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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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CRYPTIC WRITINGS - #82 – Tillsammans Är Vi Allt – Shining
02/04/2020 (2377 letture)
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È difficile, se non impossibile, parlare dei blackster svedesi Shining e del loro mastermind, Niklas "Kvarforth" Olsson senza cadere in banali moralismi o in pericolosi fraintendimenti. Perché la musica di questa band, che altro non è che l'estensione sonora della psiche perversa e corrotta di costui, nasce con l'intento di fare del male. In una delle scene tagliate dal documentario di Claudio Marino sul cantante, intitolato Cold Void, Kvarforth ha affermato, non senza una buona dose di orgoglio, che diverse persone si sono suicidate sotto l'influenza della sua musica. Ed è questo, a suo avviso, il miglior complimento possibile per un artista: toccare così a fondo il proprio ascoltatore al punto da portarlo a farsi del male o, addirittura, a togliersi la vita. La discografia degli Shining altro non è che un vademecum di misantropia, antinatalismo, satanismo, autodistruzione. E Tillsammans Är Vi Allt, brano contenuto in VII:Född Förlorare, è la massima espressione di uno di questi punti: l'autodistruzione. N.B.: nell'analisi del testo faremo affidamento sulla raccolta di lyrics, con testo a fronte e traduzione in inglese -talvolta fin troppo libera- dello stesso Kvarforth, intitolata When Prozac No Longer Helps, mentre la versione in italiano, più fedele all'originale, è ad opera dell'autore dell'articolo.
PARTE 1. NED PÅ KNÄ ("IN GINOCCHIO") Tillsammans Är Vi Allt è una canzone assai bizzarra. Ad una lettura superficiale, infatti, sembra una normalissima canzone d'amore, una dichiarazione dell'Io poetico fatta alla propria amata. Sin dal titolo, che significa "insieme siamo tutto", pare proprio indirizzare l'ascoltatore verso questo sentiero. "Che strano", si potrebbe pensare, "da quando in qua Kvarforth scrive canzoni d'amore?". Dubbio più che lecito. E anche l’incipit musicale, affidato a un quieto pianoforte, illumina la strada del romanticismo, comunque denotato da un alone oscuro ed inquietante (in fondo, sono pur sempre gli Shining). Questa, in effetti, è una canzone d’amore. Ma non nel modo e nei termini ai quali siamo abituati. L'oggetto dell'amore decantato dal leader degli Shining non è una donna ma, seppur mai menzionata direttamente nel testo, una sostanza. Nello specifico, l'eroina. È bene mettere in chiaro sin da subito, onde evitare spiacevoli malintesi, che questo articolo non ha la benché minima intenzione di promuovere alcuna pratica illegale e dannosa per sé stessi. Ciò detto, leggiamo la prima strofa:
Kom, kom, kom, kom till mig Du underbara sjukdom Slå mig sönder och samman Och tvinga mig ned på knä.
Vieni, vieni, vieni, vieni da me Tu, meravigliosa malattia. Riducimi in brandelli e rimettili insieme E costringimi giù in ginocchio.
In queste prime battute, Kvarforth pare appellarsi direttamente all'Amore e, insieme, all'amata. L’inizio riecheggia quello di un’altra celebre canzone della band, Plågoande o’ Helga Plågoande (contenuta nel precedente disco Klagopsalmer) specialmente dal punto di vista lirico. Le primissime parole di Plågoande, infatti, erano “kom, kom, kom till mig lilla vän”, ovvero “vieni, vieni, vieni da me piccolo amico”, mentre da quello musicale ci troviamo su tutt’altro pianeta: se la canzone di Klagopsalmer era denotata da un’impietosa furia, qui ci troviamo dinnanzi a riff solidi, ora caratterizzati da una profondissima malinconia, ora da una forza distruttiva simile a quella di un martello pneumatico. La descrizione che si ha dell’amore è terribilmente negativa, come di qualcosa di dannoso. Una malattia, appunto. La storia della poesia è tappezzata di opere che lo ritraggono come qualcosa di pericoloso, fonte di dolore, sin dall'antichità. Ad esempio, molto vicino a questa prima strofa -seppur con termini differenti- sembra l'antico lirico greco Archiloco, che in uno dei pochi suoi frammenti pervenutici scrive:
Δύστηνος ἔγκειμαι πόθῳ ἄψυχος, χαλεπῇσι θεῶν ὀδύνῃσιν ἕκητι πεπαρμένος δι᾽ ὀστέων
Povero me, schiacciato dalla passione, senza più vita, trafitto dagli acuti dolori che gli dèi insinuano nelle ossa.
