Ronnie James Dio non è stato solo un cantante metal, è stato Il cantante metal. L’elfo di Portsmouth, infatti, ha sfruttato al massimo le doti che madre natura gli ha fornito in termini di timbro vocale, presenza scenica, carisma ed umanità, percorrendo un sentiero che lo ha condotto a far parte di gruppi storici (dobbiamo ricordarveli? Spero proprio di no) e di avere una carriera solista mitica, fino all’inevitabile, tragico epilogo per malattia. Di quei dischi così magici e ispirati, prodotti insieme ad una band ormai leggendaria recentemente tornata alla ribalta proprio come Last in Line, sono probabilmente i primi due ad essere i più amati. Tra i capolavori in essi contenuti, abbiamo scelto The Last in Line a rappresentare qualcosa la cui grandezza, probabilmente, non potrà comunque essere resa in parole.
INESORABILMENTE ESCLUSI L’arpeggio che precede l’avvio del canto di Dio non è semplicemente dolce, è una sintesi così perfetta di languidezza e felice torpore, da non poter quasi essere descritta. Ronnie vi sale su con grazia, fondendosi subito con le note di Vivian Campbell.
We’re a Ship without a Storm The Cold Without the Warm Light Inside the Darkness that it Need, Yeah
We’re a Laugh Without a Tear The Hope Without the Fear We are Coming... Home
Siamo una nave senza una tempesta Siamo il freddo senza il calore La luce dentro l’oscurità di cui essa ha bisogno, sì
Siamo una risata senza una lacrima La speranza senza la paura Stiamo arrivando... a casa
L’introduzione indica subito come l’ascoltatore possa identificarsi con una categoria precisa, quella degli esclusi o, comunque, quella di chi non ha ancora trovato e non troverà una collocazione nel mondo, ed è destinato a restare in una specie di limbo rispetto alla maggioranza. Come spesso accadeva (accade?), peraltro, a chi si identificava con certi suoni. Siamo qualcosa di non completo eppure necessario, in divenire e privo di certezze, appartenente a questo mondo, ma non completamente, la parte oscura nella luce. Eppure, stiamo arrivando a casa, siamo in cammino. E quando il riff e la voce esplodono proprio sulla parola “Home”, è la nostra fierezza senza confini a diffondersi lenta ed inesorabile nell’aria. Inesorabile.
FORCED DIRECTION: DOWN La musica che parte non è particolarmente veloce e, risentita oggi, non sarebbe nemmeno classificata come molto pesante, ma lo era e lo resta. Oltre le mode ed al di là dei decibel e delle differenze produttive oggi possibili. Tempo medio, deciso come può esserlo chi ha scelto di partire per un viaggio non solo musicale e, volendo con questo anche comunicare chi siamo, non calcola fermate od incertezze. Solo orgoglio.
We’re off to the witch We may never never never come home But the magic that we’ll feel Is worth a lifetime
We’re all born upon the cross The throw before the toss You can release yourself But the only way is down
Siamo in marcia verso la strega Forse potremmo non tornare mai e poi mai a casa Ma la magia che sentiremo Vale come una vita intera
Siamo tutti nati sulla croce Siamo il lancio prima di fare testa o croce Puoi liberarti Ma l’unica direzione è verso il basso
Se non siamo davvero appartenenti a questa terra/società andremo altrove. Verso la strega (la musica che ti porta lontano? La ricerca costante della verità?), che ci terrà sempre lontano da casa, da quella società e dai quei compromessi che quasi tutti accettano; lo sappiamo. In cambio, però, avremo sensazioni che nessun altro potrà mai comprendere. Veniamo tutti dallo stesso posto, dalla stessa esperienza. Siamo qualcosa di non concreto, quel momento in cui tutto può succedere e non possiamo far niente per controllare eventi che ci manipolano a loro piacimento. Possiamo liberarci -ed abbiamo scelto di farlo- ma sappiamo che pagheremo un prezzo altissimo. E come brucia quel “Dooooown” che ci indica l’unica direzione che possiamo avere.
