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CRYPTIC WRITINGS - # 6 - Empty Words - Death
27/12/2010 (5019 letture)
Nella sua pluridecennale battaglia ai conformismi bigotti della società, alle imposizioni materialistiche e alla moda dell’apparire, dell’arricchirsi, nascondendo sotto lo zerbino i problemi e le emozioni più profonde, l’heavy metal si è imbattuto in una band colossale, capace di trattare tematiche incredibilmente reali e drammatiche per l’anima con uno stile, musicale e lirico, davvero leggendario. Frutto del genio di un ragazzo sensibile, ingiustamente ritenuto dispotico come il grandissimo Chuck Schuldiner, i titanici Death sono stati, con tutta probabilità, la band più influente e spettacolare degli anni Novanta: musicalmente generando un death metal intricatissimo e ipertecnico dall’annichilente mood melodico, Schuldiner si è fatto profeta e poeta dello spirito umano, con testi dai contenuti estremamente toccanti, veritieri, disarmanti per le torride verità che mettono in luce a riguardo dell’essere umano. Testi che potrebbero stare in piedi in qualsiasi epoca storica, passata e presente, perché l’essenza della natura umana non è altro che questa, percepita con acume e rassegnazione dal grande Chuck e riversata in musica per costituire lo scheletro delle rassegnate schegge di verità gettate dai Death negli occhi ciechi di chi tenta di salvarsi indossando dei paraocchi. Nessuno è santo, ci siamo dentro tutti, fino al collo: ma ammettere i limiti e gli squallori del nostro genere umano, rifletterci e riconoscere non solo le nostre virtù ma anche i nostri vizi, è segno di sensibilità, onestà e umiltà. Nessuno sarà mai una persona retta e del tutto immune alle molteplici paludi nelle quali sguazziamo da sempre, ma sicuramente chi –come i Death, o tanti altri gruppi filosoficamente esistenzialisti, per non parlare poi dei loro fans e seguaci- lotta per mettere a nudo (e, nel limite del possibile, combattere) questi squallori merita un’ammirazione particolare. Empty Words, terza traccia del capolavoro Symbolic (datato 1995, il penultimo del combo americano), si apre sinistra nelle canoniche atmosfere appestate e sinistre, innervate da riff di suadente melodia, nella tipica tradizione Death, e poi accelera, sferzante, in un assolo mozzafiato, prolungato e dai risvolti melodici orgasmici intessuti con trame da capogiro.

Liricamente, la traccia parla di rapporti umani interrotti o tristemente mutuati, dopo che il tempo ha reso vane e vuote le promesse (e, soprattutto, le premesse) di un tempo; in pratica, una sintesi della relatività delle parole e, di conseguenza, dei sentimenti umani, capaci di cambiare, anche senza motivo apparente o giustificabile, nel corso del tempo. Il tempo corre in fretta, e cambia le cose, le persone, i rapporti, inesorabilmente: la fredda e desolante verità dell’uomo è quella di poter essere un assassino cinico e crudele senza neanche accorgersene, ed è quello che capita, ad esempio, quando un rapporto umano solido e duraturo inizia a perdere colpi, azzoppato dall’ingresso in scena di una nuova relazione –sia essa d’amore, d’amicizia o quant’altro- che toglie alla prima le luci dei riflettori. E allora i ‘venti del cambiamento’ soffiano via le parole e le promesse, quello che sembrava eterno diventa labile: il futuro roseo a cui si era creduto fortemente, fino a tatuarlo nella propria mente, diventa solo un’illusione, ed è difficile convincersi che possa essere così: a quel punto lasciare scorrere le cose così come esse devono andare è doloroso ma necessario, perché ormai la pagina che mai avremmo voluto girare è stata voltata da qualcun altro.

Ashes and promises share a bond
Through the winds of change
Words are blown away.
When visions that should be
Are tattooed in your mind,
The power to let go
Is sometimes hard to find


Ceneri e promesse condividono un legame
Attraverso i venti del cambiamento
Le parole vengono spazzate via.
Quando visioni, che dovrebbero restare tali,
Vengono tatuate nella tua mente,
La forza di lasciarsi andare
E' a volte difficile da trovare


Sarà capitato a tutti, di perdere una persona ‘amata’ non per propria scelta, e proprio di questo sembra parlare Schuldiner quando parla di ‘scritti di altri’ e ‘menti allenate’: a nulla servono i consigli o le esperienze di chi ci è già passato, perché la persona che ‘ama e perde’ si trova rinchiusa in un labirinto intricatissimo proiettato nel passato, e nei ricordi, stenta a convincersi che quei ricordi siano, ormai, solo tali e attende speranzosa di poterli rivivere. Ma più aspetta, invano, più il dolore lacera la sua anima.

