“Spesso a chi è risoluto verso il suicidio non è rimasto molto senso dell'umorismo.” - Chuck Palahniuk
Quante volte abbiamo sentito canzoni, metal e non, che trattano come tema principale quello del suicidio? Tantissime, ovviamente. C'è chi, come qualche gruppo depressive black metal, lo glorifica elevandolo ad atto finale di ribellione verso la società (o anche verso Dio), mentre altri artisti hanno cercato (e cercano) attraverso la musica e i testi di capire il motivo per cui le persone sono spinte a compiere questo grave atto verso loro stesse.
I Between the Buried and Me sono un gruppo prog metal americano e Colors è il loro quarto album in studio pubblicato nel 2007 tramite Victory Records. Il disco ebbe un particolare successo tra il pubblico e la critica, tant'è che anche una personalità influente come quella di Mike Portnoy lo nominò come la migliore uscita dell'anno. Descritto con la particolare definizione di Adult contemporary progressive death metal, l'album è considerato come una pecora nera rispetto alle pubblicazioni dell'etichetta, dal momento che si p sempre focalizzata su band di stampo pop-punk/hardcore. Questo disco, dal canto suo, ha di tutto dentro, passando dal blues al grindcore, dallo space rock al jazz, dal death metal al prog tout court. Concepito come un unico “flusso di coscienza” di circa un’ora, la scaletta è divisa in otto brani tutti collegati fra loro. Ogni canzone racconta una storia e, da come si evince dal titolo del full-lenght, ad ogni brano è associato un colore: nel caso del testo analizzato in questa sede, il colore è il giallo. Tornando al discorso iniziale, il brano analizzato è Sun of Nothing, quarta traccia della tracklist, che narra la storia di un uomo intenzionato a raggiungere lo spazio per scappare dalle persone che lo circondano.
Everywhere I look they are there What is everyone doing? Going to a home? Everywhere I look they are there What is everyone doing? Going to a home?
To a place that makes us feel warm A place that grants us a smile Seems like a very simple idea, but not hardly figured out (Looking everywhere)
Ovunque guardi loro sono lì Che cosa stanno facendo tutti? Stanno andando in una casa? Ovunque guardi loro sono lì Che cosa stanno facendo tutti? Stanno andando in una casa?
In un luogo che ci fa sentire al caldo Un luogo che ci garantisce un sorriso Sembra una semplice idea, ma difficile da comprendere (Cercando ovunque)
Il brano inizia subito in quarta, con il drumming aggressivo di Blake Richardson, il basso di Dan Briggs, le chitarre di Dustie Warring e di Paul Waggoner e lo scream di Tommy Rogers che ci urla in faccia le domande del protagonista e il suo essere fuori luogo all'interno della società. Non comprende come sia possibile che un contesto “abituale” come quello di una casa sia un posto in cui stare bene.
I just see faces Faces staring blank as they go on with the routine I just see faces Faces staring blank as they go on with the routine
This routine Nothing new It's time to go through with this This routine Nothing new It's time to go through with this This routine Nothing new It's time to go through with this
Vedo solo facce Facce che fissano il vuoto mentre proseguono la routine Vedo solo facce Facce che fissano il vuoto mentre proseguono la routine
Questa routine Niente di nuovo È tempo di andare fino in fondo Questa routine Niente di nuovo È tempo di andare fino in fondo Questa routine Niente di nuovo È tempo di andare fino in fondo
Il racconto dell'alienazione del protagonista continua facendoci notare come lui guardi le persone che lo circondano. Non le vede più come umani ma come robot senza personalità, vuote e senza obiettivi, se non quello di proseguire con una routine ormai decisa che li porterà fino alla fine della vita senza che ci sia una novità positiva che possa cambiare l'esistenza. Osservando ciò, il narratore decide di compiere la sua decisione e di andare fino in fondo. A livello musicale non ci sono grandi variazioni: il livello di aggressività, con sempre in primo piano lo scream di Rogers, rimane lo stesso nonostante i tempi rallentati.
