
Argo
Mercoledì 19 Marzo 2014, 17.02.57
38
@ Celtic Warrior: non mi riferivo a nessuno, non ho nemmeno letto i tuoi commenti (di solito leggo sempre quelli che seguono quello che scrivo io). Quello che ho scritto è solo una mia frase personale... e aggiungo anche che difficilmente mi vedrai argomentare o dibattere o difendere questa o quella band, perchè io butto tutto nei "gusti personali", quindi tutti sono liberi di dire "I Metallica sono dei grandi" o "I Metallica sono delle merde", e a me non farebbe ne caldo ne freddo.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 16.27.57
37
Eh Celtic Warrior@ la giustizia però dovrebbe essere uguale per tutti, secondo me fecero bene a farsi risentire, era un loro diritto ed ancora oggi mi chiedo perchè tante persone la presero male. Non è che stavano facendo una cattiveria gratuita, stavano semplicemente difendendo i propri interessi presagendo che la cosa non avrebbe preso una bella piega. Di fatti non l'ha presa. Tu hai citato bambini e vecchi, se uno facente parte delle due categorie tentasse di fregarmi il portafogli due mazzate in bocca non mi farei problemi a dargliele, non è che parliamo di categorie protette, parliamo di gente che ti sta di fatto fregando dei soldi. Avrebbero potuto fare finta di nulla ma che ci avrebbero guadagnato? Stima? Rispetto? niente di tutto ciò, la gente non li bastona più per il fatto di Napster ma per altre cose. l'episodio di Napster è stata una scusa come un'altra per attaccarli. tante bands sono state zitte, tante hanno per un breve periodo pensato che il fenomeno del download avrebbe aiutato. Loro hanno reagito in quel modo la, non penso uno debba fargliene una colpa.
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 16.25.55
36
Ok hai ragione , vai al bar beviti una birra pago io punto!
freedom
Mercoledì 19 Marzo 2014, 16.22.35
35
Dico questo e basta perché stiamo in OT. La gente parla e straparla di questa cosa di Napster/Metallica, ma nella maggior parte dei casi non conosce nemmeno bene i dettagli della vicenda. Sentir parlare di "vecchi e bambini trascinati in tribunale" fa sorridere perché durante il processo venne fuori che Napster avesse accumulato un patrimonio di circa 80 milioni di dollari, facendo cosa? Trafficando musica di artisti inconsapevoli. Bambini un paio di palle, scusate. La famosa lista di "scaricatori" (che magari conteneva pure qualche ragazzino, sicuramente) venne usata solo ed esclusivamente per bannare dal servizio (Napster) tutti coloro i quali avevano scaricato brani dei Metallica. Tutto qui. Niente vecchi e bambini in tribunale, mi spiace. Solo dei furbacchioni che si arricchivano col lavoro degli altri.
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 15.52.30
34
@Sambalzalzal : Si giusto , stessi punti di di vista più o meno , tranne ammettere che i nostri paladini avrebbero potuto evitare…..pur avendo tutte le ragioni del mondo come dice il web amico freedom .
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 14.38.33
33
Si Celtic Warrior@ il non pagare le tasse in Italia fa comodo a quelli che evadono cifre da sentirsi male e che quando vengono pizzicati hanno anche gli sconti comitiva (tipo quella sagoma di valentino rossi), chi ci va a rimettere è come sempre quello che dimentica di dichiarare 10 euro e se lo inculano oppure il facilone che pensa di farla franca. ma lasciando stare sta cosa. Io portavo l'esempio Tasse/download per il discorso degli ingranaggi che si inceppano. nel caso del download scaricare fa comodo a chi scarica, chi viene scaricato oggi a parte durare qualche giorno in un hard disk ha più danno che altro
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 14.28.24
32
freedom : intanto l'hanno fatto loro e non i Village People
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 14.23.44
31
Dico solo questo perché poi devo uscire , se tutti pagassero le tasse non ci troveremmo in questa situazione , ma a quanto pare a qualcuno fa comodo questo, visto che in 40 anni in Italia non è mai cambiato niente e niente cambierà . hola!
