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CRYPTIC WRITINGS - #81 - Yes Sir, I Will - Crass (Prima Parte)
11/03/2020 (1392 letture)
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PREMESSA Per chi vi scrive parlare di una realtà complessa e personalmente affascinante come quella dei Crass, la band che di fatto inventò l’anarcho punk in Inghilterra nel 1978 grazie al proprio fulminante album di debutto, è una responsabilità particolarmente ingombrante poiché si tratta di argomentare temi delicati, che vanno ben oltre la musica e interessano la sfera del sociale e del politico. Possiamo benissimo dire che i Crass, prima di essere una band, fossero un collettivo con scopi socio-politici ben precisi e che la musica fosse solo il tramite attraverso cui poter gridare i propri proclami libertari. Questo va puntualizzato perché non si può prendere in causa la musica dei Crass senza coinvolgere necessariamente un preciso pensiero politico, nel caso specifico quello riguardante l’anarchismo. Ma questo articolo non ha ovviamente alcuno scopo legato a questo pensiero e si vuole concentrare al contrario sulla descrizione di uno spaccato storico-politico-sociale riguardante l’Inghilterra dei primi anni ’80, periodo d’attività della band di Penny Rimbaud e Steve Ignorant; il tutto per arrivare al nocciolo della trattazione, ovvero l’album/brano Yes Sir, I Will, l’ultimo disco ufficiale del gruppo e massima espressione del proprio credo politico e musicale. Senza conoscere il contesto che diede i natali a quest’opera difficilmente la si potrà comprendere appieno. Questo articolo vuole molto umilmente provare a tracciare una sorta di cronistoria relativa a questo periodo di storia contemporanea, per rendere cosciente il lettore della genesi di un’opera musicale fortemente legata al proprio contesto storico-sociale. Con questo intento si è arrivati a dover dividere l’articolo in due parti, la prima più concentrata sulla contestualizzazione del periodo che va dalla metà del 1981 fin verso la fine del 1982 e la seconda maggiormente rivolta verso l’analisi testuale del brano, la sua creazione e i suoi risvolti, dal 1983 fino al 1984, anno di scioglimento dei Crass. Detto questo, buona lettura!
1. LADIES AND GENTLEMEN, IT’S CHRIST. È difficile descrivere quella che era l’atmosfera che si respirava nell'aria d’Inghilterra agli albori del 1982; vi era una tensione elettrica ben tangibile, dovuta al sempre maggior astio di una grossa fetta della popolazione britannica nei confronti del Primo ministro Margaret Thatcher, ormai protagonista della scena politica dal ’79 a capo dei Conservatori. Tra i numerosi provvedimenti politico-sociali presi dalla Lady di ferro l’adozione del sistema neoliberista basato sul libero mercato, secondo la scuola di pensiero di Milton Friedman, fu una delle scintille che scatenò la rabbia tra gli esponenti della classe medio-bassa, fattore che si accentuò ancor di più quando divenne palese la simpatia della Thatcher verso Ronald Reagan, che eletto Presidente degli Stati Uniti nel 1980, ne seguì fondamentalmente le orme. Le proteste dell’opposizione in Inghilterra divennero sempre più pressanti, con i prigionieri dell’IRA che avevano alimentato l’odio verso la politica di repressione inglese grazie allo sciopero della fame nel carcere di Long Kesh nel 1981 – durante il quale divenne leggendaria la figura di Bobby Sands, il primo martire della causa nordirlandese – e le minoranze inglese che facevano sempre più gruppo tra loro: socialisti, anarchici, pacifisti, femministe e attivisti dei diritti animali stavano conducendo una battaglia contro il governo, unendosi in un unico ed eterogeneo insieme di rivoluzionari, indentificato come Movimento Pacifista.
