La morte di un amico, a maggior ragione se compagno di band, è qualcosa che resta addosso per sempre. L’amicizia è un sentimento unico, fortissimo, che ti lega a uno o più individui per sempre, indelebilmente, a prescindere che la frequentazione reciproca sia poi sopravvissuta al mutamento delle stagioni. Nell’amico rivedi una parte di te stesso, inevitabilmente, ma anche qualcosa di diverso, che indica quello che potresti essere o che non vorresti mai diventare. Si impara gli uni dagli altri, crescendo e sono in molti a dire che un amico è tale perché ti vuole bene comunque, anche se conosce di te tutto. E’ una sorta di storia d’amore, se vogliamo, ma il legame è di un’altra natura e, spesso, non viene corroso neanche dalla tirannia del tempo.
STEVE, A RIFFMASTER STEAMIN’ WHITE LIGHTNING I Def Leppard sono indubbiamente una delle band più famose tra quelle nate dopo la tempesta del punk in ambito rock. Formati a Sheffield sul finire degli anni Settanta da Pete Willis, chitarrista che sarà poi escluso dalla band durante le registrazioni del terzo album Pyromania, i cinque Leopardi hanno avuto il loro apice di fama dieci anni dopo, grazie all’enorme successo riscontrato a seguito dell’uscita del loro quarto album, Hysteria. Nato da un lungo periodo di gestazione e di travaglio, dovuto anche al gravissimo incidente automobilistico che privò il batterista Rick Allen del braccio sinistro, l’album riuscì finalmente a sfondare le classifiche statunitensi e di conseguenza invase quelle mondiali quasi un anno dopo l’uscita, grazie al quarto singolo Pour Some Sugar On Me, che raggiunse la seconda posizione di Billboard e finalmente catalizzò l’interesse di tutti attorno a Hysteria. Grazie a questo successo l’album, che era costato uno sproposito e si era fatto attendere quattro anni, venne proiettato nell’Olimpo, raggiungendo il primo posto da una parte all’altra dell’Oceano Atlantico e vendendo oltre venti milioni di copie nel mondo. Fu anche, purtroppo, l’ultimo disco al quale Steve Clark partecipò in vita, dato che il successivo Adrenalize uscirà il 31 marzo del 1992, oltre un anno dopo la sua morte, avvenuta l’8 gennaio del 1991 (il chitarrista, nato il 23 aprile del 1960, non aveva ancora compiuto trentun anni). Clark è da considerare una figura di primissimo piano nell’economia della band, tanto che tra i molti soprannomi a lui legati, in questo senso, il più famoso resta quello di "Riffmaster". Il chitarrista aveva iniziato a undici anni lo studio come musicista, acquisendo una formazione classica molto forte, che lo aveva portato ad apprendere correttamente la teoria e il solfeggio, tanto da saper scrivere e leggere gli spartiti e da essere punto di riferimento nel gruppo proprio per la sua conoscenza in tale campo, che lo portava a correggere ad esempio riff e diteggiature dei compagni. La leggenda vuole che dopo aver mancato il primo invito di Willis a unirsi alla band, al secondo tentativo Clark si presentò all’audizione suonando per intero Free Bird dei Lynyrd Skynyrd senza accompagnamento. Tale fu fin da subito il suo contributo che gli altri fecero di tutto per tenerlo nel gruppo, a qualunque costo, venendone ripagati dal suo enorme talento. Si dice che a lui si debba il novanta per cento della musica composta dalla band nei primi quattro album; probabilmente una stima rivista all’eccesso, che conferma però il suo grande coinvolgimento. Curiosamente, scorrendo i crediti delle canzoni, il suo nome non si trova praticamente mai da solo, se non in poche eccezioni, come Wasted dal primo album e Switch 625, strumentale del secondo. In tutte le altre occasioni, lo troviamo in quasi tutti i brani (altrettanto pochi sono quelli che non portano la sua firma), ma in compagnia di uno o più compagni nel gruppo. Questo perché, lo rivela Rick Allen nel videodocumentario del making of di Hysteria, Clark non era in grado di completare un brano interamente da solo, ma preferiva invece fornire riff, arpeggi, assoli, melodie e armonie (spesso anche testi) che andavano poi a completare quelli degli altri o che facevano da base per essere portati a termine