freedom
Mercoledì 19 Marzo 2014, 14.18.47
30
Free - Doom...carino. Comunque...viene da sorridere a vedere come montino certe leggende su internet. Adesso addirittura il ricco e potente Lar$ avrebbe portato in tribunale vecchi e bambini...fra un paio di mesi alla lista si aggiungeranno 4 senzatetto, un ragazzino handicappato, due tossicodipendenti ed una casalinga frustrata. Secondo voi allora perché uno ha i milioni dovrebbe buttarne via una parte? Non credo che nessuno di noi qui sarebbe disposto a farlo. O almeno se devo farlo voglio farlo di mia spontanea volontà. @Sambalzalzal ha ancora una volta centrato la situazione al commento 28.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 14.02.29
29
Freedoom!?!? ahahahahahah
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 14.02.00
28
Celtic Warrior@ qua non so se stiamo andando in OT ma spero Rino@ sia tollerante considerando che l'episodio di Napster fu una delle vicende più significative dalla storia dei Metallica, perlomeno a livello di visibilità dico. Il fatto, penso io, non è mandare vecchi o bambini in tribunale, il fatto fu all'epoca vedersi allegramente solare il proprio lavoro. Magari a tante bands minori faceva pure piacere avere i propri dischi condivisi almeno il nome sarebbe girato di più ma loro proprio perchè una posizione ce l'avevano, non gli serviva questo tipo di "aiuto". Adesso lasciamo stare l'episodio dei tribunali e delle denunce che successe allora (peraltro io credo fortemente che abbia giocato un forte ruolo anche la casa discografica e tutte le varie storie di royalties), guardiamo a ciò che è successo da la fino ad oggi. Se le persone si fossero messe paura di ripercussioni legali effettive (che in teoria ancora ci sono) oggi molto probabilmente non saremmo nella condizione di merda che sappiamo. Questa è un po' come la cosa dell'evasione fiscale in Italia. E' reato ma è largamente praticata, tanto la gente ragiona "lo fanno tutti". Lo fanno tutti ma sempre reato è e più le persone lo fanno e più la situazione in generale a livello economico peggiora. Non è che uno deve pagare le tasse perché lo stato è cattivo o deve comprare i dischi perché i metallica hanno già tanti soldi e quindi chissenefrega. Uno paga le tasse e compra i dischi altrimenti alcuni equilibri si rompono. Una volta rotti hai voglia a tentare di metterci una pezza. semplicemente quando successe l'episodio di Napster le persone avrebbero dovuto capire in che cazzo di situazione stavano andando a mettere l'intera scena musicale. Anche oggi nel caso dei Metallica sento dire di continuo (ma non solo di loro) "ah ma fanno solo concerti e basta". E te credo, dico io, col concerto un ritorno economico ce l'hai, con il disco purtroppo non più!
Radamanthis
Mercoledì 19 Marzo 2014, 13.57.59
27
Ma è più misterioso FreeDoom....
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 13.53.36
26
freedom ; Scusa ti ho storpiato il nome maledette o..
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 13.49.17
25
Allora freedoom qui mica si appoggia napster , si dice che potevano fare a meno di portare in tribunale vecchi e bambini essendo loro pieni di soldi già a quei tempi , a me personalmente non me ne frega di tutto ciò , poi se voi li volete difendere a tutti i costi fate vobis . Ma poi diosanto con tutti i muscisti che ci sono e che cazzo!!
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 13.46.42
24
freedom@ ripeto fieramente che Napster fu una cagata colossale e a chi l'ha inventata sarebbe stato da murarlo vivo in una cantina alimentato a pane e merda per l'eternità!
freedom
Mercoledì 19 Marzo 2014, 13.38.12
23
Scusate ragazzi ma mi sa che il senso dei versi riportati da @Sambalzalzal non sia stato afferrato correttamente. Quel brano si scaglia proprio contro chi prima di vedere i propri errori e le proprie contraddizioni punta il dito verso gli altri, giudicandoli, senza però dare un occhiata a se stesso prima. Quello che succede anche qui a quanto vedo...tutti a dire quanto sia sbagliato scaricare musica e poi pronti ad appoggiare una cagata come Napster. C'è da capire che all'epoca ancora non era la prassi scaricare da internet, e che ai Metallica venne un colpo quando trovarono in rete un brano che era ancora in fase di lavorazione (I Disappear mi sembra), fu una reazione di rabbia e frustrazione.
Phantom Lord
Mercoledì 19 Marzo 2014, 13.31.18
22
Ho tutto dei Metallica.
Radamanthis
Mercoledì 19 Marzo 2014, 12.11.47
21
Grandissima band. Poche parole da aggiungere!
