Una delle canzoni più iconiche di Alice Cooper è sicuramente Ballad of Dwight Fry. Quando il progetto era ancora una band a tutti gli effetti, dopo il periodo psichedelico influenzato principalmente dal loro mentore Frank Zappa, il produttore Bob Ezrin riuscì a tirare fuori dai musicisti il loro primo capolavoro portandoli a Detroit e motivandoli a sfruttare al massimo le loro potenzialità. Il risultato fu Love It to Death che contiene perle come Caught in a Dream e I’m Eighteen e in cui c’è spazio anche per folli trovate che strizzano l’occhio all’occulto e all’horror come Black Juju e, appunto, Ballad of Dwight Fry. Questa canzone, perlomeno nel titolo, nasce proprio come citazione all’horror più classico, quello della Universal, con Bela Lugosi sotto al mantello di Dracula e Boris Karloff nei panni di Frankenstein. Dwight Frye è appunto l’attore che interpretò Renfield nel film diretto da Tod Browning nel 1931 sul tenebroso Conte della Transilvania e il gobbo assistente dello scienziato pazzo nel primo Frankenstein di James Whale, comparendo poi con altri ruoli nel seguito La moglie di Frankenstein e in altri film della saga oltre a partecipare a tanti film horror dell’epoca. Frye si specializzò nell’interpretare malati di mente e folli ed essendo la canzone degli Alice Cooper incentrata proprio su questo tema, l’omaggio all’attore è più che azzeccato. Inoltre, quando il pezzo viene proposto dal vivo il cantante compare con una camicia di forza a tenergli le braccia ferme come se fosse un pericoloso paziente di un manicomio. Nel classico di Cooper e soci il nome dell’attore viene storpiato tagliando la “e” dal cognome collegando così il personaggio da loro creato per la canzone ad un citazionismo che si rifà al cinema anni ’30 e ad un suo importante interprete senza però utilizzarne il nome originale. Nell’introduzione la dolce melodia del pianoforte viene suonata dal produttore Bob Ezrin. Mommy, where's daddy? He's been gone for so long Do you think he'll ever come home? Mamma, dov’è papà? È andato via da tanto tempo Pensi che ritornerà mai a casa?
Dopo questa particolare intro, su cui si aggiunge al pianoforte la voce di un’amica della band di nome Monica Lauer che si finge bambina (in realtà aveva circa vent’anni ai tempi) e che recita queste parole interpretando una figlia che chiede alla madre dove sia finito il padre e se mai tornerà a casa, ecco Alice Cooper entrare nel pezzo interpretando appunto il padre della bambina, cioè questo fantomatico Dwight Fry:
I was gone for fourteen days I could've been gone for more Held up in the intensive care ward Lyin' on the floor I was gone for all those days But I was not all alone I made friends with a lot of people In the danger zone Ero andato via per quattordici giorni Ma sarei potuto stare via anche di più Trattenuto in un reparto di terapia intensiva Steso sul pavimento Me ne ero andato via per tutti questi giorni Ma non ero del tutto solo Ho fatto amicizia con molte persone Nella zona pericolosa
Cooper rivela con una voce inizialmente spenta e triste che Fry è stato via per due settimane, ma che sarebbe potuto stare via per un periodo di tempo ancora più lungo. Si trovava in un reparto di terapia intensiva e lascia intendere che in questo luogo non era solo in quanto si trovavano altri pazienti con cui fece amicizia. Ecco poi esplodere il ritornello che è la summa di tutto il testo e delle emozioni contrastanti che trasmette la canzone, cupa e sinistra ma anche dolce e melodica:
See my lonely life unfold I see it every day See my only mind explode Since I've gone away Vedo svolgersi la mia vita solitaria Lo vedo ogni giorno Vedo la mia sola mente esplodere Finché non me ne sono andato via
Nella monotonia della propria esistenza Dwight vede la sua vita scivolare via e il tutto si svolge in modo da portarlo a impazzire. La seconda strofa ci riporta ai giorni passati in clinica:
I think I lost some weight there And I, I'm sure I need some rest Sleeping don't come very easy In a straight white vest Sure like to see that little children She's only four years old, old I'd give her back all of her play things Even, even the ones I stole Mi sembra di aver perso peso là E sono sicuro di aver bisogno di riposare Il sonno non mi viene facilmente Con questa veste bianca Di sicuro mi piace vedere quei bambini Lei ha solo quattro anni Le darei indietro tutti i suoi giochi Anche quelli che ho rubato
Fry nella sua condizione ha perso peso e non è stato in grado di dormire un sonno tranquillo, anche per via della camicia di forza che indossa. Dice poi di voler rivedere i bambini, tra cui una in particolare di quattro anni che potrebbe anche essere sua figlia, la bimba che chiede di lui a inizio canzone e rivela anche di averle rubato dei giochi. Musicalmente è molto interessante questa seconda strofa perché Cooper adotta un cantato con uno stile simile ad un bizzarro crooning, in cui balbetta alcune parole. Si ripete poi il ritornello, questa volta con una piccola variazione che rivela un punto importante che finora Fry aveva omesso dalla sua narrazione, che tuttavia traspariva chiaramente all’ascoltatore:
See my lonely life unfold I see it everyday See my lonely mind explode When I've gone insane Vedo svolgersi la mia vita solitaria Lo vedo ogni giorno Vedo la mia mente solitaria esplodere Da quando sono impazzito
Questa volta Dwight ammette apertamente di essere impazzito e a questo segue un momento che si riallaccia ad un tempo più calmo che dà spazio ad un’atmosfera più evocativa, su cui il cantante inizia a ripetere ossessivamente di voler fuggire, riprendendo anche a balbettare come nello stile fuoriuscito dalla seconda strofa.