collettivamente. La sua influenza sarà comunque enorme, tanto da caratterizzare il sound e la composizione dei Def Leppard in maniera prioritaria. L’allontanamento di Pete Willis e l’arrivo di Phil Collen, proveniente dai glamsters Girl, costituirà un team compositivo/esecutivo vincente, tanto che i due furono soprannominati "Terror Twins", a conferma non solo del grande affiatamento sul palco e in studio, ma anche degli eccessi portati avanti da entrambi nella vita privata. Uno stile che Collen abbandonerà in realtà presto e che invece il compagno non volle in alcun modo ridurre. Tanto carismatico appariva Clark, che non solo la Gibson creerà un modello speciale solo per lui, accogliendo le sue richieste, ma che il suo stesso look/non look rimarrà iconico, col ciuffo biondo e la chitarra quasi sempre rigorosamente bianca, come gran parte del suo modo di vestire, sempre portata bassissima, nonostante appunto la formazione classica preveda tutt’altra impostazione. La perenne magrezza è un altro tratto caratteristico della sua figura, una silhouette che ha guadagnato il rispetto di tutti, a prescindere dal fatto che si apprezzino o meno i Def Leppard. Purtroppo, il lato oscuro di tanta luce e il motivo della sua morte, sono da individuare nell’incontrastabile dipendenza da alcool, droghe e sigarette che ne ha caratterizzato l’intero percorso artistico. Il suo appare un consumo smodato e continuo, cosa che sembra incredibile, a giudicare dall’energia riversata on stage, col suo caratteristico correre da una parte all’altra del palco, che gli guadagnerà altri dei suoi soprannomi, da "Steamin’" a "White Lightning", dovuto appunto al look spesso tendente al bianco e alla sua irrefrenabile partecipazione. E’ infatti confermato dagli altri membri che anche negli ultimi tremendi periodi, il chitarrista usasse presentarsi comunque sobrio ai concerti, proprio perché questa dipendenza non danneggiasse la band dal vivo. Eppure, la deriva era cosa nota a tutti e già durante le registrazioni di Hysteria aveva causato notevoli problemi, costringendo Collen a prendersi cura della maggior parte degli assoli. La situazione precipitò al punto che una notte, a Minneapolis, il chitarrista venne trovato privo di coscienza in una grondaia, con un tasso altissimo di alcool nel sangue, il doppio di quello che porterebbe normalmente al coma alcolico. Fu a quel punto che i compagni nella band arrivarono a quello che non avrebbero mai voluto: minacciare di escluderlo dalla partecipazione al nuovo album, se non avesse messo un freno al suo abuso. Pare che i tentativi siano stati comunque tanti, tra cui quello di costringere il tecnico delle chitarre Malvin Mortimer a sorvegliarlo 24 ore su 24, ma nessuno di essi portò alcun frutto, neanche la terapia di confronto con gli altri membri del gruppo. Fu a questo punto che la band dovette tentare il tutto per tutto, dando al chitarrista un’aspettativa di sei mesi per risolvere la questione, minacciandone quindi il licenziamento. La speranza era quella di convincerlo che non ci fosse altra alternativa e che togliendogli lo stress e la pressione dei tour e delle lavorazioni dell’album, Clark avrebbe potuto trovare la forza di uscire dal vortice. Purtroppo, la storia ci dice che l'ultimatum sarebbe scaduto a febbraio, ma l’8 gennaio del 1991 il corpo esanime di Steve Clark venne trovato dalla fidanzata. Il report del coroner parlò di morte dovuta ad asfissia durante il sonno, causata da un mix di antidepressivi, antidolorifici e alcool, a un livello altissimo. Qualcuno ha anche sostenuto -e sostiene tuttora- la tesi del suicidio, ma in effetti questa è stata esclusa ufficialmente e, d’altra parte, non si rilevano prove che la confermino. I lavori per Adrenalize proseguirono e Phil Collen dovette registrare tutte le parti di chitarra da solo, dato che la band decise di cercare un sostituto solo dopo l’uscita del disco. Esistono in effetti alcuni demo dei nuovi brani con le registrazioni di Clark e parti di queste sono state integrate nel disco; il suo nome, al solito, appare nei crediti di diverse canzoni, praticamente quasi tutte.
