Ah, distinctly I remember it was in the bleak December
and each separate dyining ember wrought its ghost upon the floor.
Eagerly I wish the morrow – vainly I had sought to borrow
from my books surcease of sorrow – sorrow for the lost Lenore -
for the rare and radiant maiden whom the angels name Lenore -
Nameless here for evermore.
Ah, distintamente ricordo che si era in un desolato dicembre
e che ogni stizzo morente disegnava dal camino un suo spettro sul pavimento.
Desideravo ansioso il mattino – giacché invano avevo chiesto
ai miei libri di lenire il dolore – il dolore per la perduta Lenore -
per la rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Lenore -
ma che qui non avrà un nome mai più.
Sono le struggenti parole di un amante che ha appena perso la sua amata, soprattutto sono anche alcuni versi di uno dei più famosi poemetti di Edgar Allan Poe, l'autore che ha alimentato l'immaginario comune di diverse generazioni con le sue ambientazioni oscure e i suoi racconti ricchi di suspance, l'uomo che ha passato la sua esistenza ossessionato proprio come quei personaggi da lui stesso ritratti nelle loro manie e che forse erano soprattutto un riflesso di se stesso più che pura fantasia. Ammirato da Baudelaire e da Wilde, ma non solo, è anche lo scrittore da cui molte band hanno preso ispirazione, e proprio uno dei gruppi che è annoverato tra i modelli del gothic non si è lasciato sfuggire l'occasione di attingere da quelle celebri atmosfere decadenti e malinconiche che Poe prima di tutti era riuscito a creare. Stiamo parlando dei Tristania, il gruppo norvegese che con il suo primo esperimento in studio, Widow's Weeds (che neanche a dirlo in epoca vittoriana era la tenuta comportamentale che si doveva seguire nel periodo successivo ad un lutto), si è cimentato in un'interpretazione personale del capolavoro poetico di Poe Il Corvo, non è infatti un caso che una della canzoni più coinvolgenti dell'album porti come titolo proprio un verso di questa poesia, se ancora non l'avete capito ci stiamo riferendo proprio a My Lost Lenore.
La Lenore di cui stiamo parlando prende vita, o meglio viene raffigurata ormai scomparsa, in Lenore, una breve poesia composta da Poe qualche anno prima di The Raven, ma è poi in questo componimento che la ragazza “ritorna” come perno del discorso tra l'uomo ancora tormentato per la perdita della fanciulla e il famigerato corvo che continua a rispondere con quell'angoscioso e implacabile “Nevermore” spazzando via ogni illusione ancora viva nel ragazzo. La stessa atmosfera mesta e oscura viene abilmente messa in musica dal gruppo capitanato da Morten Veland, band che forse l'autore statunitense, se fosse vissuto ai giorni nostri, avrebbe messo come sottofondo nei momenti di solitudine intento a scrivere l'ennesimo capolavoro, ma ora ecco a voi un'interpretazione di My Lost Lenore.
Il brano sembra aprirsi già nel pieno dell'azione: un piano implacabile incalza con un ossessivo ostinato, le chitarre ronzanti creano attesa, fin dall'inizio viene espresso tutto il tormento per la perdita dell'amata Lenore, ma subito dopo la melodia si fa più quieta e inizia a farsi strada il dolce cantato di Vibeke Stene che compare quasi come un angelo, la sua voce e il sussurrato si uniscono presentando la scena poeticamente: nessuna promessa fatta tra i due amanti potrà più avere un seguito, lui non potrà più vedere i suoi occhi neri e nemmeno la sua bellezza, l'unica possibilità che gli resta è quella di coprire con le sue lacrime quelle della ragazza.
For thy promise bewailed By her raveneyes By her beauty and a scarlet sunrise May thy river bury her silvertears A fallen angel enshrined in moonlit seas
Per la tua promessa tormentata dai suoi occhi corvini dalla sua bellezza e un'alba scarlatta possa il tuo fiume seppellire le sue lacrime d'argento un angelo caduto custodito nei mari illuminati dalla luna
Ma appare la presenza angelica, ma non per questo meno penetrante, di Lenore, la sua vita ormai l'ha abbandonata, le tenebre iniziano a scendere inesorabilmente sulla sua essenza, i venti freddi e taglienti di un inverno inoltrato sembrano sollevare la sua anima e portarla via per sempre, nonostante tutto le sue braccia sono ancora protese nell'atto di abbracciare il suo amato.
Leaving vitality So serene breeds my darkness Entreating winterwinds Though I leave... I embrace thee
La vitalità che sta svanendo alimenta così serena le mie tenebre supplicanti venti invernali sebbene io parta... ti abbraccio
In un crescendo compare tutto lo struggimento del protagonista maschile di questo dramma, la sua voce è quasi sfigurata dal dolore e nella notte d'inverno l'unica cosa da fare è cercare conforto nel proprio strazio, poiché è l'unico posto dove può ancora ritrovare la sua amata, ormai ogni punto di riferimento è perso e così vaga per quel sentiero che è la vita che sembra però farsi sempre più stretta e soffocante.