L'amore, dunque, come sofferenza fisica, letale. Ma se Archiloco piangeva questo dolore ("Povero me"), Kvarforth lo invoca, ricerca quella sofferenza, chiama a sé quella malattia (“Kom till mig”), alla quale chiede di essere annientato ("slå mig sönder", "riducimi in brandelli") per poter stare meglio ("och samman", ovvero "e insieme": l'intero verso, volendo tradurloparola per parola, sarebbe "picchiami rotto e insieme"). L'Io poetico è totalmente sottomesso all'Amore ed al suo oggetto, che lo costringe "giù in ginocchio".
Injicera all din ondska In i min menlösa kropp Och på ett fatal sekunder Så försvinner alla bekymmer Långt, långt bort.
Inietta tutto il tuo male Nella mia squallida carne E per un istante letale Tutte le preoccupazioni svaniscono Molto, molto lontano.
In questa seconda strofa, nella quale finalmente si ha un vero indizio circa l'identità dell'amata -il cui male viene iniettato, essendo eroina- troviamo la prima grossa discrepanza tra il testo originale in svedese e la traduzione inglese proposta dallo stesso Kvarforth, il quale scrive "I'll be taking a journey far, far away", anziché "tutte le preoccupazioni spariscono", rendendo, in tal modo, assai meno forte il significato del testo. L'amore-eroina, nella versione anglofona, agisce direttamente sull'Io poetico, trasportato altrove, anziché sul peso che egli sopporta. Ma in questo modo, questo peso pare persistere, laddove in svedese il fardello delle preoccupazioni svanisce. Quanto scritto sinora evidenzia la prima grande peculiarità dell'autodistruzione proposta dal cantante: annientarsi per stare meglio. Così facendo, infatti, tutti i tormenti abbandonano la mente, lasciandola libera con il proprio dolore autoinflitto.
PARTE 2. MIN GUDOMLIGA LEDSTJÄRNA NEGATIV ("LA MIA STELLA GUIDA DIABOLICA") E si giunge ora al ritornello, cantato dall'ospite Håkan Hemlin -un cantante pop molto noto in Svezia-, che evidenzia e rafforza l'interdipendenza tra l'Io poetico e l'eroina:
För utan mig är du ingenting, är du ingenting Och utan dig är jag ingenting Men tillsammans är vi allt.
Perché senza di me non sei niente, non sei niente E senza di te non sono nulla Ma insieme siamo tutto.
Interdipendenza, dicevamo, poiché l'Io poetico ha bisogno dell'eroina -e, in generale, di autodistruggersi- per potersi sollevare dall'angoscia esistenziale. Al tempo stesso, però, l'eroina necessita del suo fruitore per poter adempiere alla propria funzione. Senza nessuno che la usi, a che serve? Questa interdipendenza è una stupenda -per quanto moralmente riprovevole, dato il suo oggetto- traduzione del pensiero ontologico-esistenziale di Martin Heidegger circa il rapporto tra l'Esserci e gli enti, gli oggetti, ovvero ob-jecta, gettati nel mondo per essere utilizzati dal Dasein. Ma forse non è questo il luogo per una riflessione di tale natura. Dopo questo primo ritornello, si prosegue nell'autoannichilimento perseguito attraverso l'uso della droga:
Skada mig, ja skada mig Du underbara sjukdom Beröva mig min frihet (Kom och) beröva mig mitt liv.