Therocker77
Mercoledì 19 Marzo 2014, 12.08.36
20
Per me i METALLICA significano tantissimo, tra il 1991 e il 1996/97 hanno fatto da colonna sonora alla mia esisitenza...basterebbe solo questo per amarli..una maera di bellissimi ricordi ed emozioni, con la loro musica ho fatto praticamente tutto quello che un adolescente è "potenzialmemte" in grado di fare...dalle sbornie colossali alle prime esperienze "hot", passando dalle lacrime per le prime "sole" sentimentali al cazzeggio più totale, ad un certo punto credo fossero diventato il mio unico grande amore...
manaroth85
Mercoledì 19 Marzo 2014, 11.49.58
19
blackened, master of puppets, for whom the bell tools, dyers eve, disponsable heroes, battery, four horsemen, ride the lighting, fade to black, creeping death , basterebbero ste dieci canzoni per far una scaletta da sogno,grandissimi metallica!
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 11.23.16
18
@ Argo se ti riferisci a me ...Ho solo espresso un mio giudizio , non è spalare merda.
Argo
Mercoledì 19 Marzo 2014, 11.12.04
17
Li ho sempre amati, sempre seguiti, mai sparato merda su di loro (nonostante St.Anger). Grande band che seguirò sempre.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 10.01.31
16
Celtic Warrior@ io sta cosa non l'ho mai capita! penso semplicemente che si risolva tutto ad ascolti sommari tanto per poter dire che "hanno ascoltato". Poi di quanto rimanga di quegli ascolti mi viene un po' da ridere. Io faccio come te! ancora oggi una volta preso un disco amo buttarmi sul divano col libretto in mano a seguire le canzoni con i testi col risultato che non dico di conoscere a memoria i testi di tutte le canzoni degli albums che ho, ma quasi! con l'album scaricato diventa tutto una barzelletta, togli tutta la poesia del rito, da quando lo prendi in negozio o ti arriva a casa con la posta a quando lo riponi nella custodia tirando le prime somme di come ti è sembrato...
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 9.49.23
15
Sambalzalzal : Ma quello che io non capisco è come diavolo fanno ad ascoltare tutto io un disco lo ascolto un paio di volte poi lo metto via , poi dopo un paio di giorni lo ripiglio e lo riascolto e così via nel tempo….diciamo come un esperto fumatore di pipa , ma con tempi molto lunghi .
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 9.36.09
14
mah Celtic Warrior@ io non penso che nei tribunali ci finirono vecchi e bambini però adolescenti segaioli quello si, sicuramente! Io davanti a cose così sono intransigente alla massima potenza. Se uno mi viene a danneggiare su quelli che sono i miei interessi (economici) personali divento una bestia, quindi non ho fatto tanta fatica a capire il loro gesto che molti hanno visto come "cattivo". Poteva capitare pure il vecchietto più caro del mondo ma la cosa non gliela avrei fatta passare liscia per un semplice motivo, che se chiudi un occhio con uno ne saltano fuori (non di vecchi speriamo) altri duecento nel giro di pochi minuti e così via a livello esponenziale, come poi del resto è successo. Una volta che una persona sa di poterla fare franca e campare di rendita ecco che a quel punto quella determinata cosa diventa la norma. Purtroppo la norma oggi in musica è quella di scaricare e ne conosco veramente poca di gente che usa lo shareware solo per farsi un assaggio di quello che poi andrà a comperare, la maggior parte sono persone che hanno 30 e passa anni di musica smezzati su vari hard disks, discografie intere, bands di ogni genere. Insomma delle stronzate pazzesche!