A spaceman That's what they say I am Nothing but a spaceman A spaceman That's what they say I am Nothing but a spaceman Always pushing it all away Trying to get to that one place I call home
Un astronauta Questo è quello che dicono che sono Nient'altro che un astronauta Un austronauta Questo è quello che dicono che sono Nient'altro che un austronauta Sempre spingendo via tutto Cercando di raggiungere quel posto che chiamo casa
Da questo punto in poi del testo comincia il viaggio del narratore. Le persone che lo conoscono lo chiamano astronauta, questo perché è intenzionato a costruire un razzo che possa portalo nello spazio alla ricerca di una nuova casa dove abitare. Non bisogna neanche negare come un soprannome come appunto astronauta possa indicare anche una persona che non sta ragionando con il giusto senno, che ha perso la coscienza di ciò che lo circonda. È da questa strofa che si incomincia a capire che il viaggio del protagonista può essere interpretato come un suicidio. Da qui anche la musica comincia ad essere più variegata: prima dell'inizio della strofa si può udire una chitarra acustica che lascia subito spazio ad un ritorno a sonorità prettamente death con tempi dispari.
The journey begins Forcing a new life with the unexplained A creeping rush that surrounds me Floating away Floating away, floating away, floating away
Always pushing it all away Trying to get to that one place I call home My own planet I allowed this wish Unexpected Not knowing why Not knowing why
Wonder why I question it now
Il viaggio comincia Forzando una nuova vita con l'inspiegabile Una corsa strisciante che mi circonda Fluttuando via Fluttuando via, fluttuando via, fluttuando via
Sempre allontanando tutto Cercando di raggiungere quel luogo che io chiamo casa Il mio pianeta Ho il permesso di desiderarlo Inaspettato Senza sapere il motivo Senza sapere il motivo
Ora mi chiedo il perchè
Il viaggio è cominciato, il narratore sta fluttuando via dalla terra oppure sta fluttuando dalla sua vita e sta aspettando la morte? Considero il verso sulla corsa strisciante come una metafora sull'uso di una qualche possibile droga che si sta facendo strada all'interno del suo corpo. È anche da qui, tuttavia, che iniziano i dubbi del protagonista. Ha sempre allontanato tutto per cercare il suo pianeta, del resto è un suo diritto, ma ora si sta chiedendo perché lo ha fatto, non ha avuto un reale motivo per fuggire via. Prosegue nuovamente l'intromissione di strumenti atipici, come il piano, che lasciano spazio all'aggressività delle chitarre che dal death passano a riff prettamente prog e tecnici, il tutto insieme al drumming variegato di Blake Richardson.
I'm my own planet
Not many can experience this sensation Loneliness is creeping out, or in, however you think of it But it sure is surrounding me Maybe all the complaining is an occurance of boredom I suppose it's too late
I am floating I am floating I am floating I am floating I did love, I did laugh, I did live (Now I'm my own planet)
Sono il mio pianeta
In molti non possono provare questa sensazione La solitudine sta strisciando fuori, o dentro, comunque tu la pensi Ma sicuramente mi sta circondando Forse tutte le lamentele sono dovute alla noia Immagino sia troppo tardi
Sto galleggiando via Sto galleggiando via Sto galleggiando via Sto galleggiando via Ho amato, ho riso, ho vissuto (Ora sono io il mio pianeta)
Il narratore ha raggiunto consapevolezza del suo essere, tant'è che si convince di essere lui il pianeta che chiama casa. Nonostante ciò, la paranoia (o forse solo la noia dell'attesa della fine?) assale il protagonista, lo turba e lo fa iniziare a pentire della sua scelta di galleggiare. Del resto, comprende che anche lui nel corso della sua esistenza ha amato o riso; lui, una vita non del tutto negativa, l'ha vissuta. Se la prima strofa rimane violenta nei suoni, la seconda diventa molto più sognante, come se anche la musica volesse farci intendere l'allontanamento terreno del protagonista insieme al suo razzo.
A spaceman They say I am? A spaceman They say I am? A spaceman They say I am? A spaceman They say I am?
Planets everywhere My own destiny? I'm floating towards the sun The sun of nothing Floating towards the sun The sun of nothing I have become the sun of nothing Nothing is here Memories are not clear
Floating towards the sun The sun of nothing Floating towards the sun The sun of nothing Floating, floating, floating, floating Further away
Un astronauta Dicono che lo sono? Un astronauta Dicono che lo sono? Un astronauta Dicono che lo sono? Un astronauta Dicono che lo sono?