Fammi male, sì, fammi male Tu, meravigliosa malattia Privami della mia libertà (Vieni e) privami della mia vita.
Si giunge così al culmine della sofferenza lenitiva. Se nelle prime due strofe Kvarforth ha chiesto all'eroina-amore di ferirlo e di farlo soffrire, ora compie il passo successivo: prega affinché essa lo liberi definitivamente dalla propria esistenza. Ma attenzione a non cadere in errore. Esso non va frainteso come un desiderio di suicidio. Il cantante non ha alcuna intenzione di uccidersi. Quello decantato è un irrefrenabile bisogno di negatività che, infine, lo condurrà alla morte. È bene chiarire un aspetto molto spesso frainteso dai detrattori della band, e non di rado anche dagli estimatori: Niklas Kvarforth auspica la morte delle altre persone, non la propria. Dunque, sebbene chieda all'eroina e, dunque, all'intero processo autodistruttivo, di privarlo della propria esistenza, non sta affatto progettando il proprio suicidio. Questo, infatti, è un gesto che taglia di netto la vita di un individuo, mentre ciò che il mastermind svedese descrive (e segue in prima persona, in uno straordinario, quanto inquietante, esempio di radicale coerenza) è un percorso la cui fine non giunge all'improvviso, su decisione dell'individuo, ma naturalmente e lentamente: la propria morte è, per Kvarforth, qualcosa che egli vuole raggiungere, non qualcosa che vuole causare.
Ta mitt hopp, mina drömmar Mina förväntningar inför ett "vi" Och förstör dem alla samma Min gudomliga ledstjärna negativ.
Prendi la mia speranza, i miei sogni Le mie aspettative di un futuro "noi" E distruggile tutte assieme Mia divina, negativa stella guida.
Quest'ultima strofa, che precede la parte finale della canzone, presenta la seconda, grande discrepanza tra il testo svedese e la traduzione inglese proposta dal cantante, il quale traduce i due versi conclusivi con "and just fucking wreck it, my divine beacon DEATH", ovvero "e semplicemente falle a pezzi, mia guida divina MORTE". Questa traduzione, la più problematica tra le due che si discostano dall'originale, non solo annienta il lirismo poetico del quale è intrisa la strofa svedese, ma pecca anche nel rendere il testo troppo esplicito, di fatto indebolendone il contenuto -come fatto in precedenza-, gridando in faccia al lettore "MORTE". Mai, infatti, né nei versi precedenti né in quelli successivi appaiono gli attori principali del processo auto-distruttivo, i quali vengono abbozzati ricorrendo ai loro effetti ("beröva mig mitt liv") o a perifrasi ("underbara sjukdom"), rendendone, così, più inquietante la presenza, simile ad uno spettro.
PARTE 3. INGEN KÄRLEK ("NESSUN AMORE") Dopo queste fortissime strofe, irrompe nuovamente la voce di Hemlin per il ritornello, al quale fa seguito l'ultima sezione. Questa è introdotta da un lungo intermezzo nel quale un triste arpeggio di chitarra danza con un delicato flauto, con il pianoforte che, di tanto in tanto, fa capolino sulla scena con una singola, gravissima nota. E dopo questa parentesi tetra la straordinaria voce del leader degli Shining esplode:
Ingen glädje kan linkas vid dig Och ingen erövring kan jämställas med dig Inget lyckous kan jämföras med dig Och ingen kärlek kan någonsin ersätta dig.
Nessun piacere può paragonarsi a te E nessuna conquista può eguagliarti Nessuna euforia può compararsi a te E nessun amore potrà mai sostituirti.
Ecco che, infine, questa perversa dichiarazione abbatte ogni barriera ed ogni dubbio. Quello che prova per l'eroina e l'autodistruzione è un sentimento che travalica anche il più forte degli amori -ricordiamo che Kvarforth è sposato e padre. Il legame che lo unisce al proprio auto-annichilimento è qualcosa di più profondo, intimo e spirituale, come più volte affermato nella discografia degli Shining, ad esempio in Att med Kniv Göra Sig Illa (ovvero, "Farsi male con un coltello", contenuta in Livets Ändhållplats):
Born to die Cursed to life Unchain the wolf inside Let the self-destruction blossom.