LA CANZONE I quattro compagni di band omaggeranno l’amico appena scomparso in uno dei brani più belli dell’album, sicuramente il più emozionante, che non a caso porterà il titolo White Lightning. Probabilmente, nonostante Clark avesse più volte contribuito anche in tal senso, i Def Leppard non passeranno alla storia per la profondità poetica dei loro testi e, d’altra parte, la loro concezione di rock non richiede questo. Eppure, nell’affrontare un argomento e un evento così grave e sconvolgente, i quattro dimostreranno, ancora una volta, di meritare ogni possibile plauso per la chiarezza e la forza con la quale hanno saputo descrivere la situazione. Che il gruppo fosse fatto da persone non comuni lo si era già visto in occasione del citato incidente di Rick Allen e, anche stavolta, la scelta fu quella di non nascondersi e di non tirare fuori un brano strappalacrime, nel quale il compagno venisse idealizzato o dipinto come uno sfortunato angelo, vittima del destino. Probabilmente, gli anni di tensione e consapevolezza della situazione, così come i tanti tentativi di confronto andati a vuoto, avevano portato il gruppo a maturare una posizione ben precisa, che prescindeva dall’amore e dall’amicizia nei confronti di Steve Clark e identificava in maniera chiara e netta il problema, che viene quindi descritto e illustrato senza retorica e senza sconti nel testo della canzone. Omaggio evidente, anche nella musica, allo stile compositivo del compagno, con tanto di splendido intro chitarristico, vagamente ispirato a quello di Gods of War, che a sua volta era la rielaborazione registrata in studio dell’assolo che Clark era solito suonare durante il tour di Pyromania, la canzone si rivolge direttamente a lui, che viene citato nel titolo e nel refrain attraverso il soprannome, ma affronta direttamente il tema della dipendenza, alla quale, per assonanza, il soprannome “White Lightning” si addice perfettamente, svolgendo così un doppio ruolo da protagonista: omaggio all’amico da un lato, simbolo della dipendenza dall’altro.
No promises, no guarantees When you come down here You're already on your knees You want to ride White Lightnin' Then sign your name If you want to dance with the devil You gotta play his way, play the game
Nessuna promessa, nessuna garanzia Quando scendi da queste parti Sei già in ginocchio Vuoi cavalcare il fulmine bianco Allora firma col tuo nome Se vuoi danzare col Diavolo Devi giocare con le sue regole, partecipa al gioco
You gotta taste that sweetness Cause you can't say no But are you ready for the nightmare When you can't let go Like a soldier of fortune When the money runs dry You got rivers of bitter tears, in your eyes
Dovrai assaggiare quella dolcezza Perché non puoi dire di no Ma sei pronto per l’incubo Quando non sarai in grado di lasciarlo andare? Come un soldato di ventura Quando i soldi saranno finiti Avrai fiumi di lacrime amare, nei tuoi occhi
You want to leave but you can't let go You want to stop but you can't say no You'll never laugh about it You just can't live without it You had enough but you just want more You never get what you're lookin' for You'll never laugh about it, never
Volevi scappare, ma non puoi andartene Volevi fermarti, ma non potevi dire no Non hai mai riso di questo Proprio non potevi vivere senza Ne avevi abbastanza, ma semplicemente ne volevi ancora Non hai mai ottenuto quello che stavi cercando Non hai mai riso di questo, mai
You got both ends burning You're like a moth to a flame You're going off the rails Like a runaway train It's a no-win situation And there's no way out And no one will ever hear you, scream and shout
Avevi entrambe le estremità brucianti Sei come la farfalla attratta dalla fiamma Stai andando fuori dal binario Come un treno senza controllo E’ una situazione senza vincitori E non c’è via d’uscita E nessuno ti sentirà mai urlare e chiamare
You want to leave but you can't let go You want to stop but you can't say no You'll never laugh about it You just can't live without it You had enough but you just want more You never get what you're lookin' for You'll never laugh about it, never
Vuoi scappare, ma non puoi andartene Vuoi fermarti, ma non puoi dire no Non hai mai riso di questo Proprio non potevi vivere senza Ne avevi abbastanza, ma semplicemente ne volevi ancora Non hai mai ottenuto quello che stavi cercando Non hai mai riso di questo, mai
