L’OPERA DI WEDEKIND Parlare di un album come Lulu è sempre un problema, almeno lo è se chi scrive è uno dei pochi che lo ha addirittura apprezzato. Ma non siamo qui a discutere i gusti personali. Il disco, come molti sapranno, si ispira all’opera di Frank Wedekind Lulu, formata da due diverse tragedie, rispettivamente Erdgeist (Lo Spirito della Terra) e Die Büchse der Pandora (Il Vaso di Pandora).
La prima parte dell’opera venne pubblicata nel 1895, mentre la seconda nel 1904. Frank Wedekind riuscì a creare con queste due tragedie il perfetto immaginario di ciò che noi oggi intendiamo con Femme Fatale, riuscendo a superare la definizione stessa. Le tragedie girano completamente intorno alla figura di Lulu, alla sua meschinità, alle sue voglie, ai mezzi che non si fa scrupolo di usare per raggiungere qualsiasi obbiettivo si ponga. Lulu è terribile subdola, bieca, calcolatrice e tentatrice; riesce ad adattarsi ad ogni veste, da quella di Pierrot a quella di signora altolocata ed agiata nella sua ricchezza, a quella più bassa e squallida di prostituta londinese senza nessun tipo di inibizione. Riesce a piegare al suo volere tutti gli uomini e le donne (l’opera incontrò molti problemi a causa dell’attrazione omosessuale della contessa Geshwitz nei confronti della ragazza) che incontra sulla sua via, distruggendo ogni singola fibra del loro essere. Nessuno riuscirà mai più a riprendersi dopo l’arrivo di Lulu nella propria vita. Ma cos’è che la rende così potente? Lulu è l’emblema del male; se volessimo fare una trasposizione biblica sarebbe la mela del peccato, che getterà l’uomo nell’inferno terrestre donandogli il sapere con il suo gusto così sinuoso. Lulu attrae grazie alla sua sconvolgente bellezza, alla sua apparente fragilità e bisogno di cure che ispira nel prossimo, per poi rivelarsi una vera e propria Mistress nel momento più opportuno. Eppure tutti coloro che la incontrano prima o poi comprendono la sua mostruosità ma non riescono a farne a meno, intrappolati in una spirale di piacere autolesionista che li tirerà sempre più al suo interno. Ma qual è il vero problema di Lulu? Sostanzialmente ci troviamo di fronte ad una donna nata nel tempo sbagliato, vogliosa di vivere secondo i suoi schemi e di divertirsi come preferisce, è anche la prima vittima di se stessa, estremamente sola e consapevole di ciò. Nel 1929 il regista austriaco George Wilhelm Pabst realizzò una magnifica trasposizione cinematografica dell’opera che consacrò l’attrice Louise Brooks a mostro sacro e caposaldo del cinema muto, riuscendo a sposare la veste di Lulu in modo quasi viscerale.
LOU REED E LULU Ecco, dopo questa premessa che serve a spiegare bene cosa Wedekind volesse intendere con il suo dramma andiamo ad analizzare ciò che Lou Reed fece in occasione della sua trasposizione personale dell’opera. La gestazione di Lulu esula dai vari rapporti che poi Reed decise di stabilire con i Metallica. Se infatti durante la stessa esibizione alla Rock ‘N’ Roll Hall Of Fame Lou aveva già deciso di collaborare con loro, inizialmente si trattava solo di una reincisione di pezzi dei Velvet e della carriera solista dell’artista in chiave un pochino più spinta. La sua personale versione di Lulu non venne scritta in quella occasione, ma per la rappresentazione teatrale diretta da Robert Wilson nell’Aprile del 2011. Lou scrisse interamente da solo la musica e i testi che vennero rappresentati alla Berliner Ensemble e solo successivamente, ammaliato da questo dramma, decise di incidere ciò che era già stato scritto e messo in scena in versione teatrale su disco e di chiamare i ‘Tallica per realizzarlo. Questo a sostegno del fatto che anche parlare di collaborazione con questi risulti “troppo” in quanto si limitarono a trovarsi in studio e suonare le varie tracce, decidendo al momento come inspessirle per creare un sound diverso. Lo stesso Hetfield ammise di non aver nemmeno letto i testi che Lou gli aveva fornito precedentemente per fargli comprendere la portata dell’opera che avevano davanti. I testi scritti da Reed per l’occasione si rivelano come una perfetta trasposizione in chiave moderna di ciò che Wedekind aveva affrontato agli inizi del ‘900. La crudezza, la violenza e la volgarità con cui vengono esposti rende perfettamente l’idea dello spirito incarnato da Lulu, una donna dominatrice che non si preoccupa di dire davanti al suo uomo che lo vorrebbe vedere strisciare e poi suicidarsi. Parole sfrontate, ignobili per una donna dell’epoca e che lasciano anche stupiti ma che raggiungono perfettamente l’obbiettivo.