Nato per morire Condannato alla vita Scatena il lupo che c'è in te Lascia fiorire l'autodistruzione.
È interessante, oltre che importante, notare che nei testi di Kvarforth tutto ciò che è collegato all'autodistruzione è altresì accostato ad immagini belle, eleganti, vitali (in Tillsammans Är Vi Allt abbiamo una dichiarazione d'amore per l'eroina; in Med ett Kniv Göra Sig Illa l'autodistruzione sboccia come un fiore), mentre la vita e tutti i sentimenti positivi che ad essa generalmente sono attribuiti vengono, invece, descritti con le più disperate ed angoscianti delle immagini. Tillsammans Är Vi Allt è la canzone che, senza dubbio alcuno, descrive con maggior efficacia cosa significhi auto-distruggersi, nella folle filosofia del leader. Questo processo implica un totale abbandono ad esso, come anche perfettamente mostrato dal buon video musicale che ha accompagnato la pubblicazione della canzone. Qui vediamo il cantante che si sta sposando con una donna prosperosa. L'ambiente è completamente immerso nel bianco e, al momento del sì fatidico, non sono fedi ad esser scambiate: una siringa è pronta su di un piccolo vassoio. Da quel momento, Kvarforth e la donna, che è la forma umana dell'eroina e di tutto il concetto di autodistruzione, si uniscono in un coito appassionato, senza freni che, col tempo, verrà ricoperto di un lago di sangue -quello dello stesso cantante- in una eccezionale unione di eros e thanatos. Il mastermind degli Shining è un'entità riprovevole ed affascinante al tempo stesso. Provocatore non per il solo gusto di provocare; poeta della fine dell'Io (ricordiamo l'inquietante verso di Claws of Perdition "sell your soul to evil; sell your soul to death"); il sacerdote della morte che in Tiden Läker Inga Sår canta "så kom nu följ min röst, till den andra sidan bron, där dyrkan utav döden är den enda sanna tro", cioè "dunque vieni ora, segui la mia voce, dall'altra parte del ponte, dove il culto della morte è l'ultima vera fede". Folle e pericoloso, Niklas Kvarforth fa di tutto per spingere il proprio ascoltatore a distruggersi, con canzoni straordinarie come la protagonista di questo articolo, che entra nelle vene e plagia la mente. Nell'immediatezza della musica si cela la sua arma letale.
In chiusura, vi lasciamo i riferimenti bibliografici dei testi principali usati come fonte per questo articolo e da cui sono state tratte le citazioni:
TITOLO: When Prozac No Longer Helps AUTORE: Niklas Kvarforth EDITORE: Indipendente N° PAGINE: 142
TITOLO: Lirici Greci: Tradotti da Poeti Italiani Contemporanei AUTORE: (a cura di) Vincenzo Guarracino EDITORE: Bompiani N° PAGINE: 707, 2 volumi
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Giusto UmoreNero...la procreazione assistita.. ..l'essere umano che diventa oggetto per soddisfare i capricci di certi adulti. |
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@No Fun: non mi riferivo espressamente ai tuoi commenti, dicevo in generale.
Trovo interessante quel che dici riguardo al "sentire" vicino determinate espressioni, ma credo che l'avvitamento in dati argomenti interessi (o meno) a prescindere. Dopodichè la "downward spiral" la porti fin dove vuoi. Resta, secondo me, una forzatura. La valenza di quelle opere era ed è indiscutibile, di ispirazione genuina in primis, elevata dalla imprescindibile cultura/formazione necessaria ai letterati del passato, in secondo luogo.