Winternight Conceal thy precious angellore I secrete my soul Under thy wings of sorrow Dark I embrace thy eyes Wander lost on life's narrow path I reveal my heart To this beauty dressed in dark
Notte d'inverno conserva la tua preziosa natura angelica Io celo la mia anima sotto le tue ali di dolore
Fosco abbraccio i tuoi occhi errando perduto sullo stretto sentiero della vita Io svelo il mio cuore a questa bellezza vestita di nero
Nuovamente l'aria sembra sospendersi, le ombre si allungano con grazia mentre scende la sera, come in una gelida notte invernale in cui anche l'aria sembra fermarsi, ritorna la dolce voce dell'amata che si unisce al bisbiglio, ma è il momento in cui definitivamente sembra spezzarsi quel legame che ancora univa nel mondo terreno i due amanti, la luna infatti sorgerà, ma in assenza dell'amata.
When my shadows devotedly cast My moon will rise with lost
Quando le mie ombre si stenderanno la mia luna sorgerà con questa perdita
Dancing heart I mourn My lost desire dancing heart I mourn
rape the soul forever
Soffro per il cuore vacillante Il mio desiderio perduto Soffro per il cuore vacillante
Violenta l'anima per sempre
La notte però trascorre insonne, nessun balsamo può lenire l'anima dalla dolorosa assenza, nemmeno la dolce brezza estiva, che sembra soltanto un lontano ricordo confinato nei giorni felici, i suoi occhi finalmente si chiudono proprio quando inizia ad albeggiare.
Grieving raveneyes Falls asleep with the sunrise Delightful midsummer breeze
Though I leave... I await thee
Tristi occhi corvini Si addormenta col levarsi del sole Piacevole brezza estiva
Sebbene io parta... io ti attendo
Ritorna però con tutta la sua prepotenza la melodia tormentata del piano e il cantato di Veland, è così riaffermata l'assenza di ogni via d'uscita da questa triste situazione, ma lo struggimento raggiunge il suo apice: le due voci si incontrano in un duetto che anziché affermare la vicinanza dei due spiriti sembra confermare ulteriormente la loro lontananza, l'unica necessità è che tutto il dolore cessi dopo una nottata in cui il desiderio inappagato non ha trovato pace, la speranza di risollevare l'animo dolorante del giovane è posta nel futuro.
Grant me thy last midsummer breeze May thou ascend from endless sleep … my desire
Dance me above thy moonlit seas Glance yarningly into the deep
A cold and weary night
Concedimi la tua ultima brezza estiva possa tu sollevarti dal mio sonno senza fine Mio desiderio guidami sui tuoi mari illuminati dalla luna getta uno sguardo avido nel profondo una notte fredda e sfiaccante
L'ultimo ritornello sembra sancire l'impossibilità della ripresa del giovane dalla morte dell'amata, nessuna brezza estiva potrà portare calore nel suo cuore ormai votato alla freddezza, incatenato all'esistenza terrena il ragazzo non può ancora raggiungere l'amata nell'aldilà e tutto ciò che gli rimane è crogiolarsi nella tristezza e nel ricordo della sua Lenore.
Winternight Descending me like flakes of snow I embrace the cold For life that morrows Dark I embrace thy heart Wanderer lost beyond veils of dawn I conceal thy loss enthralled in life yet still I mourn My lost Lenore
Notte d'inverno discendendo su di me come fiocchi di neve abbraccio il freddo per una vita che sta raggiungendo l'alba fosco io abbraccio il tuo cuore errabondo perduto oltre i veli dell'aurora conservo la tua perdita ancora incatenato alla vita soffro mia perduta Lenore
La “lost Lenore” sembra dissolversi ancora di più, sono infatti quelle note acutissime di piano lasciate morire pian piano e che riprendono il tema dell'intero brano ad apparire come l'ultimo segnale dello spirito dell'amata, che nonostante tutto continua pur sempre ad aleggiare, se non nello spazio fisico, almeno in quello del cuore dell'amante, quasi a voler riaffermare che il contatto tra i due ormai non potrà più essere concreto, ma soltanto spirituale.
Poe ricordava ne La filosofia della composizione che Quando essa, la Morte, si allea più strettamente con la bellezza. La morte quindi di una bella donna è indiscutibilmente l'argomento più poetico che vi sia al mondo. Altrettanto fuor di dubbio, le labbra più adatte per un tale argomento non potranno che essere quelle di un amante in lutto per la sua amata e anche Morten Veland si trasforma per l'occasione in quell'amante addolorato per la perdita. Allargando il tema della perdita però si può arrivare anche a un'altra interpretazione, infatti questa mancanza non necessariamente deve essere vista come la vera e propria morte fisica della persona amata. Tutti almeno una volta nella vita abbiamo attraversato quel momento così buio di quando l'amato ci abbandona semplicemente perché l'amore è finito, eppure nel nostro cuore il sentimento sembra rinforzarsi proprio perché è diventato a senso unico e ci sembra che il legame che ci tratteneva all'altra metà sia ancora così forte. E così si finisce per cantare sempre dell'amore, a distanza di generazioni, non importa quanto il contesto attorno a noi sia cambiato, che sia la Boston di metà Ottocento o la Norvegia degli anni '90, il desiderio di avere l'amato accanto rimane -ahimé- inappagato e si gioca dei nostri sensi e della nostra ragione diventando un'ossessione che ci tormenta la notte quando tutto sembra calmarsi, ma è proprio quello il momento in cui gli spettri della nostra mente iniziano ad aggirarsi senza pace. Un dolore forse necessario per comporre capolavori, perché seguendo ancora le parole di Poe: Lasciate che vi ricordi che una tale tinta di tristezza è inseparabilmente legata (né sappiamo come e perché) con le più alte manifestazioni del Bello autentico e quando le parole sono unite alla musica non possono che scaturire piccole perle come My Lost Lenore.
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