Tra tutti questi testi saldamente ancorati all’opera e che trattano la storia di Lulu, ce n’è uno leggermente più staccato e personale, ovvero quello che troviamo in chiusura del secondo disco, Junior Dad. Nonostante possa prestarsi anche ad una traduzione parzialmente pertinente (nonostante possa risultare molto contorta) con il dramma, se ne discosta quasi totalmente, non affrontando apertamente come fatto nel resto dell’album un tema ben preciso. Si trova a metà strada tra il sogno e la realtà e non si comprende chi sia davvero a parlare, chi chieda aiuto e chi sia l’interlocutore. Possiamo vedere due parti distinte all’interno del testo che trattano (sul finale) di un sogno disilluso, mettendo il protagonista di fronte alla triste, nuda e cruda realtà, ma approfondiremo tutti questi aspetti analizzando il testo.
Would you come to me If I was half drowning An arm above the last wave
Would you come to me Would you pull me up Would the effort really hurt you Is it unfair to ask you To help pull me up
Verresti da me Se stessi affogando? Un braccio al disopra dell’ultima onda
Verresti da me? Mi aiuteresti a rialzarmi? Lo sforzo ti farebbe davvero male? Non è bello chiederti Di aiutarmi a rialzarmi
Il testo si apre con un tema che porterà avanti per quasi tutta la sua durata, ovvero questa ricerca di aiuto, tesa quasi a mettere alla prova il personaggio a cui è indirizzato tutto ciò. La frase finale della seconda strofa denota un profondo orgoglio del personaggio a cui non piace chiedere aiuto a qualcun altro, proprio in questo frangente potremmo avere due interpretazioni, ovvero che sia Lulu a chiedere aiuto, oppure sia Lou a parlare.
The window broke the silence of the matches The smoke effortlessly floating
Pull me up Would you be my lord and savior Pull me up by my hair Now would you kiss me, on my lips
Il vetro ha infranto il silenzio dei simili Il fumo fluttua senza ostacoli
Tirami su Vorresti essere il mio signore e salvatore? Tirami su per i capelli Ed ora mi baceresti, sulle labbra?
I due versi in questione sono tra quelli che potrebbero far pensare ad un’interpretazione pertinente alla storia, in quanto chi parla potrebbe essere proprio Lulu e il possibile interlocutore risulterebbe identificabile con il Dottor Schön, colui che ha davvero tolto Lulu dalla strada dandogli ricchezze ma facendola diventare l’oggetto di contesa di tutti gli uomini, strumentalizzandola come la sua amante e ciò spiegherebbe anche l’ultima richiesta del bacio sulle proprie labbra.
Burning fever burning on my forehead The brain that once was listening now Shoots out its tiresome message Won’t you pull me up
Scalding, my dead father Has the motor and he’s driving towards An island of lost souls
Una febbre ardente mi incendia la fronte Il cervello che una volta ascoltava Ora comunica i suoi messaggi a fatica Non vuoi tirarmi su?
Ardente, il mio defunto padre Ha il motore e guida verso Un’isola di anime sperdute
Il primo verso risulta essere completamente slegato dal contesto dell’opera e sembra riferirsi a Lou stesso ed alla sua vecchiaia. Infatti la seconda interpretazione che si potrebbe dare al testo tratterebbe in prima persona Lou, facendo cambiare completamente i vari significati e rivelandosi in questo senso molto personale. L’autore si mette a nudo quindi, mostrando stanchezza e ammettendo che le cose non funzionano più come un tempo, che ora è difficile anche solo comunicare. Parte che sarà ripresa i modo ancora più palese sul finale. Il secondo verso si riallaccia invece ad entrambe le possibili interpretazioni, in quanto potrebbe riferirsi allo stesso padre di Lou ed essere la frase che ci fa capire che a parlare si tratta proprio di Lulu, visto che probabilmente il suo vero padre dovrebbe essere morto, poiché Schigolch (mendicante che afferma di essere il padre di Lulu quando il Dottor Schön la toglie dalla strada) che rivendica la paternità della ragazza, si rivela in più momenti come un impostore, arrivando ad avere una storia di sesso con lei.