The answer cannot be found
In the writing of others
Or the words of a trained mind
In a precious world of memories.
We find ourselves confined.
Claws so razor sharp
Ripping at the spirit


La risposta non può essere trovata
Negli scritti di altre persone
O nelle parole di una mente allenata.
In un prezioso mondo di ricordi
Ci ritroviamo confinati.
E' così che graffia l'affilato artiglio
Che lacera lo spirito


Promesse, promesse, promesse: ma cosa resta, di quelle promesse, quando chi le compie prende un’altra strada? Solo dolore. Quelle parole, capaci di dare speranza e addolcire il presente si rivelano delle profonde lacerazioni che vanno ad insanguinare l’immediato futuro. Parole vuote, semplicemente: vuotate della loro veridicità, vuotate della loro magia, spada di Damocle sulla testa di chi, ora, non riesce a smettere di ripensarci, e nella sua ingenuità ancora si chiede come possano non riflettersi ancora una volta nella realtà. Un tormento, una persecuzione che non ti abbandona finchè il tempo non fa il suo corso; ma nel frattempo, quelle parole restano il centro di tutto, continuamente analizzate e rimurginate fino alla follia, nel vano tentativo di cogliere in esse qualcosa, qualche appiglio di speranza oppure qualche sfumatura che avrebbe potuto lasciar presagire l’inevitabile conclusione.

Promises a potential to hurt
Is anything real?
When forever is to be until
Deep inside, in the world of empty words...
No escaping from those haunting empty words...
Do you ever feel it?
A craving that is so strong
To by thought rewind in order to find


Le promesse sono potenziali dolori
C'è qualcosa di reale?
Quando l'eternità sarà
Nel profondo, del mondo delle parole vuote...
Non c'è via di fuga da quelle tormentanti parole vuote...
L'hai mai provato?
Quel desiderio che è così forte
Da dover riavvolgere il pensiero per trovarlo


Ogni cosa, bella o brutta che sia, pare destinata a finire. E’ il ciclo della vita, è una verità forse angosciosa che, però, ben inquadra la natura a più facce dell’essere umano. L’aspettativa che riscaldava il sentimento poggiava su fondamenta traballanti, una ‘parola che sarebbe di valore’ ma che, a conti fatti, non è certezza fino a quando non lo diventa nella realtà: le promesse affondano le radici nel dubbio, ma ‘quando giunge il domani’ e ci rendiamo conto che davvero quel legame si è spezzato, inesorabilmente alzando gli occhi sotto un cielo di nubi ci avvediamo di essere rimasti ‘soli’, ma ancor più tragicamente scopriamo la natura umana, strisciante e camaleontica, della quale noi stessi siamo vittime e portatori.

Expectations that shined through the doubt
That soon would turn into the price
Of what a word will be worth.
When tomorrow comes
To be and we are left
Standing on our own
And seeing what is real...


Aspettative che brillavano nel dubbio
Che presto si sarebbe trasformato nel prezzo
Di ciò che varrà una parola.
Quando giunge il domani
E noi veniamo abbandonati
A restare da soli
A vedere ciò che è reale...


Essendo egoista e vittimistico, l’uomo (inteso come essere umano) ‘abbandonato’ tende a pensare di essere una pover’anima rimasta sgozzata dalla falce di persone malvagie, dalle loro ‘parole vuote’: crede di essere un giusto in mezzo ai traditori. Invece è purtroppo l’essere umano stesso a ‘lasciare ed essere lasciato’, perché ciò che viene fatto a noi, magari inconsciamente, saremo noi stessi a farlo ad altri, un domani. E’ la triste disamina di Chuck Schuldiner, che si rispecchia nei pensieri e nella quotidianità di chissà quanti di noi: un truce affresco di sangue sull’arazzo nero della vita, incomprensibile e contraddittorio schizzo che ci viene posto davanti senza delucidazioni di rito o istruzioni per l’uso. Nel mondo falso e ipocrita delle apparenze, dei programmi televisivi coloratissimi e deficienti, nel cabaret dell’avere e non dell’essere, nel quale tutti devono sembrare felici ad ogni costo, impera la natura infima e squallida di questi misteriosi esseri chiamati uomini, tanto bravi a provare emozioni e sentimenti profondi quanto letali nel saperli distruggere e ridicolizzare con le loro misere barriere mentali e la loro subdola ambizione egocentristica.



