Dell'album dal quale è tratta IVA (Business in the shadow of the Cross) ci siamo recentemente occupati in occasione della sua recensione. Il disco, molto sentito nei suoi testi in vernacolo come tutti quelli usciti sotto il moniker Inchiuvatu, diversamente dal precedente è un concept album. Pertanto, per essere totalmente comprese, le liriche qui analizzate sono in realtà da considerare non come elemento a sé stante, ma quale parte di un'opera completa. Se qualcuno volesse approfondire l'argomento, è quindi consigliabile prendere prima visione dei testi delle canzoni che lo precedono in scaletta al fine di svelarne completamente il significato. Tuttavia, anche isolate dal contesto, queste parole restano comunque un forte grido di ribellione e rifiuto di certe maschere esistenziali proveniente dall'estrema periferia Sud dell'Europa. E l'analisi ne svela dei significati che vanno oltre ciò che appare in prima battuta.
IL VELENO DI ESCHILO Viogna è quasi al termine. Le sue tre parti, alle quali è forse meglio pensare come atti di una pièce concernente il teatrino della vergogna -argomento sempre stato molto a cuore ad Agghiastru- hanno descritto ancora una volta le miserie umane e le ipocrite gabbie costruite da un certo modo di intendere la religione e molto altro. Eppure, nonostante i tanti passaggi forti contenuti in precedenza, il veleno più letale (e raffinato), il vetriolo più sfregiante, è ancora una volta posto in coda. Ecco cosa cela in realtà la devozione alla croce, ecco cosa nascondono le maschere delle marionette.
Gloria, si la to vita è nta lu dramma. Regna, nna Lu scuru da viogna. Rira, si la cuscienza toi eni degna. Leva, di li to' maschiri l'inganni.
Diu di cira ora 'stu ciuri tu ciara. Squagghia la to' cannila, e lustru mai cchiù farà. Abbattemula 'sta cruci di l'infami Diu da' paci. Siminati novi ciuri cu' lu sangu do' signuri 'n cruci.
Gloria a te, se vivi un’esistenza nel dramma. Regna, l’oscurità del sentimento della vergogna. Grida, se la coscienza tua è degna. Togli, gli inganni dalle tue maschere.
Dio di cera ora annusa questo fiore. Si scioglie la tua candela, che non farà mai più luce. Abbattiamo questa croce dell'infame Dio della pace. Seminate nuovi fiori col sangue del cristo in croce.
Il primo verso contiene un riferimento ad Eschilo, il quale intendeva il teatro quale essenza della verità dell'esistere, qualcosa di salvifico nei confronti dell'angoscia naturalmente provata verso l'idea della morte. Sia dunque "Gloria" a chi possiede la capacità di osservare il dramma dell'essere. La vergogna, poi, è quella che indica la trepidazione ed il monito per il modo in cui si manifesta l'umana realtà. Se un tempo i precetti morali ellenici avevano determinato/osservato lo spostamento in direzione del tragico del teatro, col cristianesimo questo senso acquisisce connotati tendenti addirittura al patetico. Ed allora, se ritieni di essere davvero degno, elimina dalle maschere che indossi ciò che può fuorviare. Andiamo oltre ciò che ci fuorvia e quella "pace" che nasconde dell'altro, per seminare "nuovi fiori col sangue del cristo in croce". .
Ceccu invanu, si ancora l'omu unn'a murutu di parlari a la so' facci, chidda vera senza "ciatu". Anima, dunni t'ammucci comu un jocu? Rintra di tia sa zoccu trovu, si mi mettu a sbutulià
Vinniti comu puri li vostri animi impuri Pi' trenta dinari l'affari si fa'... IVA inclusa!
Gira, gira comu 'na giostra, li to' sintimenti vennu e vannu a cumannu da cruci maistra. Rira e gira la rota finchè unn'esci La to' sorti svinturata, pi' la to' facci chi l'anuri ti pasci Gira la Rota... 666!
Cerco invano l'uomo, se non è del tutto morto di parlare alla sua faccia, quella vera senza "fiato". Anima, dove ti nascondi nel tuo gioco? Chissà cosa potrei trovare in te, se mi mettessi a cercare
Vendete come puri i vostri animi impuri Per trenta denari l'affare si conclude... IVA inclusa!
Gira, gira come una giostra, coi tuoi sentimenti ad intermittenza a comando della croce maestra grida e gira la ruota finchè non esce la tua sventurata sorte, per il tuo viso che ti nutre del tuo onore Gira la ruota... 666!
La citazione della "faccia senza fiato", di un uomo quindi muto ed invano ricercato (richiamo sottotesto a Diogene), è riferita ad un aforisma di Voltaire: "Dio diede la parola all'uomo per nasconderne il pensiero". Il silenzio consente al volto di svelare il pensiero profondo e quindi l'anima. Dietro il paravento del verbo si nasconde la verità, che esce fuori solo occasionalmente e solo se conviene.
Tagghiamu li fila, e maschiri avemu. No teatrinu di la viogna la sorti nutricamu.
IVA inclusa vi ramu un pararisu tra li stiddi e l'angileddi, dunni "cauru" nun fa'. IVA inclusa vi livamu li piccata vi vistemu cu' la sita, ed eccu ccà l'eternità.
Tagliamo i fili, e maschere avremo. Nel teatrino della vergogna nutriremo il destino.
IVA inclusa vi daremo un paradiso tra le stelle e gli angioletti, dove "caldo" non fa. Iva inclusa assolveremo i vostri peccati vi vestiremo con la seta, ed ecco qui l'eternità Celeste.
Una volta tagliati i fili, in questa commedia della vergogna la religione e l'ipocrisia della sua rappresentazione vi tengono al riparo dalle fiamme dell'inferno dandovi bei vestiti e pace, tenendovi quindi al sicuro, al riparo da tutto. Basta pagare.
METTI IL SOLDIN NELLA CASSETTA E PAGA L'IVA Al di là della traduzione dal siciliano all'italiano, impossibile da fare in maniera letterale e delle sfumature che inevitabilmente si perdono nel passaggio (il siciliano non è dialetto, ma lingua con sfumature e vocaboli inesistenti altrove), bisogna notare come la canzone sia nata da una riflessione di Agghiastru circa il periodo luterano, della sua Riforma e del commercio delle indulgenze. In particolare, il riecheggiare della frase di frate Teztel che diceva "Metti il soldin nella cassetta e l'anima sale in cielo benedetta" diventa centrale per descrivere la meschinità di una certa moralità cristiana. Una moralità che, comprimendo il ruolo dell'uomo a quello di marionetta -o pupo, sicilianamente- all'interno di un teatro dai ruoli fissi, porta su quel palco il senso spudorato e tragico dell'esistere. La risposta di Agghiastru, però, e che l'uomo è in realtà capace di determinare il proprio destino nonostante tutto e, molto teatralmente, inscena una sorta di giostra/ruota della fortuna in cui può cambiare la propria storia. Od illudersi di poterlo fare. Il titolo che cita l'IVA ed il testo che parla di trenta denari suggerendo l'idea della transazione in cambio della salvezza, in realtà richiama per assonanza l'Idra di Lerna e non ha dunque nulla di tendente alla trascendenza. Ma alla fine ogni cosa, compresa l'assoluzione dai propri peccati, è da considerare come IVA inclusa.
Foto di Carmelo Currò
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