Sono fuori dal mio habitat, quando si parla di umanistica, me nel mio piccolo non vedo la compresenza di questi due fattori. |
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Ciao @Skull!! ma infatti non ho tirato fuori Goethe per fare un paragone ma per rispondere a quello che veniva detto sotto "... hanno tanta influenza sui più giovani e i più fragili..." sono accuse che vennero davvero mosse anche a Goethe all'epoca e si pensò di vietare il suo libro. Libro che comunque anche oggi ci permette di dialogare con il suo autore, al di là dei contesti e delle epoche diverse. Io Skull invece spesso mi stupisco, ogni volta che guardo o leggo o ascolto opere di altri tempi o altri luoghi, di quanto mi siano vicine, di come i loro autori parlino anche a me come agli uomini dei loro paesi e delle loro epoche. Quindi mi sembra normale che Federico citi Archiloco, anche se ovviamente Archiloco cantava versi a un pubblico ben diverso dai ragazzini di un concerto metal. Certo sono diversi il suicidio romantico e il suicidio di un impiegato che guarda i binari della metro con sguardo spento, ma poi magari leggi Anna Karenina e vedi che invece ... E se un'opera è affascinante, beh ancora maggiore sarà il rischio che abbia un forte potere persuasivo, spesso indipendente dalla volontà del suo autore. Nel male o nel bene. @UmoreNero, sono d'accordo con Bianciardi ma non toglierei i matrimoni ma solo il loro valore legale perché i matrimoni come festa a me piacciono un sacco! |
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Articolo molto interessante.
La canzone (e il suo autore) un po' meno.
Luciano Bianciardi scriveva: "La battaglia per il divorzio è una battaglia di retrovia. Occorre battersi contro il matrimonio."
Analogamente, incoraggiare il suicidio o l'autodistruzione è una perdita di tempo. Moriremo comunque.
Sarebbe meglio battersi contro la procreazione. |
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Un unico appunto, dato che il genere non è il mio e non mi interessa ascoltare il pezzo.... sul serio, il black o il glam non centrano. Quando fate certi paragoni vi rendete conto della differenza di contesto? Goethe? Certamente vissuto in un contesto diverso.... la miseria morale che conosciamo ai giorni nostri è un'altra cosa.
Il significato stesso di espressione è anni luce distante, oggi.
Lo trovo realmentre esagerato. Sembra asservire la cultura generale al proprio scopo più che utilizzarla come bussola. Ripeto che non ne faccio una questione di genere, anche perchè se proprio dovessi dire cosa vorrei sparisse domattina avrei altri generi prima del black.
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Come fa notare @Diego, non si scherza col suicidio. La cosa peggiore da fare quando qualcuno vi parla di suicidio è non prenderlo sul serio, dargli una pacca sulla spalla e farsi una risata. Invece sono richieste di aiuto che vanno ascoltate. Perché c'è un solo modo con il quale vorrà dimostrarvi che invece non scherzava, e sarà troppo tardi. Però qui non si parla di suicidio ma di autodistruzione, che secondo me è una cosa diversa ed è alla fine uno dei cliché più abusati del rock. Senza tirare fuori cose psicoanalitiche tipo pulsioni di morte di cui non so nulla, la canzone mi sembra chiara: trasformo la vita in una malattia, tolgo il futuro e la speranza dal mio orizzonte, non vivo ma non ho neanche la speranza di morire. Non c'è scritto che il tipo vuole suicidarsi anzi, vuole che la sua agonia continui perché gli piace. Non è più vita ma neanche morte. Detto così viene da dire: ok, fai un po' quel cazzo che ti pare. La canzone l'ho ascoltata, non mi piace, meglio il video e meglio ancora questo articolo. Sul discorso che certe cose "istigano" beh allora caro @duke bisognerebbe vietare i "Dolori del Giovane Werther " di Goethe, che si dice lanciò una specie di moda romantica del suicidio all'epoca. Ma parliamo di un prodotto artistico di ben altro spessore. Se poi vi fanno schifo gli Shining ok, ma in questo caso non dovreste preoccuparvi, gli effetti saranno tragici solo sulle orecchie di chi li ascolta. |
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C'è parecchia differenza tra le tematiche gore grottesche di certi gruppi brutaldeath e tematiche legate alla promozione del suicidio (molto seriose) di certi gruppi black...uno può trattare gli argomenti che vuole nei propri testi...ma giocare a fare i cinici cattivoni pro suicidio mi "suona" troppo ridicolo...e preferirei un pochino più di sincerità da parte dei "musicisti". |
