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CRYPTIC WRITINGS - # 45 - Child in Time - Deep Purple
05/10/2015 (6094 letture)
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Gli anni 60, si sa, sono stati la base per lo sviluppo di tutto quello che ascoltiamo in ambito rock, metal compreso. Sul finire di quella decade, ampissimi strati della società in quasi tutto il mondo occidentale presero coscienza, complice soprattutto la guerra in corso in Vietnam e le prime immagini a colori delle sue aberrazioni (il rosso del sangue sconvolse molti, abituati al grigio neutro ed impersonale della immagini in bianco e nero), di quanto lo status quo fosse completamente inadeguato a rappresentare il comune sentire della maggioranza dei giovani dell’epoca. Tantissime furono quindi le canzoni pacifiste scritte da artisti appartenenti ai più disparati generi, che ottennero grande successo. Una di quelle che più era destinata a lasciare il segno, sopravvivendo con intatta bellezza fino ai nostri giorni, è Child in Time.
THE CALLING OF BOMBAY CHILD Anche se il momento che stiamo vivendo oggi non è certamente connotato dalla vittoria di quello slogan che negli anni 60 recitava “Peace and Love”, intriso com’è di conflitti in ogni angolo del pianeta, alcuni dei quali combattuti alle porte di casa nostra con ricadute immediate anche sul nostro territorio, nell’immaginario collettivo sono gli anni 60 ad aver prodotto le più belle canzoni contro la guerra. Gli esempi sono infatti innumerevoli ed appartenenti ai più svariati settori musicali. In Italia furono prevalentemente gli artisti di area cantautorale a produrre le cose più conosciute, basti pensare a La Guerra di Piero di Fabrizio De Andrè, ma gli esempi sono ovviamente innumerevoli sia che si guardi soltanto all’Italia od invece al panorama internazionale completo. Indubbiamente, e come quasi sempre succede, furono i Paesi anglosassoni a produrre le canzoni più conosciute (anche a causa proprio della lingua e dei mezzi a disposizione per diffonderle), ed il mondo dell’hard rock/blues fece in pieno la sua parte. Child in Time, per andare al pezzo che tenteremo di analizzare oggi, non è stato solo un inno contro la guerra, ma anche una delle poche canzoni a non invecchiare per nulla, sia nel testo che nella musica, ancora oggi dall’intatta bellezza sia nelle parti strumentali, con il loro crescendo parossistico di pathos, che in quelle prettamente vocali, con un Ian Gillan capace di un’interpretazione storica -immortale quella contenuta in Made in Japan- che oggi come oggi non gli è più possibile offrirci per motivi prettamente anagrafici. La musica, ad onor del vero non era tutta farina del sacco dei Deep Purple. Il tema portante del pezzo, infatti, era “ispirato” da Bombay Calling degli It’s a Beautiful Day, rock band che raggiunse un moderato successo a cavallo tra anni 60 e 70, poi ampiamente rimaneggiato dai Purple. Prima di scandalizzarsi, però, sembra che i Purple ebbero il permesso di usarla, ed in ogni caso il fatto va inquadrato nel momento storico in cui accadde, ossia in anni in cui la musica era di tutti ed il concetto di composizione esclusivamente propria molto più elastico di quello attuale. Gli esempi di altre band che raggiunsero il successo utilizzando occasionalmente modi analoghi sono moltissimi, i Led Zeppelin ad esempio, ma questo sarebbe materiale buono per un altro articolo. Andiamo dunque a leggere cosa dice il testo di Child in Time, tanto breve, quanto intenso.
Sweet child in time You’ll see the line The line that’s drawn between The good and the bad See the blind man Shooting at the world Bullets flying taking toll
Dolce bambino, col tempo vedrai la linea, la linea tracciata tra il bene e il male. Guarda il cieco che spara sul mondo proiettili che volano ed esigono un tributo.
La metrica italiana e quella inglese fanno spesso a cazzotti, ma certi messaggi arrivano lo stesso. Un adulto si rivolge ad un bimbo, ed anche se probabilmente è ancora troppo piccolo, cerca di metterlo in guardia, di fargli capire che presto o tardi vedrà chiaramente la netta differenza tra un bene quasi ipotetico ed un male sempre presente. L’uomo è un cieco ulteriormente orbato dalla follia, intento a sparare a caso proiettili sul mondo che, con le loro parabole assassine, colpiscono senza distinguere tra chi lo merita, ammesso che esista, e chi non ha fatto nulla per incappare in una simile sorte. Senza una logica, senza una spiegazione. Eppure, vale sempre la pena restare dalla parte giusta della linea. La lettura superficiale del testo è relativa alla guerra del Vietnam ed in generale a ciò che si pensava potesse accadere da un momento all’altro con il protrarsi della tensione tra est ed ovest, la così detta “guerra fredda” che tutti gli over 40 hanno vissuto almeno in parte, ma Child in Time nasconde, neanche troppo velatamente, un sottotesto valido come insegnamento di vita per tutti e per ogni momento storico, per i grandi accadimenti e per la vita vissuta dai singoli, non necessariamente di qualunque importanza per nessun altro, oltre che per i diretti interessati.