In questo clima di forte attrito tra classi sociali vi era un luogo isolato nell’Essex, che era diventato ormai un centro di aggregazione attivista devoto agli ideali anarchici: era la Dial House, il quartier generale dei Crass, gruppo punk inglese che aveva fatto dell’attivismo la propria missione artistica e soprattutto sociale. La band di Penny Rimbaud e Steve Ignorant nell’82 era ormai ben conosciuta, non solo dai punk inglesi, ma anche dalla stampa generalista, a causa dei numerosi problemi con la censura che il gruppo affrontava ciclicamente per colpa dei testi dei loro brani, caustici, diretti e giudicati blasfemi e inammissibili dalla maggior parte del mondo discografico, anche underground. Sebbene i Crass avessero adottato da subito la politica del Do It Yourself per evitare le grane derivanti da un rapporto con un’etichetta, ciò non fu mai abbastanza per evitare i problemi coi piani alti; ma d’altronde era proprio ciò che la band voleva fin dalla propria nascita. Dopo il clamoroso album di debutto – The Feeding Of The 5000 (1978) – , i successivi due dischi – Stations Of The Crass (1979) e Penis Envy (1981) – portarono non solo notorietà, ma anche un inaspettato successo alla compagine anarchica della Dial House, che non fece altro che aumentare i riflettori puntati sulle loro azioni; per questo il quarto Lp dei Crass fu pensato dai propri autori con molta più attenzione e cura e fu realizzato in poco più di sei mesi, un periodo lunghissimo per gli standard degli inglesi, durante il quale il clima politico del proprio paese stava radicalmente mutando. Nel luglio dell’81, quando iniziarono le registrazioni di Christ – The Album, gli animi della classe medio-bassa erano realmente positivi, in quanto il sentore di poter avviare un vero cambiamento era tangibile. Il gruppo stesso, forte di questo clima di forte positività si prese il tempo necessario per confezionare il proprio album manifesto, includendo alla fine del disco una registrazione di un discorso di E. P. Thompson, una delle figure di spicco non solo della New Left britannica, ma anche strenuo sostenitore della CND (Campaign for Nuclear Disarmament), movimento che era stato come un battesimo politico per Penny Rimbaud negli anni della sua giovinezza. Quel discorso, ricolmo di ottimismo, rappresentava appieno lo spirito che i Crass volevano trasmettere e che in primis essi stessi sentivano reale. Si poteva vincere, potevamo vincere.
2. SHEEP FARMING IN THE FALKLANDS. Dalla pubblicazione di Christ – The Album passò un mese. In quel mese Margaret Thatcher aveva deciso di portare le armi nelle isole Falkland. All’inizio della primavera dell’82 infatti la giunta militare dell’Argentina occupò con il proprio esercito proprio quelle isole, rivendicando la proprietà di quei territori, da loro chiamati Malvinas. La mossa del generale Leopoldo Galtieri servì a smuovere il nazionalismo del proprio paese, che viveva in quel momento una grossa crisi economica. La risposta inglese consistette in un’immediata task force navale che li vide infine vittoriosi. Ma durante i pochi mesi (da aprile a giugno) di guerra in Inghilterra si visse un clima di forte patriottismo, che portava chiunque si dichiarasse contrario all’azione britannica passibile di alto tradimento. Penny Rimbaud, il cuore pulsante dei Crass, si rese immediatamente conto di quanto fosse stato inutile registrare un disco in così tanto tempo senza accorgersi della situazione politica che mutava così rapidamente intorno a lui. Per questo, dal momento che gli anarcho punks inglesi erano da sempre considerati la risposta dei dissidenti al conservatorismo thatcheriano offrendo una risposta e una reazione reale ai continui movimenti del governo, la band si affrettò a dire la propria sulla task force inglese, con il singolo Sheep Farming In The Falklands, un commentario satirico sulla stupidità e sulla gravosità del provvedimento della Thatcher. Per evitare rogne da parte dei distributori e delle autorità la band incise in modo anonimo circa ventimila copie del singolo senza aggiungere etichette e nessun nome o riferimento ad essi, così che la Small Wonder Records e la Rough Trade Records (i distributori dei Crass) si trovarono inconsapevolmente a inserire il disco nelle copertine di altri album, migliaia di altri album. La musica di Rimbaud e dei suoi compagni entrò così dentro le case dei cittadini inglesi e degli ascoltatori più improbabili. L’idea della band era quella di espandersi a macchia d’olio col proprio messaggio pacifista e accusatorio, ma l’intento riuscì in minima parte: la band venne definita pubblicamente traditrice della patria e venne minacciata direttamente dalla Camera dei comuni con un ammonimento ufficiale.