GLI ULTIMI DELLA FILA. SEMPRE. Parte la seconda strofa, naturale continuazione della prima, per poi sfociare in quel ritornello che ogni sincero amante del rock non può che conoscere:
We don’t come alone We are fire, We are stone We’re the hand that writes Then quickly moves away
We’ll Know for the first time If we’re evil or divine We’re the last in line We’re the last in line
Noi non veniamo da soli Siamo fuoco, siamo pietra Siamo la mano che scrive e poi si allontana rapidamente
(Sottinteso: solo allora) Noi sapremo per la prima volta Se siamo il male o il divino Siamo gli ultimi della fila Siamo gli ultimi della fila
Ronnie continua con la sua poetica descrizione della nostra condizione. Siamo e non siamo, reali ed indefiniti, solidi e mai osservabili, sempre insieme a qualcuno come noi. Ma qualsiasi cosa abbiamo fatto, facciamo o faremo, eravamo, siamo e resteremo gli esclusi, gli ultimi della fila. Solo nell’istante finale sapremo se ciò che abbiamo fatto e la condizione che abbiamo vissuto era l’incarnazione del male o se abbiamo impersonato il divino assoluto e se tra le due cose vi sia reale e completa differenziazione. Poi riprende.
DUE OCCHI DA EST Ed ecco il finale, con la possibile doppia lettura. Del testo e della vita:
Two eyes from the East it’s the Angel or a Beast And the Answer Lies between The good and bad
We search for the truth We could die upon the tooth But the thrill of just the chase Is worth the pain
We’ll Know for the first time If we’re evil or divine We’re the last in line We’re the last in line
Due occhi da Est E’ l’angelo o la Bestia e la risposta giace Tra il bene ed il male
Siamo in cerca della verità Potremmo morire azzannati ma il brivido della caccia vale il dolore
(Sottinteso: solo allora) Noi sapremo per la prima volta Se siamo il male o il divino Siamo gli ultimi della fila Siamo gli ultimi della fila
(seguono assolo, ripetizione prima strofa e ritornello)
Ed ecco emergere il tema della doppiezza, legato all’immagine di copertina di questo disco ed anche di quello precedente. Quanto spiega completamente la prima parte del testo. Quella figura che emerge da est, con quei due occhi infernali che fissano, controllano, incatenano, è davvero la bestia oppure è l’angelo? Quelli ai suoi piedi sono vittime innocenti o dannati per empie colpe? Per saperlo, dobbiamo essere in grado di guardare il punto bianco in mezzo al nero, di scorgere il punto nero in mezzo al bianco, di capire che nulla, quindi, è bianco o nero, ma ciò che vediamo è sempre il risultato di mille sfumature, di mille pieghe in mezzo alle quali tutto può annidarsi e le cose sembrare diverse da quelle che sono. Questa semplice verità, però, è a disposizione solo di chi la verità si impegna a cercarla. E quasi non importa trovarla, perché come sempre non è la meta, ma il viaggio ad essere importante. Quel che conta è appunto cercarla, sapendo che è un percorso rischioso, che c’è più da perdere che da guadagnare, “ma il brivido della caccia vale il dolore”. Perché certa gente, semplicemente, non può fare a meno di essere quel che è. Non può fare a meno di essere “La luce dentro l’oscurità, una risata senza una lacrima, il lancio prima di fare testa o croce, la mano che scrive e poi si allontana velocemente”.
BATTAGLIE DA PERDERE Due cose vanno dette circa i testi di Ronnie James Dio, visto che lui stesso ne ha parlato ripetutamente: che molte volte hanno un doppio significato, con l’interpretazione parzialmente lasciata all’ascoltatore e che non sempre egli ha scritto cose di particolare rilevanza, ma ognuna di queste contiene almeno una frase da ricordare. The Last in Line si adatta perfettamente a quanto sopra. Una certa poesia, ed almeno -e dico: almeno- una frase importante. Il tutto a contenere un messaggio che è l’elegia della doppiezza. Chi è il diavolo e chi rappresenta il bene? Siamo certi che la creatura che sovrasta i dannati sia un demone ed i dannati l’incarnazione del bene sotto l’attacco delle forze del male? Come sempre, è solo questione di prospettiva, di voglia di scoprire cosa si nasconde dietro l’apparenza, di avere la curiosità di andare oltre il velo dell’apparenza. Tutto ciò sapendo che, molto probabilmente, quando il velo sarà scostato e la verità, posto che esista, mostrata agli occhi di tutti, questo non ci porterà lodi e non farà di noi uomini illuminati agli occhi degli altri. Spessissimo, anzi, chi indica una verità oltre l’apparenza, viene additato come sobillatore, sovvertitore dell’ordine e persona con secondi fini. Cercando di restare in tema e volendo fare esempi banali, basta vedere come molti reagiscono quando viene svelata loro una delle innumerevoli bufale propinate tramite web e come sia materialmente impossibile smontarla, anche in presenza della prova della sua falsità e poi allargare il discorso ai temi più importanti. È una battaglia persa, ma non è una buona ragione per non combattere e più ancora, certuni non possono farne a meno. Quelli descritti in The Last in Line.
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