PARTE 1. PAPAGANDA.
Il modo migliore e più efficace per diffondere un messaggio è renderlo accessibile: sembra essere proprio questo il pensiero che si cela alla base della musica dei Ghost. Tra i fenomeni di maggior rilievo della scena rock e metal dell’ultimo decennio, la band svedese ha goduto di un’esplosione di popolarità globale. Merito sicuramente delle qualità degli ignoti musicisti che la compongono e l’hanno composta (i Nameless Ghouls), in grado di scrivere brani accattivanti ed estremamente catchy, e merito anche -se non soprattutto- del carisma dirompente del leader Tobias Forge. È quest’ultimo, forse, la chiave che ha aperto i palcoscenici e gli studi televisivi di tutto il mondo ad una band di chiara matrice satanista -sia pure solo per scherzo-: storica è la performance dei nostri al “Late Show With Stephen Colbert”, così come memorabili sono le loro apparizioni in programmi europei e statunitensi. Forge, infatti, non ha solo arruolato musicisti per fondare un gruppo ma ha trasformato questo progetto in un vero e proprio romanzo vivente. Col volto celato da una maschera, il mastermind ha saputo creare una lore appassionante attorno al personaggio -ai personaggi- che interpreta. La figura di Papa Emeritus è ipnotica e la storia della successione nel ruolo di capo del Culto è stata in grado di raccogliere milioni di fan in giro per il globo terracqueo, grazie anche ad un approccio multimediale alla narrazione: non solo, infatti, i concerti sono il luogo in cui un Papa lascia il posto al successivo (ad oggi siamo arrivati a Papa Emeritus IV, in attesa del primo LP da lui guidato) ma anche il canale Youtube della band riveste un ruolo fondamentale nella costruzione dell’universo narrativo dei Ghost. Grazie a questa natura così accessibile della musica proposta, i Papi Emeriti, coadiuvati dai fidi Nameless Ghouls, conducono la propria opera di propaganda luciferina o, per mutuare il titolo di una mini web series sulla figura di Papa Emeritus II, di “papaganda”, che usa le armi delle melodie accattivanti e delle lyrics immediate per plagiare le menti del pubblico e convertirlo al Culto. Tra le canzoni che meglio incarnano questo spirito c’è quella che è valsa la vittoria del Grammy Award per la miglior interpretazione metal nel 2016: Cirice, contenuta in Meliora e protagonista di questa nuova puntata di Cryptic Writings.
PARTE 2. SENTI IL ROMBO?
“Cirice” è il vocabolo che in antico Inglese indicava la Chiesa e dal quale deriva l’odierno “church” e deriva dal termine proto-Germanico occidentale *kirikā, a sua volta derivato dal Greco Bizantino κυριακόν δόμα (kyriakòn doma, la casa del Signore). Ciò ci consente di definire il contesto tematico dell’omonimo brano dei Ghost: quello che sembra essere una power ballad romantica e sdolcinata è invece un vero e proprio discorso “papagandistico”. L’Io poetico, infatti, è lo stesso Papa Emeritus III che si rivolge ad un tremolante ascoltatore e cerca di accoglierlo tra le proprie braccia. L’intro è affidato ad un arpeggio sinistro di chitarra, che si muove sinuoso tra il canale destro e quello sinistro, circondando in modo minaccioso l’ascoltatore. Un crescendo lento che esplode in un ensemble dal sapore doom di tutti i componenti della band, che traducono nel linguaggio dei Black Sabbath l’arpeggio iniziale. Il riff attorno al quale si svilupperà l’intero pezzo ha sangue nero e malvagio che scorre in vene hard rock.
I feel your presence amongst us you cannot hide in the darkness Can you hear the rumble? Can you hear the rumble that’s calling?
Percepisco la tua presenza tra di noi, non puoi nasconderti nell’oscurità. Senti il rombo? Senti il rombo che ti chiama?
Siamo dei miseri mortali, spaventati dall’esistenza, incerti e cerchiamo rifugio sottraendoci alla vista. Viviamo nascosti ma in cuor nostro speriamo in qualcuno che ci tenda la mano: la nostra presenza è percepibile, ci nascondiamo ma non fino in fondo. Papa Emeritus III ci accoglie, prova ad aprirci gli occhi: sentiamo il rombo? Sentiamo la chiamata? I due ultimi versi che chiudono la strofa e che torneranno più volte nel corso della canzone sembrano quasi essere una rielaborazione del salmo responsoriale che ha luogo dopo la Prima Lettura durante la liturgia eucaristica: Cirice vuole essere una sorta di negativo della conversione sulla strada per Damasco di S. Paolo e dell’intero sistema ritualistico cattolico. Abbiamo così una sensazione confortevole di familiarità. Muoviamo un passo verso la figura maestosa del Papa.