Intanto la guerra procedeva e con l’affondamento dell’incrociatore argentino General Belgrano da parte del sottomarino a propulsione nucleare inglese Conqueror – un’azione questa, promossa dalla Thatcher in persona, ma rimasta segreta per anni – la situazione si fece davvero tesa. Ormai era chiaro che la potenza britannica era inarrestabile e senza alcuno scrupolo, motivo per cui i Crass passarono ad un’azione diretta a loro volta, pubblicando tre nuovi singoli, ma stavolta mettendoci la faccia: il primo fu How Does It Feel To Be The Mother Of A Thousand Dead?, definito dal politico inglese conservatore Tim Eggar come “la registrazione più oscena e scurrile mai incisa su vinile”, il secondo fu una ri-registrazione di Sheep Farming In The Falklands, con un testo aggiornato e decisamente più diretto e il terzo fu Gotcha, parodia amarissima sul razzismo di destra, che non venne recepita nella maniera esatta, portando addirittura i Crass a venire ammirati come portavoce degli estremisti di destra per un breve periodo e subito dopo come traditori dello stesso movimento. Riguardo il primo singolo rilasciato si scatenò un piccolo caso che mise la band definitivamente al centro dell’attenzione pubblica: difatti la Thatcher venne coinvolta in un’interpellanza alla Camera dei comuni dove le vennero chieste delle dichiarazioni formali sul contenuto del brano, che la accusava di pesanti azioni a suo carico, e quell’evento fece scatenare i provvedimenti verso i Crass. Fu il già menzionato Tim Eggar a portare avanti la denuncia verso il gruppo, ma egli dovette ben presto ritrattare le proprie azioni a seguito di un confronto radiofonico con i membri stessi della band, che lo screditarono in diretta nazionale. Dopo la figura misera di Eggar i Conservatori fecero dietrofront e venne fatta circolare un’ordinanza che dichiarava che i membri del partito avrebbero dovuto ignorare qualunque azione indotta dai Crass. Era una piccola grande vittoria, che portò la band ad avere numerosi sostegni esterni, ma la poneva anche in una situazione realmente delicata, dal momento che ora in Inghilterra chiunque conosceva Rimbaud e i suoi compagni ed essi erano visti alla stregua di un partito politico. Le azioni andavano pianificate con oculatezza da questo momento in poi. Ogni minimo errore poteva costare carissimo.
La guerra delle Falkland terminò velocemente e con un boato di potente nazionalismo che pervase il Regno Unito intero. I Crass in tutto questo avevano provato a reagire, ma il consenso che avevano ottenuto era stato tiepido o talvolta male interpretato. La band si stava rendendo conto di essere diventata in pochissimi anni già stantia e il proprio messaggio non più così forte. Gli slogan che i Crass avevano sdoganato in così poco tempo erano ancora validi, ma già fortemente decontestualizzati e resi vuoti. L’Inghilterra aveva cambiato faccia e lo aveva fatto molto più rapidamente rispetto all’azione e alla musica degli anarchici della Dial House. In questo periodo di silenzio soffocante, unito all’apparente inattività del gruppo, Rimbaud iniziò a scrivere un lungo e articolato poema, strutturato a mo’ di flusso di pensiero joyceiano, dove attaccava in modo diretto e senza mezzi termini tutto l’establishment inglese, con la Thatcher in testa ovviamente, i provvedimenti del governo, la situazione sociale e politica del proprio paese, l’orrore della guerra – Fight War, non wars, urlavano i Crass qualche anno prima – e tutto quello che di sbagliato vi era nel Regno Unito e aveva a che fare col resto del mondo. Penny Rimbaud sapeva di aver per le mani una potenziale bomba e la intitolò Rocky Eyes, cambiando ben presto però il titolo dell’opera in Yes Sir, I Will.
Fonti: A/Rivista Anarchica n. 140, ottobre 1986; contiene la presentazione di Best Before ’84 tradotta Asociación Amigos del Crucero General Belgrano, articolo del 2015 Il diario di Bobby Sands. Storia di un ragazzo irlandese, S. Calamati, 2010 Margaret Thatcher: The Autobiography, 2013 The Story Of Crass, G. Berger, 2006 Yes Sir, I Will (Crassical Collection) – Crass, 2011; contiene uno scritto di Penny Rimbaud datato febbraio 2009
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