Run, he's coming to claim you Run, nowhere to hide away Run, oh, you dance with danger Run, oh, you gotta ride the
Corri, sta arrivando a reclamarti Corri, non c’è posto in cui nasconderti Corri, stai ballando con il pericolo Corri, dovrai cavalcare il
[Chorus] White Lightnin' On a dead end street White Lightnin' Where the deadbeats meet White Lightnin' It's a one-way ride White Lightnin' Oh, there's nowhere to hide Such a lonely road you ride It's not easy when you don't know why Such a heavy load you hide You never leave no matter how you try
Fulmine bianco In una strada senza sfondo Fulmine bianco Dove i rintocchi della morte si trovano Fulmine bianco E’ una cavalcata con una sola direzione Fulmine bianco E non c’è posto dove nascondersi E’ una strada così solitaria da cavalcare Non è facile quando non sai perché E’ un carico così pesante quello che nascondi Non lasciare mai, non importa in che modo ci provi
Run, he's coming to claim you Run, nowhere to hide away Run, you dance with danger Run, oh, you gotta ride the
Corri, sta arrivando a reclamarti Corri, non c’è posto in cui nasconderti Corri, stai ballando con il pericolo Corri, dovrai cavalcare la
White Lightning Can you feel it, can you feel it? White Lightning It's so dangerous White Lightning No promises, no guarantees White Lightning When you come down here You're already on your knees
Fulmine bianco Puoi sentirla, puoi sentirla? Fulmine bianco E’ così pericolosa Nessuna promessa, nessuna garanzia Fulmine bianco Quando scendi da queste parti Sei già in ginocchio
Come anticipato, il testo non richiede particolari sforzi interpretativi ed è decisamente diretto, senza tanta retorica e senza tanti giri di parole. Il che non gli impedisce di essere dannatamente efficace e di descrivere tanto lo stato d’animo di chi l’ha scritto, quanto la situazione di chi soffre di una dipendenza, che come spesso accade, è prima di tutto psicologica e poi fisica.
LIFE AT THE TOP WITH DEF LEPPARD White Lightning è senza dubbio uno degli ultimi veri capolavori dei Def Leppard, contenuta nel disco che viene considerato come l’ultimo grande successo dell’hard rock ottantiano: le vendite, comunque ampiamente inferiori a quelle di Hysteria, furono tali che l’album scalzò dalla prima posizione proprio Nevermind dei Nirvana, disco che viene spesso citato come quello che diede il via alla tempesta del grunge. Senza Clark e con l’arrivo del veterano Vivian Campbell i Def Leppard andranno incontro a una vera e propria seconda parte di carriera, inaugurata peraltro dall’uscita di un disco come Slang che voleva essere una rottura col passato, cambiando decisamente stile nel tentativo di rimanere sulla cresta dell’onda. Un tentativo che, come sappiamo, non andò bene e obbligò la band a rivedere nuovamente il proprio approccio, condannandola di fatto a una eterna rincorsa di un successo e di una formula compositiva non più replicabili e ormai fuori dal tempo, peraltro frutto in buona -o grande- parte di un compositore che non c'era più. Eppure, a distanza di trent’anni da quell’evento i Def Leppard esistono ancora e se è vero che il grande successo non li ha più raggiunti a quei livelli, è altrettanto vero che la loro carriera non si è mai fermata, con altri cinque album da studio, più uno di cover, svariate raccolte e album dal vivo pubblicati da allora. Restano uno dei gruppi più amati e quindi tra i più criticati di sempre, “colpevoli” di aver voluto scientemente portare il rock in cima alle classifiche di tutto il mondo, rincorrendo una dimensione “pop” che altri giganti avevano già raggiunto o raggiungeranno in seguito, pagando spesso il prezzo di questa corsa. A conferma inoltre del fatto che le dure prove per loro non sono mai terminate, è arrivata poi nel 2013 la notizia del cancro che ha colpito proprio il sostituto di Steve Clark, Vivian Campbell, noto come linfoma di Hodgkin. Evento comunicato dallo stesso chitarrista e affrontato con coraggio da allora, continuando a suonare con l’ormai da anni “sua” band, mentre prosegue i trattamenti medici.
Impossibile sapere come sarebbero andate le cose con Clark ancora vivo e musicalmente attivo: quel lampo bianco ha rischiarato il cielo per un po’ e poi è sparito per sempre.
IN MEMORY OF STEPHEN "STEVE" MAYNARD CLARK (SHEFFIELD, 23 APRILE 1960 – LONDRA, 8 GENNAIO 1991)
|