If you’ve been bad, Lord I bet you have And you’ve not been hit By flying lead You’d better close your eyes And bow your head And wait for the ricochet.
Se sei stato cattivo, e scommetto, Signore, che lo sei stato e se non sei stato colpito dal piombo che volava faresti meglio a chiudere gli occhi e chinare la testa e ad aspettare il rimbalzo.
Malgrado ciò, anche considerando che la gran parte del mondo sembra essere schierata oltre la linea del male (e sarebbe interessante capire cosa penserebbero gli autori della canzone della situazione odierna), se sei tra quelli posizionati oltre quel confine, aspettati comunque qualcosa. Non c’è da chiedersi se siamo stati cattivi -includendo nel termine il suo significato più ampio- ma solo quanto lo siamo stati. Ed anche se spesso il male in ogni sua forma e quantità, paga e consente altrettanto spesso di farla franca, anche se sei riuscito ad evitare i proiettili vaganti, aspettati comunque qualcosa. Abbassa la testa e resta guardingo, perché il male fatto da te o da altri assume talvolta forma di boomerang, tornando di rimbalzo a chi lo ha generato. Anche in questo caso la lettura del testo è duplice, adattandosi sia ai macro-sistemi ed alle guerre che occupavano ed occupano la cronaca dei mezzi di informazione, che tutti i giorni ci aggiorna sul conto dei morti diretti ed indiretti con cifre tali da farli ormai sembrare solo conti da oste, che ai piccoli sistemi relazionali delle famiglie, delle coppie, del giro delle nostre conoscenze private. Quello che cambia è solo l’impatto complessivo, non il meccanismo psicologico.
UN TESTO, NIENTE PAROLE. SOLO URLA Nonostante un arrangiamento che propone passaggi letteralmente da brividi da parte di tutti i musicisti, con menzione più che d’onore per il lavoro di Lord e Blackmore, il fatto che le parti strumentali siano preponderanti, ed a sommo dispetto del titolo di questa rubrica, a dare il vero significato al testo, a comunicare il senso di paura, disagio assoluto, rifiuto e pazzia delle parole, sono quelle che Gillan in realtà non pronuncia. Sono infatti i suoi urli commoventi, strazianti, in continuo crescendo, quelli che amplificati ai tempi d’oro vennero misurati in decibel come simili a quelli prodotti da un aereo al decollo, a trasmettere l’assoluto terrore ed il profondo sradicamento delle certezze intime dell’uomo più della musica, più delle parole stesse. Una comunicazione verbale/non verbale di stampo munchiano, un vero urlo dell’anima, quella che Munch dipinse in una celebre serie di quattro quadri alla fine dell’Ottocento, ciò che i Deep Purple dipinsero in musica quasi ottant’anni dopo. Quando l’arte è davvero tale, lo resta per sempre, nonostante Kenzo.
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Grazie a te per aver letto. |
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(Continuo perché ho sbagliato a cliccare invio) la musica è di tutti non di solo chi la scrive ,adoro la musica anni 70 e in generale il rock ,quelli erano i veri anni con i Pink floyd,Deep purple ,Led zeppelin(che sono la mia band preferita,mi dispiace per i fan accaniti dei DP)Black sabbath e via dicendo ,quella era musica non quella di ora, grazie Raven per questo articolo |
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Raven articolo stupendo,dettagliato,con un'ampia interpretazione sulla canzone . Un articolo che tutti i musicisti e non ,fan dei deep purple e non dovrebbero leggere poiché si parla di una delle migliori canzoni della storia, pur non essendo di quel periodo l"apprezzo perché il testo (che non mi era ben chiaro prima di quest'articolo) è molto profondo,che lascia capire che emozioni si provavano per vie della guerra ,ma questo è un altro discorso, ritornando sulla canzone, le urla di Ian Gillan sono qualcosa di incredibile,che almeno al sottoscritto suscitano delle emozioni incomparabili, apprezzavo questa canzone prima di leggere questo magnifico articolo, pur non sapendo con precisione il significato del testo ,ora la apprezzerò di più.