Pianeti ovunque È il mio destino? Sto fluttuando verso il sole Il sole del nulla Fluttuando verso il sole Il sole del nulla Sono diventato il sole del nulla Non c'è niente qui I ricordi non sono chiari
Fluttuando verso il sole Il sole del nulla Fluttuando verso il sole Il sole del nulla Galleggiando, galleggiando, galleggiando, galleggiando Più lontano
La musica sognante viene messa in primo piano grazie alla voce di Rogers, modificata prima e in pulito dopo. È da qui che comincia il “flusso di conscienza” del narratore: inizia a chiedersi se lui sia un vero astronauta, se sia riuscito a compiere la sua missione di andare verso lo spazio. Guardandosi intorno, vede soltanto pianeti e, di conseguenza, il nulla, capendo di essere arrivato al sole che era la casa che stava cercando. Questa sensazione non lo soddisfa, poiché comprende che la stella non è nient'altro che il nulla, incapace di offrire soddisfazione al protagonista. Con i ricordi che cominciano a perdersi il razzo si allontana sempre di più dalla Terra. L'ultima strofa è il punto chiave del testo ed è molto interpretabile (come si è visto precedentemente nel corso dell'analisi). Un modo di leggerlo, ovviamente, è quello del protagonista che vola nello spazio attraversando il nulla e realizzando che lassù, a differenza della Terra, non c'è niente di positivo, pertanto accetta di fluttuare nel vuoto verso il Sole. In alternativa, questo “Sole del nulla” può essere una metafora della morte stessa, ma può collegarsi anche al rimpianto del narratore, perché una volta raggiunto lo spazio (la morte) non c'è salvezza. Il narratore si è fatto un'idea sbagliata della morte, la vedeva come una glorificazione ma invece è il vuoto, è appunto il “Sole del nulla”
I can't believe that's what it has come to I never really had it all that bad I just looked around and never thought about the blank stares Blank stares
They were looking into something much worse than what I thought I was Selfishness is a very sticky quality of this species Looking around, I don't see any faces Yes, I am lonely It's to be expected I'll sleep now (Dream waves)
Non posso credere che sia arrivato a questo Non ho mai avuto così tanto male Mi sono solo guardato intorno e non ho mai pensato agli sguardi vuoti Sguardi vuoti
Stavano esaminando qualcosa di molto peggio di quello che pensavo di essere L'egoismo è una qualità molto appiccicosa di questa specia Guardando intorno, non vedo nessuna faccia Sì, sono solo C'è da aspettarselo Dormirò ora (Onde di sogno)
I primi due versi delle ultime strofe sono il momento in cui il protagonista realizza che non ha avuto una brutta vita, ma che ormai è troppo tardi per tornare indietro. Il resto, invece, si ricollega alle facce vuote all'inizio della canzone: ricordando che lui le vedeva vuote a causa della routine, la realtà è ben diversa. Gli sguardi vuoti, infatti, erano dovuti a ciò che stavano osservando, cioè il protagonista, una persona egoista. È egoista perché pensava che avrebbe trovato qualcosa di meglio nello spazio, oppure perché pensava che la vita che stava vivendo non fosse soddisfacente, scegliendo così la via del suicidio. La realizzazione di ciò viene accompagnata da un ritorno allo scream e al prog/death metal, che si è sentito in tutto il pezzo come se la rabbia dello sbaglio appena compiuto avesse preso il sopravvento sul protagonista. Al di là delle interpretazioni, il narratore si rende conto ora che la sua vita non era così male, ammettendo di essere solo. Decide di andare a dormire, cosa che può essere interpretata letteralmente o che può essere intesa come morte definitiva.
Sono sinceramente dispiaciuto per questo finale di articolo ma, del resto, sono stati spesi fiumi di inchiostro su questo tema ancora oggi considerato scomodo, in una società che non permette debolezze e/o errori. Ognuno ha le proprie idee sul suicidio. Io, nel mio piccolo, posso solo consigliarvi di farvi aiutare senza vergogna se avete questi pensieri, perché tutti noi abbiamo avuto momenti decisamente no; come il testo racconta, non dobbiamo dimenticarci delle gioie provate, di quelle emozioni che ci fanno sentire vivi. Emozioni che proviamo quando sentiamo la musica, ancora salvatrice per molti. Me compreso.
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