Dovendo analizzare un singolo testo dei Queensryche la tentazione di andare sul sicuro con un qualcosa di estratto dai dischi di maggior successo della band è stata forte, ma alla fine, come mio costume, ho deciso di puntare su qualcosa di meno noto e dai più giudicato minore, ossia il testo di The Voice, un estratto dall'ultima loro fatica: American Soldier. Se musicalmente l'album in questione può essere giudicato in maniera molto varia, trovando sponda tra gli ascoltatori meno canonicamente "metallizzati" e lasciando con l'amaro in bocca quelli più oltranzisti, dal punto di vista delle liriche invece esso si pone, nella sua qualità di concept contro la guerra, come degno della massima attenzione da parte di tutti.
The Voice è il pezzo conclusivo di American Soldier, il cui sviluppo è stato elaborato non già riflettendo in solitaria sulle ragione profonde delle guerra, ma andando ad intervistare i soldati che la guerra l'hanno combattuta (non importa quale, il concept si riferisce a tutte le guerre in cui gli Americani sono rimasti a vario titolo coinvolti) vivendo in prima persona i traumi profondi che la partecipazione ad un evento bellico lascia sulla psiche, passando dall'esaltazione incosciente di Unafraid alla carneficina folle di Middle of Hell, dal trauma di Man Down! al ritorno a casa di Home Again, fino alle amare, poetiche, e purtroppo probabilmente vane riflessioni nel momento finale su cosa è accaduto e su cosa ha lasciato dentro, il tutto mediando al pubblico un punto di vista fortemente critico sulla guerra in sè -e come potrebe essere diversamente?- ed altrettanto critico verso la politica Statunitense allora governata da George W. Bush.
The Voice è il risultato di una intervista ad un soldato che ha parlato a Geoff Tate di cosa provava una volta lasciata la guerra alle spalle, ed in particolare di una voce che sembrava parlargli dall'interno, che sembrava sussurrargli qualcosa, che cercava di dirgli: "Va bene, adesso sei a casa, rilassati, è tutto passato è tutto alle spalle.". Si tratta di una canzone retta dal pathos comunicato ora in forma cruda ora in forma poetica, ed è proprio questo il pilastro su cui l'intero album si regge, un pathos dalle tinte finali apparentemente speranzose, rassicuranti, sollevanti, ma in realtà amare, amarissime, sia per la caducità della consolazione, sia per le intrinseche implicazioni psichiche che questa forma di consolazione comporta. Probabilmente si tratta solo del bisogno primario per la mente della conferma di essere sempre sè stessi, di essere sempre quelli di prima, intatti e psicologicamente integri, senza traumi post-bellici e soprattutto senza rimorsi troppo grandi da gestire senza scompensi, che io posso solo provare ad immaginare, e che umanamente posso comprendere e provare a decodificare, cosciente del fatto che solo chi è stato attore dei fatti in prima persona può descrivere parte -solo parte- di ciò che prova, dato che quella voce provvede ad allontanare ed a confondere i ricordi, unico modo per la psiche di conservare un briciolo di integrità, confinando la realtà dell'accaduto in una dimensione quanto più limbica possibile, sfumata nei contorni, perchè il suo ricordo nudo e crudo sarebbe semplicemente insostenibile, specialmente nel momento finale.
Am I still alive?
I think I've got it right.
I'm, I'm made of light.
Before I leave and go away,
I have some things that I must say
Before I am gone.
Sono ancora vivo?
Penso di aver capito
Io, io sono fatto di luce.
Prima di lasciarvi ed andare via
ci sono alcune cose che devo dire
prima che me ne sia andato.
Dapprima lo stupore, quasi l'incertezza sul proprio essere ancora in vita. Poi una lenta presa di coscienza in un attimo sospeso, incerto tra l'appartenere ancora a questo mondo e la voglia, la necessità di andare, appartenendo di fatto ad un altro. Tuttavia -nell'uno e nell'altro caso- l'insopprimibile istinto di lasciare qualcosa, un messaggio, un'impressione, un testamento.
Finally now I see,
there's so much inside of me.
Is everyone innocent?
The blood on the ground is almost dry
I'll take this chance, I'll try...
I'll try to tell you...
There's so many possibilities,
that I'm just starting to see.
Finalmente adesso vedo
che c'è così tanto dentro di me.
Sono tutti innocenti?
Il sangue sul terreno è quasi asciutto
Sfrutterò questa occasione, io proverò...
proverò a raccontarti...
ci sono così tante possibilità,
che ho appena cominciato a vedere.
La nebbia mentale si dissolve, e tutto ciò che gli eventi hanno confinato nelle parti più profonde ed irragiungibili dell'Id, adesso può sgorgare fuori. Amara è la presa di coscienza del fatto che qualunque sia il proprio grado di partecipazione e di convolgimento nelle cose, nessuno può chiamarsi fuori dalle proprie responsabilità. Il tempo che rimane è sempre meno, e le cose da dire molte.
It's like the poets that have always said,
when life is hanging from a thread...
you can hear that voice in your head.
And now my heart's done bleeding,
but I've just started seeing.
I feel my courage match the tide
as I see the other side
E' come quei poeti che hanno sempre detto
che quando la vita è appesa ad un filo...
puoi sentire quella voce nella tua testa.
Ed ora il mio cuore comincia a sanguinare
ma ho appena cominciato a vedere
sento il mio coraggio che si oppone alla corrente,
mentre guardo l'altra sponda.
Quando tutto sembra finire, o quando gli eventi ti portano ad un climax emozionale che la mente non è più in grado di gestire a pena della follia, una voce interna ti parla, ti rassicura, ti calma. E proprio nel momento più duro, le proprie risorse interne ti rendono forte come mai prima
When will we hear this voice all the time?
Just like a child in mother's arms,
I know I'm warm and safe, no harm
from whatever comes from now on.
Quando sentiremo questa voce tutto il tempo?
proprio come un bambino nella braccia della madre
so che sono al caldo ed al sicuro, al riparo
da qualsiasi cosa possa succedere d'ora in poi.
Quando questa spinta consolatrice interna potrà essere udita in ogni momento in cui le scelte di pochi decidano le vite di molti? Voce dall'esterno? Dio? O molto più probabilmente solo la necessità della psiche di fornire un modo per calmare la tempesta interna che rischia di distruggere la mente. L'immagine del luogo più sicuro per un bambino che si sovrappone a quella di un soldato ormai fisicamente, ed ancor più psichicamente inerme, proprio come un bambino, rende il momento finale quasi dolce nella sua ineluttabilità.
Non so fino a che punto io sia rimasto fedele allo spirito originale dello scritto, ma credo che per ogni opera artistica -non importa se letteraria o di altra natura- un certo margine interpretativo sia sempre cosa buona e giusta, dato che è prerogativa propria dell'arte in ogni sua forma, parlare al singolo individuo dandogli un messaggio universale da rielaborare in forma personale prima di renderlo al mondo, e ciò è valido in modo ancor più profondo per tutto ciò che è attinente alla musica, la forma d'arte che più in profondità e più velocemente raggiunge la mente umana. Ciò che è certo è che ancora una volta l'accostamento tra metal (per quanto con i Queensryche questo sia forse da intendere in senso lato) e becera ignoranza che dall'esterno amano fare, viene ancora una volta clamorosamente smentito.
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