Un'altra cosa che mi ha fatto pensare è quando dici che la musica era di tutti,io credo che quello e il vero concetto di musica |
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1971. L'uscita segreta numero 7 la uso tuttora! Suerte. |
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Un'età che all'asilo mi ha consentito di godermi l'arrivo di Goldrake. Sono del '72 |
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... quando gli Artisti si omaggiavano a vicenda invece di cercare di farsi le scarpe. Io li ho conosciuti con Fireworks, una raccolta fatta bene, con le hit e qualche gemma tipo Soldier Of Fortune. Ci ho dato il primo bacio con quella compilation in testa, non un granchè x la verità, troppo inesperti tutti e due ... Ma un ricordo dalla tenerezza infinita. /// Grande Rob! Che leva sei? |
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Una delle mie canzoni preferite di sempre e non mi ero mai accorto che le era stato dedicato un articolo. Quello che riesce a fare Gillan in questo brano è noto a tutti e lo rende alle mie orecchie a tutt'oggi uno dei più grandi di sempre. Ricordo ancora quando 14enne lo ascoltai per la prima volta in Made in Japan. Ero diventato rosso. Mi sembrava innaturale. Abbassai il volume delo stereo e lo ascoltavo di nascosto per non condividerlo con nessuno. Probabilmente il brano è stata la rovina per le corde vocali di Gillan che già a metà anni '70 non era più lui. Una precisazione: la famosa intro di Lord presa dagli It's a beautiful day fu il frutto di uno scambio dato che questi avevano preso a loro volta in prestito le partiture di Wring that neck. |
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Ascolto questa canzone da quando avevo 12/13anni. Non sapevo assolutamente fosse un inno contro la guerra. Maledetto inglese, suona meglio ma non ci capisco un cazzo. Certo che venderla ad un profumo ... |
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E' tutto il giorno che penso a cosa ti riferissi con le parole "nonostante Kenzo" ora ho capito. Se mi capiterà di vedere lo spot mi saprò regolare sul commento anche se non prevedo niente di buono l'argent mon ami, l'argent. Comunque non muove di una virgola il mio giudizio sulla canzone. |
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Sinceramente non credo nemmeno io che uno spot possa contenere un messaggio del genere, oggi poi men che meno! |
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il mio riferimento era al fatto che, per combinazione, visto che avevo deciso di scrivere il pezzo prima di saperlo, i DP hanno concesso la canzone come colonna sonora di uno spot di un profumo per Kenzo che sta andando in onda in questi giorni. Se pensiamo al tipo di canzone, lo trovo piuttosto triste, a meno che (si salverebbero in corner) lo spot non nasconda un concept in linea con il messaggio orignale, ma ne dubito. qualcuno ne sa di più? |
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Bellissime parole, Raven, complimenti. Mi trovi d'accordo all'inizio quando sottolinei il fatto che all'epoca la "musica era di tutti", era veramente così: bellissimo. In fondo all'articolo ti chiedi se l'arte è davvero tale, secondo me, assolutamente sì e di arte in quegli anni ce n'era molta, Child In Time non è altro che un esempio di ciò... sulla prestazione canora di bigIan credo non ci sia assolutamente nulla da aggiungere, va ascoltata e basta. |
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E pensare che Gillan in quel concerto aveva problem di voce...fantastica interpretazione. E' per quello che dai tempi della reunion del 1984 fatico ad ascoltarlo, già trent'anni fa non era più in grado di ripetersi. Canzone dal testo davvero ruvido e straziante, bravo Raven. |
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grazie per i complimenti, ma due cose mi premono: nessuno che raccolga la provocazione dell'ultima frase? E poi la piu' importante: ma Lorin?  |
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Splendido articolo, ricordo che in gioventù (p.s. ho vissuto in pieno la guerra fredda ) nella mia compagnia ci si scannava se era meglio Stairway To Heaven o Child in Time, io ho sempre preferito quest'ultima proprio per le urla strazianti di Gillan e questo articolo conferma le mie emozioni. Grande Raven. Quoto @Hellion la versione di Made in Japan è una delle più struggenti della storia del Rock. |
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La versione Made in Japan è una cosa inarrivabile. |
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Bellissimo articolo di una canzone leggendaria. Non servono altre parole per descrivere l'orrore della malvagità degli uomini, ma solo il dolore straziante espresso da un incredibile Gillian. |
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Splendido articolo, ottima disamina su uno dei testi più affascinanti dei Deep Purple. Questa è una delle canzoni che tanti presunti artisti dovrebbero ascoltare e studiare, questa è Storia |
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