I wanna get outta here I wanna get outta here I, I've gotta, I've gotta get outta here I, I gotta get out of here I, I gotta get outta here, I gotta get outta here, I gotta get outta here I gotta get out of here Ya gotta let me out, I gotta Let me, I gotta I gotta get out, I gotta Let me out, I gotta I gotta get outta here I gotta get outta here I gotta get outta here, I gotta get outta here, I gotta get outta here Voglio uscire da qui Voglio uscire da qui Devo andarmene da qui Devo andarmene da qui Devo andarmene, andarmene, andarmene da qui Devo andarmene da qui Voi dovete farmi uscire fuori Lasciatemi, io devo Io devo uscire, devo Lasciatemi uscire, devo farlo Io uscirò da qui Io uscirò da qui Me ne andrò, me ne andrò, me andrò da qui
La precedente rivelazione in cui Fry ha ammesso di essere impazzito e il fatto che adesso implori per poter uscire e andarsene in un certo senso ribalta quanto la canzone aveva detto fino a quel momento. I quattordici giorni di Fry in terapia, che forse sono pure di più, che cosa sono in realtà? Ha parlato anche di una camicia di forza in precedenza e di altre persone con cui aveva fatto amicizia, non è forse possibile che si tratti di un folle che ha immaginato nella sua testa di avere una famiglia ed è in realtà ospite di un manicomio da molto più tempo di quanto possa ricordare? D’altronde il ritornello parla anche di una vita spesa nella solitudine, lasciando intendere anche questo come causa della condizione di Fry. Avvolta sempre più nel mistero la canzone continua con un altro ritornello con una nuova variazione: See my lonely life unfold I see it everyday See my only mind explode Blow up in my face Vedo svolgersi la mia vita solitaria Lo vedo ogni giorno Vedo la mia sola mente esplodere Scoppiando sul mio volto
Cooper per parlare del crollo psicologico di Fry usa una metafora interessante che riesce anche a collegarsi con la musica. Afferma di aver sentito la sua mente esplodere e proprio dopo aver detto che l’esplosione gli scoppia in faccia, ecco che nella canzone viene aggiunto proprio un effetto sonoro che rappresenta questa deflagrazione. La musica riprende poi il suo corso calmo e più evocativo e Cooper inizia a cantare l’ultima strofa:
I grabbed my hat and I got my coat And I, I ran into the street I saw a man that was choking there I guess he couldn't breathe Said to myself this is very strange I'm glad it wasn't me But now I hear those sirens callin' And so I am not free (I didn't wanna be) (I didn't wanna be) (I didn't wanna be) Ho preso il cappello e il cappotto E sono corso per strada Ho visto un uomo che stava soffocando Credo che non riuscisse a respirare Mi sono detto che era molto strano Sono contento di non essere stato io Ma adesso sento delle sirene E quindi non sono libero (Non volevo esserlo) (Non volevo esserlo) (Non volevo esserlo)
Fry ha preso il suo cappello e il cappotto, poi è corso per strada dove ha assistito ad una scena a dir poco assurda, vedendo un uomo che stava soffocando e rallegrandosi di non essere lui al suo posto. Sente poi delle sirene avvicinarsi e capisce che stanno venendo a prenderlo e che non sarà mai libero e con urla che si fanno sempre più convulse dice che non voleva andarsene e non desiderava essere libero. Che cos’è successo in realtà? A questo punto la spiegazione più plausibile è che Fry dopo quelle due settimane di ricovero abbia veramente perso la testa e siano venuti a prenderlo per portarlo via definitivamente, magari dopo che ha commesso un omicidio senza neanche rendersene conto. Si aprono però nuovamente interrogativi sulla storia di Fry: è evidente che le sirene sono quelle dei mezzi di un manicomio (o delle forze dell’ordine?) che stanno andando a prendere Dwight e quindi viene da chiedersi di nuovo se la bambina all’inizio, la madre a cui rivolge la domanda e quei quattordici giorni di reclusione prima di tornare alla libertà non siano in realtà tutta un’invenzione della sua folle mente. E le bambole rubate? I bambini? È impazzito definitivamente o è sempre stato pazzo? Questa ultima strofa si ricollega immediatamente al ritornello allacciando le urla di sottofondo ai versi del chorus, tagliandone però una parte per mettere in risalto le grida di Fry che viene portato via:
See my lonely life unfold (I didn't wanna be) (I didn't wanna be) (Leave me alone, I didn't wanna be) (Don't touch me!) See my lonely mind explode When I've gone insane Vedo svolgersi la mia vita solitaria (Non volevo esserlo) (Non volevo esserlo) (Lasciatemi solo, non volevo esserlo) (Non toccatemi!) Vedo la mia mente solitaria esplodere Da quando sono impazzito
La canzone è, come detto, una delle più famose e apprezzate di Cooper, con tanto di costumi di scena a tema per le esibizioni dal vivo e un’apparizione in Dark Shadows di Tim Burton. Nel film del 2012 in cui come protagonista troviamo Johnny Depp che collaborerà negli anni successivi con Cooper nel progetto Hollywood Vampires, ci sono diverse citazioni ad Alice Cooper e alla sua band di allora, che per il suo nome d’arte femminile viene definito dal personaggio di Johnny Depp come “la donna più orrenda che abbia mai visto”. La canzone si lega perfettamente alle atmosfere del film e si può vedere un Alice Cooper ringiovanito apposta per apparire come era a inizio anni ’70 cantarla con tanto di camicia di forza. Ballad of Dwight Fry è ormai un classico che collega musica rock e citazionismo e omaggi al cinema horror ad un tema oscuro e crudo come la follia e le malattie mentali. Un pezzo che si può sempre ascoltare con piacere soprattutto per quelli che amano il periodo in cui gli Alice Cooper erano ancora una band.
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