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No no non intendevo quello, era una considerazione in generale sul fatto che alcune persone prendono troppo sul serio cose che non sono state concepite per esserlo.. a parte Pat dei Cannibal corpse (scherzo eh) |
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Beh dai non mi sembra ci sia stata un'escalation di suicidi di massa dopo l'ascolto di Shining come non ci sono stati serial killer ispirati dai cannibal corpse. Sono due facce della stessa medaglia |
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mmmm sì le esternazioni del Kvarforth sono davvero stupide indipendentemente dal fatto che siano o meno una trovata commerciale, però ci sono band che hanno "promosso", sia con l'immagine che con le canzoni, comportamenti negativi anche al di fuori del black metal, basta guardare il carrozzone glam. Se una persona è facilmente influenzabile, basta un libro, un film, una canzone di qualunque genere. |
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Duke, fai forse parte della redazione? |
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...hanno tanta influenza su i piu' giovani e i piu' fragili.... |
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...lisa non presti attenzione a tanti miei commenti positivi a bands come celtic frost,emperor,windir,ecc....ma se vedo che certe bands esaltano certe cose....mi fanno davvero incazzare......perché sono degli irresponsabili.....hanno tanto influenza i piu' giovani e i piu' fragili.....non essere tu superficiale......perché non si gioca sulla pelle degli altri....renditene conto...una volta per tutte.... |
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'Disadattati' molta gente lo pensa dei gruppi metal tutti...ci vogliamo mettere a quel livello? |
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Tutti i gruppi si guadagnano la pagnotta non solo quelli black..e' un lavoro fare musica, non l' avete ancora capito? Soliti discorsi per demonizzare un genere musicale del quale tu duke non ascolti nulla, non hai mai fatto un commento costruttivo su una band black metal, ce ne sono a decine anche oggi, mai detto niente. Solo il lato peggiore, riesci sempre a vedere quello e nient' altro. Sei molto superficiale...e ti fermi solo all' apparenza, non vai oltre. Segno di chiusura mentale.. |
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....bravo diego....certe bands sono composte da disadattati....che cantano di stupidaggini colossali...solo per guadagnarsi la pagnotta....tanti anni fa inizio' benton dei deicide...che disse che sarebbe morto suicida a 33 anni....pensa un po' che soggetto....fanno solo ridere... |
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I gruppi Black metal che promuovono il suicidio mi provocano ilarità. Cominciassero loro ad autoeliminarsi fisicamente...almeno diventano più credibili dinanzi le persone che ascoltano la loro immonda (edit)...e contemporaneamente chiedo umilmente scusa alla (edit). |
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Dico solo, povero Archiloco, non se lo meritava di essere tirato dentro a questo articolo o accostato a questa band. |
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io invece non ascolto black metal, ma l'articolo mi ha incuriosito e quindi ho ascoltato il pezzo. Al di là dei gusti personali e di quello che c'è dietro, devo ammettere che mi ha colpito, nel complesso pezzo molto coinvolgente |
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A prescindere da tutte le dietrologie che ci possono stare dietro, musicalmente li ho sempre trovati fastidiosi e noiosissimi. Non fanno per me, quindi tutto il resto passa in secondo piano. |
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Non ho ancora letto l'articolo ma sono già contento. Perché vedo che ci sono validi rinforzi nella masnada black; perché la sezione Cryptic Writings, che è una delle mie preferite, ultimamente è in ottima forma; perché gli Shining sono un gruppo che non ho mai approfondito e mi ci volevo mettere; perché da tempo cercavo una raccolta di lirici greci in una edizione interessante e quella citata qui mi incuriosisce parecchio. |
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