Sunny, a monkey then to monkey I will teach you meanness, fear and blindness No social redeeming kindness Or – oh, state of grace
Would you pull me up Would you drop the mental bullet Would you pull me by the arm up Would you still kiss my lips
Assolato, una scimmia da prendere in giro Ti insegnerò meschinità, paura e cecità Nessuna bontà sociale redentrice O – Oh, stato di grazia
Mi aiuteresti a rialzarmi? Lasceresti cadere il proiettile impazzito? Mi solleveresti per il braccio? Baceresti ancora le mie labbra?
Il primo verso della strofa fornisce un ulteriore riferimento al dramma. Chi meglio di Lulu potrebbe insegnare ad essere meschini, chi meglio di lei potrebbe instillare la paura negli uomini e renderli completamente ciechi anche di fronte alle sue più sporche azioni e perversioni? Probabilmente ciò Lou intendeva fare con questo testo è qualcosa di ancora più ampio, cioè, scrivere si un qualcosa che avesse a che fare con l’opera di Wedekind, ma che in parte fosse anche autobiografico, che parlasse di lui, del suo essere.
Hiccup, the dream is over Get the coffee, turn the lights on Say hello to junior dad The greatest disappointment Age withered him and changed him Into junior dad Psychic savagery
The greatest disappointment The greatest disappointment Age withered him and changed him Into junior dad
Singhiozzo, il sogno è finito Fai il caffè, accendi le luci Di ciao al papà minore La più grande delusione L’età lo ha avvizzito e trasformato In un padre più piccolo Una barbarie psichica
La più grande delusione La più grande delusione L’età lo ha avvizzito e trasformato In un padre più piccolo
Il verso finale del brano è quello più intimo e più sentito, potrebbe trattare benissimo del Dottor Schön, unico vero padre dell’opera (di Alwa), e di una sua presa di coscienza, di come il tempo (inteso anche come Lulu) lo avrebbe trasformato in qualcosa di avvizzito, non essendo stato nemmeno in grado di proteggere il proprio figlio che infine morirà a Londra, in una squallida soffitta, ucciso da uno dei clienti di Lulu. Questa potrebbe essere l’interpretazione letteraria: dopo il discorso della Lulu implorante il Dottor Schön riesce ad aprire gli occhi e comprendere davvero ciò che si trova davanti. Si presterebbe nonostante risulti slegata dallo scritto di Wedekind. L’altra interpretazione rintracciabile tra le righe è quella che vede Lou protagonista, lo vede chiedere aiuto ad una figura paterna che lui stesso non ha mai avuto e che per ovvi motivi non riesce a superare. In fondo abbiamo la presa di coscienza di Lou, che si rende conto di come il tempo lo abbia logorato, cambiato e avvizzito, di come sia invecchiato e di come, inevitabilmente, la fine non sia lontana. Un uomo che non si è arreso mai di fronte a nulla, né in passato e nemmeno in seguito al periodo di questo album, si è concesso, con questo brano, una piccola riflessione sull’impotenza che spesso la vita da. Su come si abbia un continuo bisogno di aiuto e su come questa spesso alla fine non restituisca altro che rughe, dolori e fatiche. Lou vede la sua immagine riflessa nello specchio, vedi tutti i suoi successi ma anche tutti i suoi fallimenti, vede cose che gli piacciono ed altre che odia, come questo avvizzimento che risulta essere “la delusione più grande”. Si pone sotto esame, senza preoccuparsi di ciò che gli altri vedono ma solamente di quello che lui sa aver affrontato e non ha paura di dire quali siano i suoi timori e delusioni, dimostrando sempre di essere un uomo con una grandissimo coraggio.
Lou Reed… un uomo geniale, schivo, sarcastico, gentile, spocchioso, arrogante, a tratti timido, sempre istrionico, un artista a 360°, che con la sua musica ha stregato intere generazioni e scritto pagine della musica e del rock mondiale.
Nonostante tutto quello che si possa pensare, i testi di questo disco risultano davvero belli, sia se messi in relazione con il dramma che presi singolarmente e questo in particolare non potrebbe essere più intimo ed intenso. È strano come si adatti perfettamente ad essere l’ultimo scritto di Lou e risulti quasi come un epitaffio finale in chiusura alla sua monolitica carriera.
|