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 9.25.12
13
Ok ho capito per te fecero bene a portare in tribunale vecchi e bambini , perché la loro causa era giusta , sia ben inteso che la rovina della musica è proprio l'uso scellerato che si fa del download e su questo non ci piove.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 9.15.51
12
Napster fu come un'agenzia che supportava questo modo di vedere le cose, un supporto agli scrocconi. quello che rimpiango è che alla fine veramente non ci siano andati con la mano pesante e che alla fine quel modo di vivere la musica abbia preso piede. oggi la situazione è compromessa e totalmente irreparabile x come la vedo io.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 9.13.05
11
No io li supportai immediatamente. Appena uscì Napster lo reputai subito una cagata, anzi la prima cosa che sentì da un amico fu "ah bene allora da adesso posso risparmiare" e la mi feci girare le palle perché quel modo di pensare a me ha sempre dato fastidio, lo scroccare. Sono sempre stato del parere che una persona compra se può altrimenti aspetta, non è che si sente male se non ci riesce. Soprattutto la loro reazione fu legittima, nel senso, i musicisti vivono grazie alle vendite ufficiali, se uno compra e mette in rete e 1000 ascoltano/scaricano senza comprare, come fanno ad andare avanti? Come se io vado al lavoro, mi faccio un culo così e poi a fine mese mi rendo conto che su 10 clienti che hanno fatto fisioterapia mi hanno pagato solo 2. Ovvio che alla fine del mese so contenti tutti tranne che io, mi pare normale farsi girare le palle
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 8.57.33
10
Si si sono d'accordo con quello che dici , comunque a mio parere loro non ci fecero una bella figura secondo me.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 8.51.45
9
no figurati Celtic Warrior@ nessun problema! parere mio, sempre, avevano tutte le ragioni di farlo in un'epoca in cui i programmi di shareware erano pressoché sconosciuti e loro percepirono la cosa come un vero e proprio furto dei loro lavori. Imputo proprio al massiccio uso di questi programmi uno dei motivi (se non il motivo primario) del crollo del mercato. La gente si sloga i polsi a forza di scaricare in maniera illogica e massiccia con il risultato che oggi tutti sono conosciuti e nessuno, tranne quelli che avevano guadagnato prima, riesce più a campare di musica come si deve, ergo, nessuno riesce più a spiccare sugli altri. Non ho mai scaricato un album e ne vado fiero, non riesco ad ascoltarmi come fanno tanti scaricandole 200 bands al mese ma quelle poche che riesco posso dire di supportarle veramente perché ne acquisto i dischi. Se la gente avesse solamente immaginato a cosa avrebbe portato il fenomeno Napster nel futuro prossimo io penso che tanti si sarebbero fatti gli affari loro ed avrebbero continuato col vecchio sistema del soldo messo da parte e del disco comprato materialmente appena possibile. Io parlo dei giudizi sommari che la gente spara partendo dal presupposto alla romana del " so meglio io" e nel loro caso più che in altri se ne sentono e leggono di continuo.
Woland
Mercoledì 19 Marzo 2014, 8.47.41
8
"slow to understand Arrogance and ignorance go hand in hand": allora le "ispirazioni" ai Rush non si erano concluse con il riff portante della seconda parte di Welcome home.
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 8.33.39
7
Scusa Sambalzalzal senza polemica ma lo devo dire , quella frase purtroppo calza a pennello proprio a loro : chi portò in tribunale donne e bambini nel caso napster .Vabbè acqua passata.
Vitadathrasher
Mercoledì 19 Marzo 2014, 8.15.31
6
A undici anni conobbi un ragazzo più grande, era in terza media, io ascoltavo pink floyd e queen e mi passò la cassetta di master of puppets........da lì si può dire che è cambiata la mia vita, sia nelle compagnie, nel look e nella musica....tutta colpa dei metallica.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 8.13.11
5
Se dovessi citare un solo pezzo dei Metallica, senza esitazione direi immediatamente Blackened!!!
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 7.46.46
4
PS : il mio pezzo preferito di quelli citati qui sopra è Whiplash , poi tutti quelli dei primi tre album mi fanno impazzire ..
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Marzo 2014, 7.45.09
3
Assieme ai Manowar la mia band preferita di sempre. Inutile fermarsi a commentare i singoli episodi che come al solito il buon Rino@ ha egregiamente esposto. I Metallica credo siano stati parte integrante della vita della maggior parte di noi. degna colonna sonora di anni che non torneranno più, nel bene e nel male. Come noi siamo cresciuti, abbiamo cambiato modi di vedere le cose, generi musicali ecc così è successo anche a loro. Dico solo questo, riprendendo una strofa della canzone Holier Than Thou. "Before you judge me take a look at you Can't you find something better to do Point the finger, slow to understand Arrogance and ignorance go hand in hand" Ai posteri le considerazioni!
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Marzo 2014, 7.20.40
2
Erano il mio gruppo preferito in assoluto , poi ho capito che ManOwar , Maiden ,Saxon, Anvil …ecc erano più affidabili , spero in un loro ritorno col botto!
freedom
Mercoledì 19 Marzo 2014, 1.09.13
1
Per me sono una religione. Rispetto eterno. \m/
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