I know your soul is not tainted even though you’ve been told so. Can you hear the rumble? Can you the rumble that’s calling?
So che la tua anima non è macchiata anche se ti è stato detto così. Senti il rombo? Senti il rombo che ti chiama?
Il capo del Culto pronuncia parole affettuose nei nostri confronti. Provenienti da una tradizione di auto-colpevolizzazione che affonda le proprie radici nel mito del Peccato Originale, abbiamo l’animo piegato sotto il peso di questo fardello.
I can feel the thunder that’s breaking in your heart I can see through the scars inside you I can feel the thunder that’s breaking in your heart I can see through the scars inside you
Posso sentire il tuono che ti squarcia il cuore Posso vedere attraverso le tue cicatrici interne Posso sentire il fulmine che ti squarcia il cuore Posso vedere attraverso le tue cicatrici interne
Il ritornello è commovente, intenso. Il riff si trasforma, i suoi spigoli si smussano a favore di una melodia più delicata. Possiamo sentire lo sguardo compassionevole di Papa Emeritus III fondersi con il nostro e penetrare nel nostro animo. Muoviamo un altro passo verso di lui, un passo verso la conversione al Culto.
PARTE 2. PERDUTO.
Se tutta la prima metà del testo è stato un processo di avvicinamento tra l’Io poetico e l’Io lettore, ovvero tra cantante ed ascoltatore, tra Papa Emeritus III e misero umano, una sorta di flirt spirituale, la seconda parte è invece l’affondo decisivo, il momento in cui il nostro interlocutore forza la nostra conversione.
A candle casting a faint glow, you and I see eye to eye. Can you hear the thunder? How can you hear the thunder that’s breaking?
Una candela che emana una luce flebile, tu ed io ci guardiamo dritti negli occhi. Senti il fulmine? Come puoi sentire il fulmine che fa irruzione?
Di nuovo, sono la vista e l’udito a dominare la scena. La conversione al Culto è un fatto prima di tutto sensuale, spirituale solo in seconda battuta. La nostra fragilità è sottolineata dal primo di questi quattro versi: siamo una candela dalla fiamma debole, motivo per il quale la nostra presenza, a inizio canzone, era solo percepita e non effettivamente vista (Papa Emeritus III ha detto “I feel your presence amongst us”, non qualcosa come “I can see you’re amongst us”). Ora, però, lo sguardo del nostro interlocutore incontra finalmente il nostro, ormai siamo entrati in una comunione visiva. Anche l’udito, come anticipato, ha un ruolo fondamentale e se, in precedenza, ci veniva chiesto se sentissimo il rombo, un suono distante ed indefinito, ora questo rumore lontano è chiaro, è il fulmine del ritornello, l’abbaglio di San Paolo. E la domanda si trasforma, perché si trasforma la nostra percezione sensoriale: “come puoi sentire il fulmine”? Non ci chiede più se sentiamo ma come sia possibile che sentiamo: perché ora noi sentiamo.
Now there is nothing between us, from now our merge is eternal. Can’t you see that you’re lost? Can’t you see that you’re lost without me?
Ora non c’è più nulla a dividerci, da questo momento la nostra unione è eterna. Non vedi che sei perduto? Non vedi che sei perduto senza di me?
È fatta: la nostra conversione è ultimata. Siamo parte della Chiesa dei Ghost, siamo tutt’uno con il Culto, con Papa Emeritus III. Il solido riff di chitarra si spegne, tutto tace. Solo la sua voce delicata ci pone davanti al nostro bisogno spirituale, all’urgenza della sua guida. Senza di lui siamo persi. Il ritornello si ripete, come a consolidare l’unione tra noi e Papa. Un breve bridge ci introduce dunque alla sezione degli assoli: la chitarra si lascia trasportare dall’emozione, con le sue note calde dal retrogusto blues, mentre la tastiera dona all’ascoltatore qualche secondo di destrezza tecnica. La voce di Papa Emeritus III riconquista la scena ribadendo l’ultima domanda postaci e, quindi, proiettando nuovamente su di noi la sua importanza: senza di lui siamo persi. Ci avviciniamo così alla conclusione del brano, la cui ultima sezione è un ripetere insistito del ritornello, celebrazione della nostra definitiva adesione al Culto. Oramai non possiamo che abbracciarne il leader: ora possiamo rispondere alla chiamata di Square Hammer; ora siamo pronti a schierarci proprio qui, proprio ora, davanti al Diavolo.
|