Luke
Venerdì 11 Gennaio 2013, 22.13.42
17
Canzone bellissima,dal testo vero e profondo!E articolo splendido!
The Thrasher
Mercoledì 12 Dicembre 2012, 21.07.46
16
grazie Cobray, del resto con i Death si cade sempre in piedi!
-Cobray
Mercoledì 12 Dicembre 2012, 20.48.13
15
Articolo magnifico! Canzone indescrivibile, come l'album d'altronde. Dalla prima volta in cui l'ho sentito le fortissime emozioni provate si mantengono inalterate ad ogni nuovo ascolto. Musica ad altissimi livelli!
Khaine
Giovedì 30 Dicembre 2010, 7.51.12
14
@ J.C.: ripeto, è una band molto difficile da analizzare. Però ho già preso in considerazione la tua giusta idea... dato che si può fare, si farà!
J.C.
Giovedì 30 Dicembre 2010, 0.13.13
13
Eheh, gli Arcturus sono una vera sfida, ma i testi meriterebbero davvero tanto, specialmente in The Sham Mirrors per le metafore con la società, o in alcuni brani de LMI...
Khaine
Mercoledì 29 Dicembre 2010, 16.10.18
12
Gli Opeth sono una grande band, ma analizzare un brano degli Arcturus... suona come una sfida... possiamo non accettare? Nooooooo
J.C.
Mercoledì 29 Dicembre 2010, 15.27.21
11
Complimenti per l'articolo. Questa rubrica è davvero interessantissima, i testi purtroppo sono sempre sottovalutati e ignorati, quando spesso contribuiscono (o sono una degli aspetti fondamentali) a costruire la grandezza di un brano. Nei Death poi andrebbero conosciuti tutti. Continuate così, personalmente spero in un analisi di testi presi da Arcturus e Opeth (magari da quella perla di Still Life) in futuro. Ciao!
the Thrasher
Martedì 28 Dicembre 2010, 13.57.08
10
grazie a tutti x i complimenti, ragazzi!
DevizKK(1991)
Lunedì 27 Dicembre 2010, 16.23.59
9
Articolo bellissimo!!!Be Chuck era e rimane il miglior compositore in ambito musicale...R.i.p. Chuck!
Master Of Pizza
Lunedì 27 Dicembre 2010, 16.16.20
8
P.S. complimenti per l'articolo!
Master Of Pizza
Lunedì 27 Dicembre 2010, 15.44.19
7
Che testo stupendo...Chuck è stato un vero genio,peccato che uno come lui nasca ogni morte di papa...R.I.P...e comunque Symbolic resta un album stupendo capace di attravesare gli animi delle persone come pochi..proprio come ha fatto con me!!La prima volta che lo sentii ricordo che ci rimasi proprio,feci una faccia del tipo O_O xD
Blackout
Lunedì 27 Dicembre 2010, 13.38.16
6
Grande articolo. Ricordo la prima volta che sentii Symbolic, rimasi folgorato da ciò che stava uscendo dalle casse. Empty Words mi rimase per giorni in testa, come quasi tutte le altre canzoni di quel disco che, ancora oggi, rimane il mio preferito dei Death per motivi affettivi.
metal4ever
Lunedì 27 Dicembre 2010, 13.13.08
5
Che testo.... sicuramente è uno tra i più belli che abbia mai letto, che profondità che aveva Chuck.... Bellissimo Articolo
Franky1117
Lunedì 27 Dicembre 2010, 12.52.58
4
in assoluto secondo me il pezzo più bello dei death (anche se è dura scegliere), di un'intensità spaventosa e che vale intere discografie... oserei dire che è una delle canzoni più belle che abbia mai ascoltato. Poi non avevo mai fatto caso al testo che è molto profondo e raffinato
Mika
Lunedì 27 Dicembre 2010, 11.06.34
3
Commovente e come sempre profondo e geniale il mitico Chuck. Bellissimo articolo.
Zarathustra
Lunedì 27 Dicembre 2010, 9.50.25
2
I miei complimenti. Schuldiner resta ineguagliato in genio e talento.
Ubik
Lunedì 27 Dicembre 2010, 9.41.58
1
Stupendo articolo complimentoni!! Chuck è stato un grande compositore e un grande poeta
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Chuck Schuldiner (fonte: web)
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